2 - Olivier

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Olivier pov

Derek è appena rientrato a casa. L'ho visto arrivare questa mattina presto, prestissimo, nell'auto dei genitori, che sono andati a prenderlo alla stazione. Sorrido felicissimo che il mio amico e vicino di casa sia tornato: mi mancava, stargli lontano è una tortura. Anche se ogni tanto lo raggiungo a Bologna e passiamo la serata da qualche parte, non è la stessa cosa che passare una giornata da solo con lui a bighellonare da qualche parte, senza la distrazione dei ragazzi e del rumore che affollano i pub in cui ci troviamo.

Mi sono reso conto, con il tempo, che non gli voglio bene solo a livello di amicizia. Per me non è solo un amico e quella giornata di quasi tre anni fa, quel dono che mi fece, sono impressi a fuoco nella mia memoria.Sono scappato come un codardo dall'amore della mia vita. Voglio recuperare, riparare a questo errore enorme, ma ho tantissima paura che sia troppo tardi e questo fatto mi angoscia, chiudendomi la gola e mandandomi lo stomaco sottosopra.Lacrime amare e di dolore puro per la cavolata che ho fatto tre anni fa mi rigano le guance mentre i ricordi mi inondano inesorabilmente la memoria.

Sono appena arrivato a casa sua. Oggi passeremo la giornata insieme ed ho organizzato qualcosa di romantico per lui: ci tengo che il regalo che mi ha chiesto sia il più bello possibile. Non capisco neanche io il perché fino in fondo, ma so che gli voglio molto bene, più che ad un amico o a un fratello. Mi accomodo nella sua cucina, invitato da sua madre e, mentre bevo un caffè, sento le farfalle allo stomaco e una grande agitazione invadermi completamente.Quando scende le scale e me lo ritrovo di fronte per poco non rimango a bocca spalancata: è bellissimo vestito con quella maglia scollata e i jeans che gli risaltano le gambe. In mano tiene il cambio per la serata e noto che ha scelto i pantaloni neri, quelli che risaltano il suo meraviglioso fondo schiena e mi fanno impazzire (ma questo lui non lo sa ancora). Facciamo colazione insieme alla madre, chiacchierando serenamente in armonia. Dieci minuti dopo usciamo dalla sua dimora e ci accomodiamo in auto. Stiamo andando in un posto romantico e divertente, dove so che ci tiene ad andare. Anche se sembra una cosa un po'infantile: stiamo andando ad un parco divertimenti, uno dei più conosciuti in Italia, dove so che non va da anni ma che desidera ardentemente visitare di nuovo. Sarà una giornata divertente, romantica, ricca di emozioni. Voglio davvero che sia la giornata più bella della sua vita. E non voglio pensare a domani, a quando ci separeremo. Non so perché ma questo pensiero mi porta grande tristezza e dolore. Quasi come se il mio cuore non possa essere più in grado di battere dopo questa giornata.Scaccio il pensiero e reprimo le lacrime. D'istinto cerco il contatto fisico con lui appoggiando la mano sul suo ginocchio. Oggi non ho intenzione di trattenermi neanche in fatto di contatto fisico e tenerezze, come ho fatto fino all'altro giorno. Gli voglio così tanto bene che sento che la mia unica fonte di felicità è renderlo felice. Appoggio la mano sulla sua coscia sinistra, proprio sopra la sua, di mano. Temo che voglia allontanarmi invece intreccia le dita con le mie causandomi un'accelerazione al battito cardiaco. Sono agitato ma anche molto felice.

I ricordi non alleviano il dolore... anzi, alimentano il rimpianto. Una specie di morsa mi stritola il cuore impedendomi quasi di respirare. Dalla finestra vedo Derek uscire da casa sua e fermarsi in mezzo al marciapiedi guardando in su, verso di me, cercando di attirare proprio la mia attenzione. Quant'è bello immerso nella luce mattutina.

Apro le imposte e mi affaccio.

«Olivier, ti va di venire a fare un giro con me? Vorrei parlarti» mi grida quasi, rischiando di svegliare coloro che ancora dormono, nel vicinato.

Sorrido, felice del suo invito, ma arrossisco anche per l'ultima parte della frase. Vuole parlarmi, vuole parlare seriamente con me. Mi chiedo di cosa possa trattarsi ma non trovo alcuna risposta; così, in preda all'incertezza ed all'ignoranza dell'argomento su cui verterà la nostra conversazione mi accingo a prepararmi per incontrare il mio migliore amico, anzi, il mio unico amore. Esco di casa correndo, agitato come un ragazzino al suo primo appuntamento. Lungo la strada agguanto quanto potrebbe servirmi: portafogli, cellulare, cappellino... e finalmente riesco ad uscire di casa. Una volta sui gradini dell'ingresso freno la mia corsa, fermandomi proprio davanti a lui. Tiro un sospiro di sollievo, realizzando che finalmente è qui davanti a me in carne ed ossa. Quasi piango a vedermelo davanti.

«Ciao tesoro» mi saluta così, in un sussurro avvicinando pericolosamente il suo viso al mio. Non me l'aspettavo, mi coglie alla sprovvista.

«Buongiorno Derek. Di cosa volevi parlarmi?»

«Nulla di cui non si possa discutere davanti ad un bel cappuccino e brioche. Che ne dici di andare a fare colazione insieme come ai vecchi tempi?»

«Che è una fantastica idea. Dove andiamo?»

«Mmm... che ne dici di andare al bar dove lavorava il mio ex? È un poco distante ma penso che possa piacerti»

Dolci ricordi di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora