15th Lancillotto e Ginevra

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Più passava il tempo e più Eloise sentiva che quel panettiere dagli occhi tanto sinceri, stesse prendendo sempre più posto nel suo cuore.

Il cuore di Eloise mai si era esposto così tanto al giudizio di un uomo, mai l'aveva sfiorata l'idea che a una tale giovane età si sarebbe dovuta preoccupare di attenzioni maschili; era una semplice ragazza di villaggio, povera e senza possedimenti propri. E poi, quale ragazza sarebbe stata tanto stupida da innamorarsi?
Innamorarsi non era una cosa concessa alle ragazze in età da marito soprattutto se dovevano garantire sussistenza alla famiglia; ed Eloise al momento era l'unica possibilità per la sua famiglia, l'unica che avrebbe potuto guadagnate dote abbastanza per le sue sorelle e suo fratello.

Innamorarsi non era fra le opzioni: il primo giovane, uomo, offerente, con un minimo di denaro sul conto bancario poteva sceglierla come moglie, sebbene non sarebbe mai trattata come tale.
Eloise vi pensava ogni giorno: pensare a come dovesse aspettare paziente che qualcuno la scegliesse per farla sua e a come dovesse sacrificare tutta sé stessa per la sua famiglia era un peso grave da portare sulle sue spalle.
Per questo, quando si accorse di Harry al villaggio, fece di tutto per negare a sé stessa la verità che, nel profondo, il suo cuore già conosceva.

***

"Harold, potreste portarmi quel calice?" Harry alzò lo sguardo dal libro che stava tentando di leggere fra le continue richieste della moglie, stesa immobile su di un comodo divano e ornata di quanti più gioielli l'intera Inghilterra avesse mai visto. I boccoli biondi le incorniciavano il viso magro, sebbene il suo corpo stesse mutando di mese in mese: i seni più prosperosi erano stretti nell'ampio e sfarzoso abito color velluto che le fasciava la pancia di appena tre mesi di gravidanza. Harry si alzò dalla poltrona e le porse il calice d'argento.

"Spero per voi che sia qualche bevanda analcolica, non fa bene al bambino il resto." Strinse i denti il giovane, conscio che la moglie passasse una sera sì e una no a bere calici di vino italiano con le amiche.

"Oh suvvia! Non c'è nulla di male in qualche piccolo goccio!" Sorrise maliziosa rimettendosi in posa davanti al pittore che la stava pazientemente ritraendo; la contessina aveva infatti deciso che per ogni mese di gravidanza le fosse dipinto un ritratto, in modo da ricordare le forme della sua gravidanza.
Harry si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo, risiedendosi accanto alla moglie.

"Avete deciso quando celebrare la festa in onore del nostro bambino?" Chiese Jadine, riferendosi alla tradizionale festa per dare la notizia della gravidanza della contessa.

"Non ancora, sono stato indaffarato al porto. Ma ho sentito che Lady Chantal vi darà volentieri una mano con i preparativi." Rispose Harry nominando una delle dame della moglie. Jadine fece una smorfia.

"Ovviamente. Devo sempre occuparmi di tutto io, caro, sarebbe gentile se questa volta ve ne occupaste anche voi. D'altronde si tratta di vostro figlio." Sbuffò la moglie. Il pittore alzò lo sguardo sui due coniugi, complice della loro piccola lite.

"Vo ho già detto di essere impegnato giù al villaggio. Sapete che farò il possibile per mio figlio." Sempre che sia davvero mio, pensò tra se e se Harry; il pensiero che fosse di qualche altro uomo lo aveva più volte sfiorato.

"Ma che avete di più importante da fare?"

"Cose di lavoro, non capireste." La liquidò Harry con una scrollata di spalle.

"Voi," disse Jadine riferendosi al pittore, "lasciateci. Continueremo domani." L'uomo annuì e con un inchino congedò la coppia.

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