Capitolo quattordici

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Barry si alzò. La luce era tremula, i colori si facevano via via più chiari e più nitide le forme. Aveva ancora il fiatone mentre osservava il corpo inerme a terra di Bud. Era accaduto tutto così in fretta. Per quale motivo lo aveva fatto, si chiese.

Dopo essere stato colpito dall'orefice, era rimasto senza conoscenza solo per pochi minuti. Quando aveva riaperto lentamente gli occhi aveva sentito il suo corpo essere trascinato di peso giù per delle scale. Aveva visto il vecchio Bud tenerlo per le gambe, e i gradini sprofondare sempre più in basso, fino ad arrivare in una squallida ed umida cantina. Aveva sentito il cemento ruvido del pavimento sulla guancia. Aveva continuato a far finta di essere svenuto, aspettando il momento giusto in cui il vecchio gli avrebbe voltato le spalle per risalire. Ne era seguita una breve ma violenta colluttazione. Probabilmente il vecchio aveva soltanto perso i sensi, ma Barry era troppo intontito per accertarsene.

L'aria di chiuso lo opprimeva, così risalì velocemente le scale, si diresse verso la finestra e la spalancò. Prese a respirare a pieni polmoni, come un astronauta che, tornato sulla Terra, ne riassapora l'ossigeno. Era una situazione assurda. Fuori il sole splendeva nel cielo terso. Decise di riprendere il controllo della situazione.

Uscì da quella maledetta casa e salì in macchina. Si sarebbe occupato dopo del vecchio. Ora la cosa più importante era trovare Vincent e parlarci per capire in che razza di situazione si era andato a cacciare. Di persona stavolta, e una volta per tutte. Non era affatto contento di essere lì: da una quindicina d'anni faceva il poliziotto d'ufficio, e anche prima aveva affrontato solo un paio di episodi di una certa gravità. Da allora aveva continuato a sperare di non dover mai abbandonare quella bella scrivania e quella comoda sedia girevole, ed ora quel momento era arrivato. La jeep datagli in dotazione dall'FBI all'aeroporto di Libby sembrava come lui non avere granché entusiasmo per la missione, sicché quel giorno faticava a partire, e anche una volta avviatasi era come se andasse a due cilindri. Tenendo sempre la mano destra sul volante, con l'altra andava a tastoni nella cavità dello sportello, dove generalmente si tengono i CD, sperando che i colleghi gli avessero perlomeno lasciato un po' di buona musica da ascoltare. Si ritrovò tra le mani un album di Lady Gaga. Il finestrino dell'auto si abbassò e il cd schizzò fuori.

Nel recarsi all'ufficio dello sceriffo, l'auto di Barry passò davanti la casa di Henry ed Ellie Sullivan, dove stavano avvenendo i preparativi per l'imminente partenza.

C'erano ancora molte cose che Ellie avrebbe voluto mettere in valigia, ma dovette fare delle rinunce. Non c'era più tempo ormai e avrebbero avuto bisogno di meno ingombri possibili. Nei giorni passati il combattimento interiore tra il desiderio di andare e quello di restare era stato forte, ed anche se avevano deciso di lasciare Silver Lake, a lungo non erano riusciti a stabilire il giorno. Il detective Price aveva caldamente consigliato ad entrambi di non rivelare a nessuno questa decisione. E se avessero voluto congedarsi almeno dai parenti e dagli amici più stretti, di rivelarglielo soltanto il giorno prima della partenza. Inoltre avrebbero dovuto evitare il più possibile l'ambiente esterno, e questo voleva dire assentarsi dal lavoro per qualche giorno se necessario, in attesa che Price e i suoi colleghi li avessero portati via e affidati a un programma di protezione testimoni. Quel giorno Henry chiamò la segheria dichiarando di non essere in grado di andare a lavorare per essersi azzoppato un piede mentre spaccava la legna dietro casa.

Nonostante fosse Ellie a sentire maggiormente il peso di quella scelta, essa manteneva un atteggiamento controllato e dignitoso nel preparare le valigie, cucinare il pranzo, apparecchiare la tavola e sbrigare le altre faccende domestiche. Viceversa suo marito girava su e giù per casa costantemente in agitazione, come se le cose da farsi gli sfuggissero di mano. In questo clima di preparazione e perenne frenesia, qualcuno bussò alla porta. Ellie, che stava finendo di mettere gli ultimi vestiti in valigia, si fermò. C'era una sola persona che ancora usava bussare per farsi annunciare, piuttosto che suonare il campanello. Si diresse verso la porta d'ingresso, afferrando la maniglia con entrambe le mani. Stette alcuni secondi in attesa senza far nulla, poi spinse la maniglia in giù con la stessa pesantezza con cui si spingerebbe un detonatore di dinamite. Una tonaca nera apparve da dietro l'uscio.

Al di là della nebbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora