Capitolo quindici

212 17 1
                                    

Il cuore di Vincent si fermò e ogni fibra del suo corpo restò in attesa. La sua mente rimase sospesa nell'attimo infinitesimale dello sparo. Quei pochi ma interminabili secondi divennero un limbo in cui niente era ancora ben definito. Era morto o era ancora vivo? Nei suoi orecchi riecheggiavano urla senza consistenza. Infine i suoi occhi si riaprirono: la collina era ancora lì davanti a sé, ma attorno a lui c'era gran scompiglio. La "voce", il vicesceriffo Sophia Flores, era a terra esangue e una calca di gente fuggiva gridando. Cosa era successo, si chiese stordito.

I fucilieri si voltavano rapidamente, chi a destra chi a sinistra, in cerca di qualcosa o di qualcuno. Vincent capì che c'era stata una quinta arma da cui era partito il colpo e questo significava un'altra semplice verità: era ancora vivo.

Ma grazie a chi o a che cosa? Così anch'egli muoveva velocemente le orbite degli occhi in cerca della causa scatenante. Ma non vide che un nuvolo di persone che si agitava come una massa informe. Lo sceriffo, paonazzo in viso, accusò i condannati di avere un complice e di avere pianificato tutto molto tempo in anticipo. Era evidente che stesse delirando. Mary ed Ellie tremavano e il loro viso era pallido, sudaticcio, mentre Henry rimase immobile con occhi increduli. Di fronte a loro Baker continuava a sbraitare come un pazzo con la sua voce roca e sfondata. La sua mano era pericolosamente vicina alla fondina e probabilmente sarebbe accaduto il peggio se un altro evento inaspettato non avesse avuto luogo aldilà della collina. Lo sceriffo si voltò in direzione della città, dove una colonna di fumo nero si stava alzando dal campanile della chiesa. I presenti si fermarono ed osservarono la scena con crescente stupore. Nel crepuscolo ormai inoltrato il bagliore di fiamme in lontananza sembrava squarciare il cielo ferito. La chiesa stava prendendo fuoco.

Il pastore Gordon fissò lo scenario con un'espressione di sgomento. Nei suoi occhi ci fu un lampo di terrore, come se un oscuro presagio si fosse abbattuto su tutti loro.

In un attimo le priorità cambiarono: dopo lo smarrimento iniziale, alcuni cittadini accorsero per prestare aiuto ai soccorsi. Da tempo un simile spirito di collaborazione non si vedeva in città. Quando c'era un nemico comune da fronteggiare, sia esso un uomo o un incendio, c'era unità.

Vincent, Mary, Ellie ed Henry sembravano abbandonati a se stessi. Vin si guardò attorno: quella sarebbe stata l'occasione giusta per scappare, pensò, ma in quattro era praticamente impossibile fuggire sani e salvi con le mani legate dietro la schiena, a meno che non fosse partito in quel momento, da solo, senza guardarsi indietro; e questo significava condannare gli altri tre a morte certa.

L'idea balenò più di una volta nella sua mente, come uno spettro, portandolo a chiedersi fino a che punto sarebbe stato sbagliato compiere quel gesto, quando la sua vita era appesa a un filo. A una certa vergogna subentrava la razionalità, alla pietà l'istinto di sopravvivenza. Non sapremo mai quale sentimento avrebbe avuto la meglio, perché in quell'istante qualcuno da dietro prese a tagliare il nodo che lo legava. Vincent voltò parzialmente la testa per quanto gli era possibile e vide il pastore Gordon. Avrebbe voluto dire qualcosa ma a motivo del disorientamento, non uscirono parole dalla sua bocca. Poi il nodo si sciolse.

«Libera gli altri e andatevene via. Fate presto, il fuoco non avrà presa su di loro ancora per molto.» Parlava come se il fuoco fosse mosso da vita propria.

«Ma...perché?»

«Quando il dito indica la luna, lo stolto guarda il dito. E io non credo di essere uno stolto. Abbiamo peccato per troppo tempo, figliolo.»

Poi il suo sguardo incrociò quello di Ellie, avvolto dalle lacrime. Si avvicinò a lei.

«Non ti chiedo di perdonarmi, ma bada a te stessa. E che Dio possa avere pietà della mia anima.»

Al di là della nebbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora