La telefonata

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Non ho dormito molto, cercavo di capire di chi fosse quel sangue e per quale motivo ce n'era così tanto.

Mi vesto e apro la porta, mia mamma veniva nella mia direzione, così la raggiungo.

«Rachel, ho provato ad usare il telefono al piano di sotto, ma non funziona. Ti va di andare dai proprietari della casa e chiedere se ci prestano il loro? Devo chiamare la nonna, sarà preoccupata!»

Non pensa a Matt? Sono qui, fuori dal mondo e lei pensa ad avvisare la nonna?

«Scusa mamma, lei sarà anche preoccupata dato che non ha nostre notizie da ieri, ma tu non dovresti esserlo ancora di più per il sangue sul letto?»

Mi guarda, il suo sguardo diventa duro e serio: «Certo che lo sono. Volevo chiederti di andarci anche a domandargli per quale motivo ci fosse.»

Mi giro senza dire altro, apro la porta ed esco di casa.
Il mare è limpido, senza onde. Ho deciso: dopo aver parlato con quei vecchi mi dirigo in spiaggia, ma non prima di aver chiamato il mio fidanzato.

La loro casa è molto più piccola della nostra, ha un solo piano. La puzza di urina di gatto che si sente qui è così forte da farmi venire mal di testa. Inizio a pensare che lo sia anche il loro orto e il cibo di ieri sera.

Busso, non risponde nessuno. Vado nel lato opposto, per vedere se sono in giardino. Sento Annie parlare con qualcuno, probabilmente al telefono.

«È quasi il venticinquesimo avversario, riesci a crederci? Io no, non riesco a capacitarmi ancora dell'avvenuto.»

Provo a chiamarla:

«Scusi signora, sono Rachel... la ragazza della villa in affitto.»

Di colpo interrompe la conversazione con l'interlocutore.

«Arrivo subito, cara.»  riprende «Scusa zia, devo proprio andare adesso.»

Torno davanti all'ingresso, aspettando che mi venga aperta la porta... ma questo non succede. L'aveva leggermente socchiusa, vedevo soltanto metà viso.

«Ciao Rachel, dimmi.» dice con un tono abbastanza stufato.

«Scusi, spero di non averla disturbata...» dico con tono abbastanza imbarazzato, mi interrompe continuando: «No, assolutamente. Ti serve qualcosa?»

«Il telefono a casa non va. Dobbiamo avvertire che il viaggio è andato bene e che siamo arrivati.»

Sorride: «Certo, tra poco mio marito vi porterà un telefono nuovo. Scusateci per l'imprevisto, sicuramente qualcuno lo avrà rotto. Intendo, qualcuno che soggiornava qui prima di voi.» continua a sorridere e a usare un tono gentile, diverso da quello che aveva con sua zia al telefono poco prima.

Ricambio il sorriso e ringrazio, faccio qualche passo indietro e aggiungo: «Ah, ieri sera abbiamo... abbiamo trovato una macchia di sangue sul letto in cui dovrebbe dormire mio fratello. Lei ne sa qualcosa?»

Inizia a ridere e a grattarsi la testa: «Eh sì, cara Rachel!! Quello è il sangue di Rox, la gattina ammalata. Purtroppo dopo aver partorito ha iniziato ad avere qualche acciacco. Sicuramente è entrata dalla finestra, perde sangue da un orecchio.»

Finalmente mi tranquillizzo, adesso posso pensare soltanto a riprendermi. Per me e la mia famiglia quest'anno è stato così duro e infelice da averci tolto il sorriso. Io un po' l'ho riacquistato grazie a Matt, ma i miei genitori no. Kathy ci manca. Mi manca quando faceva la spia a casa sui voti che prendevo, quando litigavamo per i vestiti e per il piccolo Evan; ma mi manca soprattutto il suo sorriso, il suo prendersi cura degli altri, anche quando lei stava così male da non reggersi neanche più in piedi.

Eppure quel maledetto inverno 1994 me l'ha portata via. Non è riuscita a festeggiare neppure il suo diciassettesimo compleanno.

È passato circa un anno e mezzo, i miei genitori hanno soltanto voluto staccarsi da quella vita grigia e scura... ogni cosa in casa o in zona parla di lei.

Una vacanza troppo perfetta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora