I mesi della riabilitazione si rivelarono di una lentezza disarmante. Come Devon aveva detto, il dolore non era mai sparito, mi ritrovavo sempre la notte a rigirarmi nelle coperte, a pensare alla perdita che avevo subito, a Herion, la parte migliore di me. Il tempo - che di solito si rivelava il miglior alleato contro la sofferenza - non aiutava. Però mi sentivo davvero più forte e, quando arrivava la luce dell'alba, cercavo di sopravvivere come meglio potevo.
Maggio era quasi finito ed io ero arrivata ad una forza fisica notevole, superando di gran lunga la preparazione di Devon. Quest'ultima voleva sembrare contenta, ma la sua espressione crucciata era immancabilmente presente quando realizzava i miei progressi così repentini.
"Non era quello che volevi?", chiese Sara dalla cucina. Stavo leggendo pigramente un libro sulla cultura celtica in camera mia, ma la sua voce mi era improvvisamente arrivata chiarissima. Presi un profondo respiro, cercando di affinare l'udito.
"Certo che era quello che volevo", borbottò Devon scontrosa, "ma non credevo che arrivasse a questi risultati così presto!", aggiunse.
"E non è meglio così?", dal tono potevo facilmente immaginare gli occhioni di Sara pieni di confusione, con le labbra arricciate ed i capelli arruffati di prima mattina.
"Mi urta il fatto che io ci abbia messo più di quindici anni ad imparare quello che lei ha assimilato in pochi mesi", borbottò scontenta. Mi scappò un sorriso. Domani avrei avuto l'ultimo esame della sessione ed ero così fiera dei miei risultati: ero riuscita a studiare nonostante tutto. Sara, dal canto suo, si era impegnata tantissimo, facendo un fottio di ore di tirocinio e ogni volta faceva notare di avere l'estate completamente libera.
"Fatti le valigie, sorellina, fra quattro giorni partiamo", Devon si era silenziosamente avvicinata alla porta socchiusa della mia stanza, prendendomi alla sprovvista.
"Per andare dove?", aggrottai le sopracciglia confusa e allarmata.
"Sarà una lunga estate dolcezza, visiteremo tutti i Triangoli", disse solenne con un sorriso. Deglutii. Con Devon le cose si sapevano solo all'ultimo oppure non si venivano proprio a sapere. Non provai nemmeno a ribattere, sbuffai sonoramente esprimendo il mio disappunto. Il suo ghigno malefico si allargò ancora di più. E capii di non avere possibilità di rifiutare.I sedili dell'aereo erano piuttosto comodi. Ma non abbastanza per sopportare sedici ore di volo e nove di scalo.
Ero seduta accanto a Michele, perché aveva deciso di aggregarsi al viaggio con me, Sara e Devon. Avevo provato a dissuaderlo come avevo fatto con la mia migliore amica. Ovviamente non ci ero riuscita e avevo provocato il suo mutismo di disapprovazione per tutto il volo. Sara aveva preso posto accanto a quello che sembrava un grasso signore d'affari e Devon in mezzo a due fratellini di circa dieci anni che urlavano e giocavano tra di loro come se lei non ci fosse. Dopo sole tre ore di volo, era riuscita a zittirli con un ringhio che avrebbe fatto paura al peggiore dei demoni.
Mi sentivo decisamente a mio agio nel silenzio, ma questo non faceva altro che procurarmi pensieri che non potevo affrontare. Avrei conosciuto i miei genitori biologici e non ero sicura di essere pronta. Herion, quanto vorrei che fossi con me ora, ho bisogno di te.
Ma c'erano altre incognite nella mia testa. Riuscivo a vedere la hostess cadavere che cercava di farsi notare dai passeggeri, quindi non avevo smesso di essere un Confine. Non avevo abbastanza forza per assimilare le essenze, ne ero sicura, quindi non ero riuscita a vedere Gabriel. Questo particolare mi mandava in paranoia costante, perché volevo sapere se ero ancora in grado di tornare nel bianco-non-più-bianco o meno. Tra l'altro, aver visto Irene prima di partire mi aveva fatto tornare in mente la nostra criptica conversazione. Il mondo dei Vuoti ormai mi era totalmente sconosciuto, il Gotha a quanto pare non mi considerava idonea a farne parte, quindi ero stata esclusa.
E Martina? Avevo provato a contattarla senza successo. Il terrore che Samuele si fosse avvicinato a lei in qualche modo mi continuava ad attanagliare lo stomaco. Devon e Michele avevano provato a fare ricerche su Samuele, ma sembrava sparito dalla faccia della terra. Ignorare la questione mi sembrava solo ed unicamente pericoloso.
"Allacciati la cintura, stiamo per atterrare", mi bisbigliò Michele ridestandomi dai miei pensieri sconnessi.Una volta scesi, nessuno dei ragazzi sembrava interessato a vedere New York. Michele c'era stato per diversi mesi durante gli anni del liceo, Sara ci era già stata in vacanza e a Devon non interessava e basta. Sospirai arresa e mi diressi verso la sala lounge dalle pareti blu scuro che avremmo osservato per le prossime nove ore.
"Aurora, stavo pensando... praticamente tu sei umana, Confine, Vuoto e Cacciatrice...", mi affiancò Michele con il suo solito tono curioso.
Annuii, non sapendo bene dove volesse andare a parare.
"Mi chiedevo, come fai a comunicare con uno spirito che parla una lingua straniera?", indicò l'enorme aeroporto.
"Le erranti, i Vuoti e gli spiriti demoniaci comunicano con me telepaticamente, non esiste una vera e propria lingua, loro mi dicono qualcosa ed io la comprendo decodificandola con la mia lingua madre", risposi.
"Senza contare che i cacciatori hanno ereditato la capacità di assimilare le lingue degli uomini da Abraxàs", completò Devon sedendosi sui divanetti disposti a cerchio. La seguimmo appoggiando borse e valige. Una hostess bionda e carina ci portò dell'acqua e del the freddo.
Prendendo il the, Sara saltò sul posto: "Michele mi ha fatto venire un'idea grandiosa! - rise - giochiamo a farci domande", concluse.
Gli occhi di Devon saettarono verso di lei cercando di zittirla in qualche modo. Sorrisi alla scena. Mia cara Devon, la mia migliore amica sarà anche umana, ma fidati che non la ferma nemmeno il Padre Eterno, è un uragano, pensai tra me e me nel preciso istante in cui iniziarono a battibeccare.
"Inizio io", sentenziò Michele. Uh, che coraggio. Lo incoraggiai con un gesto della mano. "Allora...uhm, Devon. Hai parlato di categorie di cacciatori", iniziò, ma Devon lo interruppe subito: "Dinastie, zucca vuota. DI-NA-STI-E.", sillabò.
"Ok, come vuoi, dinastie! La domanda era...vi potete sposare con un cacciatore di una classe diversa?", finì.
Devon sbuffò di nuovo sonoramente.
"Dinastie. Non abbiamo né categorie né classi. Comunque sì, l'importante è che sia un cacciatore", annuì.
"Siete obbligati? Non avete libertà di scelta? Non potete amare chi volete?", sembrava piuttosto sconvolto dal suo tono di voce. In realtà la domanda aveva iniziato ad incuriosire pure me, nonostante non avessi in programma il matrimonio.
"Possiamo amare chi vogliamo, ma da cacciatrice ho un'aspettativa media di vita di trent'anni. Ho una vita pericolosa. Voglio stare con una persona che comprenda quello che faccio e perché lo faccio. Chi meglio di un cacciatore potrebbe capirmi? E poi...", mentre Devon spiegava, una sensazione orribile mi fece scattare tutti i sensi in allerta. Balzai in piedi togliendomi dallo stivaletto stringato un pezzo di quarzo ialino e nascondendolo nel palmo. Mi guardai intorno circospetta, sentendo mia sorella coprirmi le spalle.
"L'hai sentito pure tu?", sussurrai.
Lei emise un suono che presi come un distratto sì. Continuando a girare però, non riuscivo a capire quale fosse il pericolo incombente.
"Devon, che cosa significa?", chiesi impaziente.
"Niente di buono, sorellina. Niente di buono".
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Anatema II - The Triangles
ParanormalATTENZIONE: è consigliata la lettura del primo libro, "Anatema I - The Circle". Aurora non è più la stessa da quando ha scoperto di essere il Confine, una mediatrice tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Le cose si complicano quando viene a cono...