3 - Derek

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Derek pov

Osservo di sottecchi la reazione alla mia ultima frase e, come speravo, lo vedo accigliarsi, come se si fosse ingelosito.

«Certo, va bene» mi risponde con voce roca, profonda e più graffiante del solito.

Mi dispiace metterlo alla prova in questo modo, ma voglio capire quali sono i suoi sentimenti nei miei confronti una volta per tutte. Voglio che sia sincero, vedere i suoi veri sentimenti per me, anche se devo ricorrere a questi trucchetti un poco... cattivi da parte mia, lo riconosco.

Ci dirigiamo verso la mia macchina, parcheggiata poco distante. Camminiamo nel silenzio più che totale, interrotto solo da cinguettii degli uccellini mattinieri e dai rombi dei motori delle automobili. Siamo entrambi immersi nei nostri pensieri; e quei pensieri mi riportano nuovamente al passato, a tre anni fa quasi... domani sono tre anni esatti.

Il viaggio in macchina durerà circa un'ora e mezza, a quanto mi ha detto Olivier.

Le mani sono ancora intrecciate: sono felice che mi permetta di fare tutto ciò che desidero con lui, che io possa toccarlo con tenerezza, senza preoccuparmi di una sua reazione negativa, perché reagisce sempre nel modo adatto. Sembra davvero che voglia rendermi felice il più possibile e gli sono immensamente grato: oggi potrò vivere un sogno, oggi potrò passare una giornata intera da fidanzati con lui. So che i nostri sentimenti non corrispondono, o forse mi sbaglio: ho notato come mi guarda a volte, mi guarda come se fossi la cosa più preziosa del mondo per lui, come se mi amasse veramente. Ma sono momenti fugaci e io non voglio farmi ulteriori illusioni. Anche se sono pienamente consapevole di vivere come una bugia, sono consapevole che questa magia domattina svanirà. Ma perché lasciarsi prendere dalla tristezza per la fine di un sogno, quando finalmente posso viverlo appieno, anche se solo per poche ore? Voglio vivere il presente e godermi il momento. E per il dopo... si vedrà domani.

Saliamo sulla mia macchina e metto in moto per raggiungere il bar e all'interno dell'abitacolo cala un silenzio di tomba.

«Sei taciturno Olivier. A cosa stai pensando?» domando, cercando di spezzare questo silenzio che inizia a pesare.

«Sto pensando a tre anni fa, quando andammo a Gardaland, poi all'Ice Club e poi...»

«Oh... anche a me sono tornati i ricordi di quella giornata splendida. Fu il più bel compleanno della mia vita. E vorrei che anche quest'anno fosse così bello...» L'ultima frase me la sono proprio lasciata sfuggire.

Rimane senza parole alla mia dichiarazione, sembra sconvolto.

«Ehi, tutto bene?» gli domando preoccupato, cercando istintivamente la sua mano come per accertarmi che stesse davvero bene. Inizialmente sembra volere ritrarsi dal mio contatto ma poi, inaspettatamente, intreccia la mano con la mia.

Arriviamo ad un parcheggio gratuito vicino all'area dei parchi sul Garda. Una volta parcheggiato scende e mi apre la portiera porgendomi la mano, che afferro con sicurezza. Mentre mi stiracchio un po', lui recupera due zaini dal bagagliaio.

«Ho preparato un paio di zaini con le cose che potrebbero servirci per la giornata: portafogli, spuntini, impermeabile, un cambio di vestiti in caso ci infradiciamo sulle attrazioni e qualche altra cosina utile.»

«Oh grazie! Sei fantastico, era da una vita che volevo venire a Gardaland e con te è ancora meglio!» rispondo avvicinandomi a lui e lasciandogli un dolce bacio su una guancia.

Ci avviamo verso l'ingresso del parco divertimenti in attesa dello spettacolo con le mascotte e l'apertura dei cancelli... non passiamo nemmeno dalla biglietteria: lui ha pensato già a tutto.

Mentre camminiamo le nostre mani si sfiorano, si carezzano, si toccano... le dita si intrecciano ed il mio cuore batte forte. Lo guardo con gli occhi che brillano di amore e felicità, sguardo che lui ricambia con dolcezza stringendo leggermente la presa.

Poco dopo inizia il breve spettacolo delle mascotte e poi si aprono i cancelli. Mentre ci incamminiamo all'interno del parco, confusi fra la gente (poca), senza separare le mani ancora unite in un intreccio amorevole.

Siamo arrivati al mio bar preferito, dove lavora un tizio che mi ha fatto il filo una sera ma che io ho fatto passare come mio ex. Quando fermo l'auto sento i suoi occhi addosso. Sono così penetranti che non posso fare a meno di arrossire per poi girarmi verso di lui. Mi scruta con le sue solitamente grigie, ma ora sono tendenti al nero. I capelli neri gli ricadono in ciocche disordinate ai lati del viso. Con le dita afferra una bionda ciocca dei miei capelli e ci gioca per un attimo inchiodando i miei occhi azzurri con i suoi.

«Stai mentendo»

«Come scusa?»

«Derek, tu stai mentendo. Ma su cosa?»

Sospiro, liberando il mio sguardo dal suo. Sono stanco, quasi rassegnato, e non riesco a sostenere questa bugia ancora a lungo. Non posso fare altro che dirgli la verità... dopotutto ho ottenuto una reazione da parte sua, ma non era quella che mi aspettavo. Non del tutto almeno.

«D'accordo, mi hai scoperto. Qui non c'è nessun mio ex... solo un tizio che mi ha fatto il filo una sera in discoteca.»

Mi volto nuovamente verso di lui, guardandogli il petto, ma senza il coraggio di guardarlo dritto in faccia. Con gentilezza mi prende il mento con le dita e orienta il mio viso verso di sé, costringendomi a guardarlo.

«Sei sincero, ti credo. I tuoi occhi sono limpidi, non puoi mentirmi quando brillano così» sussurra prima di lasciarmi andare lasciando aleggiare un certo imbarazzo nell'abitacolo. Muovendomi a disagio, apro la portiera e scendo dal veicolo. Seguito da Oliver, entro nel locale.

Una giovane cameriera ci saluta con un radioso sorriso, invitandoci ad accomodarci dove preferiamo. Ci sediamo ad un tavolo in fondo al locale, in un punto defilato che ci garantisce una certa intimità.

Poco dopo il mio stomaco brontola in maniera imbarazzante... non ho mangiato molto a colazione ed avrei anche bisogno di un caffè caldo che mi svegli ancora un po'. Olivier mi guarda con dolcezza e comprensione, mentre ci avviciniamo ad un chiosco situato sul viale dove stiamo camminando. Ci appoggiamo al bancone ed ordiniamo due caffè ed altrettante brioche. Mentre il ragazzo ci serve, Olivier non fa altro che fissarmi.

«Perché continui a guardarmi?»

«Perché stavo pensando a quanto sei felice oggi... non ti ho mai visto così sorridente.»

Ma questa era solo metà verità... in realtà Olivier si stava rendendo conto, lentamente ma inesorabilmente, di quanto fosse cosciente della presenza di Derek al suo fianco, delle sensazioni che le loro mani intrecciate gli davano, del battito accelerato del suo cuore e della voglia inarrestabile di baciarlo che gli esplodeva dentro ogni volta che con lo sguardo accarezzava quelle meravigliose labbra.

La tensione che aleggia tra noi è quasi palpabile, così come il silenzio che è piombato sul di noi. Vorrei rompere il ghiaccio ma non so come fare; sono andato totalmente nel pallone.

Fortunatamente arriva la cameriera a portarci le ordinazioni, spezzando questa aria pesante che grava sulle mie spalle come se fosse un macigno. Per un momento restiamo in silenzio a sorseggiare i nostri cappuccini e sbocconcellare le brioche.

«Allora, cosa hai intenzione di fare quest'anno il giorno del tuo compleanno?» mi chiede Olivier. Sorrido, grato ed intenerito: so che ha fatto questa domanda per rompere il ghiaccio... e forse ha anche qualcosa in mente ma, come sempre, non mi voglio fare illusioni ancora una volta. Anche se mi piacerebbe che le mie fantasie si avverassero, mi piacerebbe passare la serata con lui... poco dopo torno in me, cercando di darmi un minimo di contegno.

«No, non ho ancora nulla in programma... e dubito si possa organizzare qualcosa con qualcuno in un paio di giorni. Penso che mi limiterò a passare la serata in famiglia. Brrr... mi vengono i brividi solo a pensarci!» rispondo, ridacchiando mentre pronuncio l'ultima frase. Olivier mi fissa in silenzio, continuando a consumare la sua colazione.

Dolci ricordi di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora