Capitolo 14

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Sono passate poco più di due settimane da quel maledetto giorno, dal giorno in cui Mattia mi ha rivelato la verità.
Da quel giorno non ho più scritto sul mio amato quaderno azzurro, non ho più scattato fotografie.
Le mie giornate si dividono tra università e lavoro al bar.
Ho rivisto Matteo, ma come è ovvio che sia la nostra amicizia è definitivamente finita dopo quella sera.
Riguardo a Mattia so soltanto che ha ripreso ad allenarsi regolarmente con la squadra, presumo anche grazie all'aiuto del suo amico Stephan, che da quel che ho visto sul web dovrebbe ormai essere tornato a Roma.
Fisso immobile l'ultimo dei tantissimi messaggi che mi ha inviato Mattia in questi 17 giorni.

Da Mattia
Se potessi ricominciare, ricomincerei da te.
Ti prego vediamoci...

Non ho più lacrime, credo di averle finite in queste due settimane, altrimenti piangerei come una disperata, ma non ci riesco.
Non posso negare che Mattia mi manchi, ma dopo quello che mi ha raccontato, in che modo potrei guardarlo in faccia?
Devo metterci una pietra sopra, devo far capire al mio cuore ed al mio cervello che posso parlarci senza stare male.

A Mattia
Alle 18 fuori dallo IED.

Un messaggio chiaro e semplice, che con un po' di coraggio riesco ad inviare al diretto interessato.
In verità non ho lezione oggi, sono già cominciate le vacanze di Natale, ma non voglio fargli credere che io esca di casa solo per incontrare lui. Non se lo merita.
Vado davanti all'armadio e tiro fuori ogni vestito che ho, ma non trovo niente di carino.
"Ma perché dovrei vestirmi bene per quello stronzo?" penso confusa.
"Semplice, perché sei ancora innamorata persa e lo sarai sempre".
Grazie cervello, menomale che ci sei tu a schiarirmi le idee ogni volta.
Alla fine opto per un maglione beige a collo alto, dei jeans stretti ed i miei stivali UGG, le mie ciabattone caldissime, ai piedi.
Decido di non truccarmi, oggi mi piaccio al naturale.
Il freddo di dicembre dona alle mie guance pallide un colorito roseo, che è bello da vedere.
Esco di casa e riesco ad arrivare allo IED con dieci minuti di anticipo, in modo che lui non scopra la mia piccola bugia.
-Ciao- dice timidamente vedendomi.
-Ciao- rispondo, senza ombra di sorriso nella mia faccia.
Prova a darmi un bacio sulla guancia, ma mi sposto all'istante.
-Immaginavo avresti reagito così- afferma deluso- beh, almeno ti va di camminare?-

Appena dieci minuti dopo siamo su una panchina di Parco Ravizza, a baciarci come se non ci rivedessimo da anni.
Fa freddo stasera, c'è un gelo assurdo a Milano, ma io tra le sue braccia non lo sento, io sto bene in questo momento.
È successo tutto così all'improvviso: nemmeno il tempo di sederci, che già mi aveva attirata tra le sue braccia, e le nostre lingue già si muovevano insieme nelle nostre bocche, lentamente, in un bacio pieno di amore e desiderio l'uno per l'altra.
Non sono riuscita a scansarlo, più che altro non volevo, l'unica cosa che volevo era assaporare ancora una volta le sue labbra morbide e dolci.
È inutile, io e lui non riusciamo proprio a stare distanti senza attrarci come una calamita attrae un pezzo di ferro.
Perché sono così debole, perché non riesco a resistere al suo sorriso?

Perché sono così debole, perché non riesco a resistere al suo sorriso?

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