Bugie

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Inizio a pensare che, forse, non è poi così male poter passare un periodo di vacanze con qualcuno: Matt non c'è, mio fratello è ancora piccolo e i miei genitori hanno bisogno di relax.

Potrei chiedergli di andare in spiaggia insieme, per fare conoscenza.

Finisco di mangiare, sparecchio e provo a chiamare Matt. Non risponde, magari mangia ancora... oppure è ad allenamento. Esco di casa, mi siedo sul dondolo in legno. C'è uno strano odore, sembra lo stesso presente nel cortile dei Wright; strano, prima non mi pare di averlo sentito. È un misto tra urina e puzza di gatto sporco.

Con me ho il nuovo libro acquistato in paese.

Inizio a leggere le prime righe, sembra interessante: parla di una serie di omicidi. Mi è sempre interessato questo tipo di genere letterario, poi Johan mi conosce e sa cosa consigliarmi.

Distolgo un momento lo sguardo dalle pagine; il cielo è limpido, senza nuvole. Da qui si vedono migliaia di stelle. È incredibile come la luce delle città e di un paese come quello in cui abito, riescano a nascondere la meraviglia presente proprio sopra le nostre teste.

Kathy prima di morire diceva sempre ad Evan che, quando non ci sarebbe più stata, avrebbe dovuto guardare il cielo e indicare la stellina più accesa. Allora l'avrebbe vista.

Mio fratello però, per la sua modesta età, non le ha mai creduto. Dentro di lui sentiva che non era vero. Io invece provo a crederci ancora adesso: quando sono sola in camera e il cielo è limpido, le parlo e le racconto alcuni avvenimenti che mi succedono durante il giorno.

Ad un certo punto i miei pensieri vengono interrotti da Bramhs: è lì, a quattro o cinque metri da me. Si sta avvicinando. Con sé porta un cestino in legno.

Arriva sorridendo e dice: «Rachel, giusto?»

«Giusto.» rispondo senza far trasparire la mia noia nel doverci parlare.

Mi fissa, picchietta l'indice sinistro sul cestino che ha in mano... sembra nervoso.

Di scatto allunga il braccio davanti a me: «Mio zio mi ha detto di portarvi questa cesta.» sorride e continua: «Dentro c'è un pezzo di torta, l'ha fatta mia zia Annie, speriamo vi piaccia.»

La prendo e rispondo: «Grazie, è molto gentile.»

Mi guarda, fa una smorfia e ride: «Ogni tanto, quando si comporta bene lo è.»

Non capisco, sogghigno la fronte ma lui non mi dà il tempo di replicare: «Come ti trovi qui?» i lineamenti del suo viso risultano più rilassati.

«Il mare è bello, per il resto è fin troppo tranquillo... tende ad essere quasi noioso» Mi fermo a parlare, poi gli domando scherzosamente: «Tu cosa sei venuto a fare qui?»

Ride e risponde: «Bella domanda! Sono un ragazzo molto solitario, mi piace questo posto. Sono arrivato ieri sera, mi ha accompagnato Paul, che era venuto nella mia città per alcune commissioni.»

Lo guardo stranita, lui non capisce. Stringe gli occhi, cercando di capire a che cosa possa pensare.

L'altro ieri allora chi era quella sagoma davanti alla nostra porta? Ero convinta fosse stato lui, ma ha appena detto di essere arrivato ieri sera.

Magari era il pescatore, ci voleva dare qualcosa o parlare. Certo, in questo posto siamo pochi, e poi che senso avrebbe mentirmi?

«Tutto bene?» dice sorridendo.

«Sì, ora però è meglio se entro in casa. Devo aiutare mia mamma.» rispondo.

Mi saluta e si incammina verso la casa degli zii.

Una vacanza troppo perfetta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora