Capitolo 5 - Guests

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Capitolo 5

"Mamma dove cazzo hai messo il mio maglioncino grigio?" urlai disperata dalla camera. La mattinata iniziava già male. La sveglia non era suonata, di conseguenza ero decisamente in ritardo, e di conseguenza alla conseguenza non avevo tempo per sistemarmi. Aggiungendo il fatto che non trovavo il mio maglioncino grigio preferito. Mi arresi e presi una t-shirt e una felpa a caso. Le infilai velocemente e volai a lavarmi i denti. Per la colazione avrei preso qualcosa alle macchinette della scuola più tardi o non so. Il mio sguardo cadde sullo specchio grande del bagno, avevo un aspetto terribile. Scesi le scale a due a due e corsi fuori di casa sbattendo la porta. Entrai in macchina con mamma e premette sul pedale.

Arrivai alle 8:05 am, e dopo aver salutato mia mamma mi avvicinai all'entrata vedendo ancora qualche studente fuori, troppo occupato a fumare per entrare a far lezione. E adesso, pensandoci, mi mancava fumare a dir la verità. Non era mai stato un vizio per me, solo un passatempo, o comunque una sigaretta ogni tanto, mi piaceva il sapore che aveva il fumo. Non ero mai andata oltre alle classiche sigarette, ma un tiro non mi dispiacerebbe, tanto per curiosità personale. Si, forse dovrei riconsiderare le offerte di Jason.

Entrai nell'aula di inglese e la prof non sembro così arrabbiata del mio ritardo, d'altronde, erano solo cinque minuti. Mi sedetti da sola in un banco libero e seguii la lezione. Inglese era una delle materie che preferivo, e andavo anche bene, quindi fu abbastanza facile riuscire a stare attenta, anche se il sonno si faceva sentire.

Non appena suonò la campanella mi precipitai fuori dall'aula alla ricerca di Hailey e le altre. Voltai l'angolo e in un istante mi sentii la schiena sbattere contro il muro. Alzai gli occhi e incontrai quelli di Justin. Ottimo. "Dove vai così di fretta, bambolina?" chiese avvicinandosi con ancora il braccio poggiato sulla parte di muro accanto al mio viso. Girai la testa di scatto verso i lati dei corridoi e per fortuna quell'angolo della scuola era vuoto in quel momento. Riportai lo sguardo su di lui e non potei non notare come quella t-shirt bianca gli fasciasse il corpo allenato, visibile data la lieve trasparenza del colore, mettendo in mostra qualche tatuaggio che aveva sul petto. Sopra di essa indossava una giacchetta completamente in pelle nera, con qualche dettaglio in acciaio, lasciata aperta. Dei jeans chiari con qualche strappo calavano sui suoi fianchi, mostrando un po' i boxer se non avesse avuto la maglietta. Ai piedi calzava invece delle yeezy grigie. Le volevo anch'io, uffa. I suoi capelli erano tirati all'insù in un modo totalmente naturale, e un piccolo dilatatore decorava uno dei due lobi. Mi accorsi di non aver risposto, essendo intenta a studiare il suo aspetto. Un sorriso ampio prese posto sul suo viso, stava per aprire bocca ma lo precedetti "no, non voglio una foto, grazie -" feci una pausa sorridendo falsamente. "- e comunque, stavo cercando le mie amiche. E ora vado dato che la giornata è già iniziata male perché la suona non è svegliata!" dissi, buttandomi i capelli tutti da un lato, sbuffando. "Uhm, come?" pronunciò ridendo. Mi accorsi allora della minchiata che avevo appena detto. Strinsi gli occhi, aggrottando le sopracciglia e premendo le labbra insieme, pensando a quanto imbarazzante fosse stato.

"Smettila, è colpa del sonno" mi giustificai rivolgendogli uno sguardo omicida. "Oppure è colpa di questo bel faccino?" si portò una mano al mento e sbatté le ciglia guardando verso l'alto. "Non credo sai, angioletto" gli schiacciai un occhiolino e mi avviai dove ero diretta prima di questo bizzarro incontro, ma non prima di sentire in suo 'ci si vede'.

Tornai a casa verso le due, eh si, la sfiga mica era finita: avevo perso il pullman. Quello dopo sarebbe arrivato troppo tardi quindi decisi di andare a piedi. Dal momento che la casa era tutta per me, mi preparai un po' di pasta al volo e più tardi sarei andata a prendere Sky a scuola.

Feci i compiti che aveva assegnato la professoressa di inglese, e poi quelli di matematica, che mi richiesero un po' di tempo in più. Mi buttai a peso morto sul letto, con quel senso di stanchezza che mi perseguitava, ma trovai comunque le forze di rialzarmi per prendere le cuffie e collegarle al telefono. Feci partire Uber everywhere di Madeintyo, e iniziai a cantare facendo il ballettino con le mani della canzone. 

Can we keep each other's company? // j.b.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora