Capitolo 7.

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Peter.
Mi stacco dalle sue labbra e mi vengono mille pensieri nella testa. Una vocina dentro di me mi ripete "Che cosa hai fatto?" e penso che abbia ragione. Lei mi guarda, ha le guance rosse e non dice nulla. Abbassa lo sguardo e sembra imbarazzata e credo di dover dire qualcosa.  "Scusa, non dovevo..mi dispiace.." non so cos'altro dire. Lei mi guarda ancora e sorride.  "Non devi scusarti, in fondo, l'ho voluto anche io.  Insomma..avrei potuto scansarmi o fermarti e non l'ho fatto". Le sue dolci parole non riescono a rassicurarmi e sento che qualcosa di sbagliato ci sia comunque in tutto questo. Mi alzo e le dico:"Volevo solo augurarti buona fortuna per domani, adesso devo andare, ciao". Mentre sto per incamminarmi, lei mi prende la mano e mi dice:"Aspetta!" Io mi volto e penso che sia bellissima. Si alza, aggrappandosi a me per darsi forza, poi mi appoggia delicatamente le sue mani sul mio collo, incrociandole. "Un bacio della buona fortuna non si da così".

Lali.
"Ma che cosa mi prende?" mi ripeto senza darmi una spiegazione alle parole appena dette. Credo fermamente di star impazzendo per qualcuno che neanche conosco. Non so se tirarmi indietro o continuare, ma ormai il sassolino l'ho lanciato. Ho voglia di lui e non so spiegarmi il perché, voglio ancora per un attimo sentire il delicato sapore delle sue labbra. Sento la sua mano spingere dietro la mia nuca fortemente e sobbalzo non avendo neanche un momento per replicare. Mi bacia di un bacio che sanno dare pochi. Passione, un bacio di sfida, un bacio che parla, che mi dice di volermi. Un bacio che non ha bisogno di essere spiegato, un bacio che dice tutto da sé. Mi lascia andare e poi mi guarda, con aria soddisfatta.  "Così va meglio? "Poi mi chiede ed io non riesco più a parlare. Adesso sono io a voler scappare. Mi stacco dalla sua presa e l'unica cosa che riesco a fare é dirgli:"devo andare, buonanotte".
Lui resta lì, immobile. Mette le mani nelle tasche dei pantaloni, si volta e va via per la sua strada.

Peter.

Uno come me non può stare con una come lei. Guardo in cielo, come per cercare una risposta, ma chi potrebbe darmela se non l'evidenza del suo scappare via da me?!  Niente e nessuno, solo i suoi passi indietro.
Guardo ancora la locandina, guardo di nuovo quegli occhi che brillano.
Sposto lo sguardo e vorrei tanto qualcuno che mi dicesse che questa vita non fa poi così schifo, che qualcosa di buono c'é sempre, che domani andrà meglio.
Mi viene in mente Nico. Chissà che cosa starà facendo, vorrei tanto sapere se sta bene, se ha bisogno di qualcosa, se la mattina può farsi una doccia decente o se, anche lui, come me, deve lavarsi nei bagni di un bar.
Ritorno alla piazzetta e mi sdraio sul prato. Domani lo troverò,domani andrà meglio.

Lali
Torno a casa e mi metto a letto. Come posso pensare di far questo a Simon. Insomma,ha i suoi difetti ma questo non lo merita. Domani è il gran giorno e avrei dovuto concentrarmi sul mio debutto, invece di perdere tempo dietro a qualcuno che neanche conosco. Mi giro su un lato, poi sull'altro, ma niente, non riesco a chiudere occhio. Riesco solo a pensare a quelle labbra sulle mie e vengo avvolta dai sogni mentre mi addormento sognandomi felice,su un palco e milioni di spettatori tutti per me.

Mi sveglio dal mio bel sogno e mi stiracchi,mentre sbadiglio. Mi fermo un attimo e poi mi viene in mente che oggi è il giorno più importante della mia vita. Faccio un sorriso a trentadue denti e mi guardo allo specchio. Ho i capelli arruffati e il viso sporco dal trucco del giorno prima che non ho tolto via. Corro in bagno e faccio una doccia fresca,poi indosso qualcosa veloce e corro giù in garage. Lì mio padre mi aveva fatto costruire,quando ero bambina,una piccola sala di ballo,con tanti specchi e dei vestiti per danzare. Ci vado in ogni giorno importante. Stare in questa stanza è come stare con mio padre. Entro e accendo gli interruttori della corrente. Mi viene da sorridere. Mio padre mi ha sempre incoraggiata a seguire i miei sogni,qualsiasi fossero stati,anche se lui avrebbe voluto che seguissi la danza. Poi un giorno mi portò ad un ristorante e c'era una signora,più o meno sulla quarantina,che cantava una canzone. I will always love you. Aveva una voce così dolce che l'avrei ascoltata per ore. Mi incantai nell'ascoltarla e lì capii che cantare sarebbe stato l'obiettivo di tutta la mia vita.

Apro il guardaroba e ci sono i vestiti che indossavo quando avevo 9-10 anni. Li ho conservati tutti,ognuno di loro rappresenta un pezzo di mio padre. Lui vive qui,in questa stanza. Quando capì che mi ero innamorata del canto mi comprò un microfono,il regalo più bello che abbia mai ricevuto,e uno stereo. A volte,per farlo contento,cantavo e danzavo mentre lui mi faceva da spettatore e se la canzone gli piaceva,dopo andavamo anche a mangiare un gelato,quando non le piaceva invece,mi diceva sempre:-Puoi fare di meglio,amore" e mi sorrideva. Sotto i vestiti trovo il microfono e lo collego allo stereo,mettendo il mio nuovo CD,esercitandomi per questa sera. Comincio a cantare scordandomi di tutti. Di lui,di Simon,dei baci dati troppo in fretta e di quelli trattenuti. Delle troppe parole e dei silenzi troppo lunghi. Dei discorsi a metà,delle amiche che ti hanno fatto sbagliare e di quelle che ti hanno solo dato un consiglio per il tuo bene. Ci siamo solo noi due. Io e te,papà.


Peter.

Trovo,finalmente Nico su una panchina,a guardare il sole che splende dietro le grandi montagne. Sapevo di trovarlo qui. Questo è il notro posto. Il posto dove venivamo quando volevamo scordarci di tutto. Senza dire niente,mi avvicino e mi siedo accanto a lui. Ha tagliato i capelli,sta bene lo stesso. Mi guarda,poi torna a guardare il sole. -Credo che devo ringraziarti,Peter-. Io lo guardo -Per cosa?- -Per aver fatto quella pazzia di andare via da lì,per avermi liberato,perchè adesso sono felice e lo devo a te!- Finalmente mi guarda e ci stringiamo forte,mentre a fatica,trattengo le lacrime,poi,dopo un pò,riesco finalmente a dirgli -Come stai?- Mi guarda e non avevo fatto caso ai vestiti che indossa. Insomma, niente di particolare,ma sembra..pulito! Insomma,ha un buon odore e il viso sembra più felice e chissà os'ha da raccontarmi. -Sai,quando abbiamo preso le nostre strade,io non sapevo cosa fare. Ho passato tre giorni e tre notti senza bere e senza mangiare. Mi ero fidato di un ragazzo che mi aveva detto che mi avrebbe salvato e invece mi sono ritrovato in un posto sconosciuto,senza cibo,senza acqua e senza un soldo. Non potevo lavarmi e non potevo cambiarmi i vestiti,non avevo coperte per coprirmi dal freddo ne qualcosa di caldo da bere,per scaldarmi. Fichè un giorno sono svenuto e una signora mi ha portato all'ospedale. Il giorno seguente,quando mi sono svegliato,lei era ancora accanto a me. Io non avevo neanche le forze per domandarle chi era,ma lei,gentilmente e piena di premure mi ha raccontato chi era. Si chiama Estefania Grimm. Lei ha una famosa azienda di esportazioni alimentari. Fa trasporti per l'estero. Ha cominciato a parlarmi di lei,della sua bambina e dei suoi progetti per lei. Mi ha parlato della sua vita privata e col passare del giorni ho fatto lo stesso anche io,così lei si è commossa e ha deciso di prendermi a lavoro con lei. Guadagno bene e soprattutto sono soldi puliti. Posso entrare in  un supermercato senza dovermi guardare intorno ,camminare a testa alta. Estefania è stata con me in tutti i quattro giorni che sono stato in ospedale e se non poteva farmi compagnia per molto tempo,chiamava ogni due/tre ore. Lei è una donna meravigliosa e devo ringraziare te per averla conosciuta,Peter-. Quasi tutto questo mi fa venire la pelle d'oca. -Sono contento he tu ti sia sistemato,Nico,lo meriti. E non devi ringraziarmi di nulla. L'ho fatto per entrambi!- Lui mi sorride e poi mi guarda. -E tu? Come stai?-





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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 07, 2016 ⏰

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