Prologo

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E lui c'era, sempre. Ogni volta. Non gli importava se lei non riuscisse a vederlo; non gli importava nemmeno che vista da un angolazione più... “normale”, ecco, qualcuno lo avrebbe definito stalking, ovviamente, però, la situazione non era assolutamente normale.

Oddio, la parola “normale” può avere significati diversi a seconda dell'uso che si fa, ad esempio per me era normale amministrazione quella di vegliare su di lei, sui suoi sogni, sul suo sorriso, che ormai era diventato più che vitale, altra strana parola per me, e vederla almeno una volta al giorno. La guardavo leggere, immergendosi in quel mondo tutto suo fatto di eroi, demoni e mondi fantastici, così presa dalla lettura di "quel nuovo, fantastico, libro", come amava specificare lei, da non accorgersi che un piccolo mondo fatto apposta per... beh, per quelli come me era proprio ad un palmo di naso, il suo oltretutto!

La guardavo ammaliato illuminarsi come il sole quando era felice per qualcosa, oppure frustrato quando la vedevo spegnersi, non potendo fare nulla per farle capire che io ero lì, al suo fianco, e che non sarebbe mai stata sola, ma, ovviamente, lei questo non poteva saperlo, non poteva neanche immaginarlo, figurarsi crederlo e questa era una cosa che mi faceva uscire di senno! In quei momenti avrei voluto fregarmene di tutto e tutti, delle regole e della ragione, e andare, solo per un attimo, da lei a farle capire di essere speciale.

Ma ogni volta qualcosa mi tratteneva. Una stupida vocina che mi ripeteva sempre che, facendo quello che volevo, avrei messo in pericolo tutti, inclusa lei. E allora aspettavo, sedendole di fianco e accarezzando le sue mani, quelle mani che irradiavano calore anche nel più freddo degli inverni, e che non avvertivano il mio tocco leggero come l'aria, che si calmasse per poi tornare ad essere colei che dava problemi a tutti con la sua allegria. Qualche volta vegliavo il suo sonno, trasgredendo qualche regoluccia per non farle avere incubi, augurandole il meglio per il giorno che sarebbe venuto.

Un altro giorno, ancora. Mi chiedo ancora come abbia fatto a non diventare pazzo nelle mie condizioni, credo che se non avessi avuto una ragione per resistere, qualcosa, un pensiero, a cui aggrapparmi adesso sarei già scivolato da tanto nella pazzia o, peggio, avrei chiesto pietà e allora avrei dovuto vuotare il sacco. Solo al pensiero rabbrividivo. No, non avrei mai fatto nessuna delle due opzioni a costo di morire qui, da solo, solo per proteggerli.

Note Dell'autrice:
Heilà bella gente!
questo è il prologo, è solo linizio, quindi spero che vi abbia incuriosti abbastanza (credo di aver lasciato giusto un paio di punti interrogativi xD)  per leggere la mia storia. Se volete che vi spieghi qualcosa, scrivetelo, io sarò a vostra disposizione!
Qualunque commento sarà ben accetto :-)

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