Capitolo 40

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HARRY'S POV:
Bo era strana negli ultimi giorni. Era come se la sua mente fosse concentrata su altro, e sperai con tutto me stesso che non fosse perché si era pentita di aver fatto sesso con me. I miei gesti nei suoi confronti erano stati quasi limitati, attenti, visto che non volevo causarle altro dolore oltre a quello che già le avevo inflitto. Non mi capacitavo ancora di ciò che era successo nella sua camera da letto, ero arrabbiato con me stesso per aver perso il controllo.
Bo non avrebbe mai dovuto vedere quel lato di me.

Quando entrai in soggiorno Bo mi dava le spalle mentre rovistava nella sua borsa. Indossava una mia maglia scura a quadri a cui si era abbastanza affezionata. I polsi erano arrotolati, le maniche erano fin troppo lunghe per le sue braccia. I jeans stringevano perfettamente le curve del suo corpo, qualcosa che avevo sempre amato di lei. Sorrisi, incamminandomi alle sue spalle. Sobbalzò tra le mie braccia quando la avvolsi. La strinsi leggermente, poggiando il mento sulla sua spalla. La nostra posizione mi permise di sentire il suo profumo dolce.

“Sono solo io.” Risi leggermente.

Una delle mie mani salì sul suo petto, premendo il palmo sul suo seno. Il suo cuore correva, battendo forte contro il mio tocco.

“Stai bene?” Le chiesi un po' preoccupato.

“S-sto bene, mi hai solo spaventata.” Balbettò.

Le mie labbra premettero dei delicati baci sul suo collo nel tentativo di farla calmare. Tuttavia rimasi un po' deluso quando si divincolò dalla mia stretta. Si allontanò da me, mettendo il suo portatile tra noi quando cercai di avvicinarmi. Bo osservò il mio cipiglio, la mia espressione confusa le suggerì di parlare.

“Ho un problema con il mio iTunes, non è che potresti dare un'occhiata?”

Mi guardò cauta, terminando la sua domanda mordendosi il labbro inferiore. Bo mi sorrise timidamente quando afferrai l'oggetto dalla sua stretta. Le nostre dita si sfiorarono per un istante.

“Certo.” Risposi.

Poggiò la mano sulla mia spalla quando si chinò in avanti, lasciandomi un piccolo bacio sulla guancia. Il calore delle sue labbra provocò dei brividi sulla mia pelle.

“Grazie. Vado in bagno.”

Mi sedetti sul divano mentre Bo usciva velocemente dalla stanza. Mi scrollai di dosso la preoccupazione, facendo scivolare i ricci sul mio viso prima di spostarli all'indietro. Poggiai il suo portatile sulle cosce mentre lo aprivo, premendo il pulsante di avvio.




BO'S POV:
Chiusi la porta quanto più piano mi fosse possibile, non volendo allarmare il mio ragazzo riguardo la mia presenza nella sua stanza. Si chiuse con un leggero rumore quando mi girai, osservando attentamente lo spazio intorno a me. Cominciai subito a cercare, aprendo i cassetti e frugando tra i vestiti. Doveva essere lì da qualche parte.

Lasciai perdere il mobile contenente le sue maglie, girandomi freneticamente verso il guardaroba. Aprii velocemente le ante prima di piegarmi sulle ginocchia, cercando sul fondo. Visto che non trovai niente, alzai la testa per guardare in alto. Mi sollevai, mettendomi sulle punte dei piedi mentre mi allungavo per raggiungere la cima del guardaroba. Uno sbuffo lasciò le mie labbra quando non ci riuscii, dal momento che le mie dita non arrivavano dove avrei voluto. Afferrai velocemente una sedia e la trascinai vicino all'armadio, salendo su di essa ed allungandomi per la seconda volta. Dalla mia nuova altezza cercai alla cieca con la mano sul legno, imprecando quando non trovai nulla.

Rotolai già dalla sedia e mi avvicinai al piccolo comodino. Le mie guance arrossirono per quello che trovai, osservando l'enorme varietà di preservativi che Harry possedeva. Tutti di colori diversi, tipi diversi, lubrificanti. Scossi la testa, lanciandone uno viola di nuovo nel cassetto prima di scavare per raggiungere il fondo. Mi bloccai momentaneamente, ascoltando dei piedi nudi camminare lungo il corridoio. Imprecai mentre chiudevo velocemente il cassetto prima di fiondarmi verso il guardaroba. Non ebbi il tempo di mettere la sedia a posto nella sua precedente posizione.

“Bo il tuo iTunes è a posto, non c'è niente che non va.”

Quella distrazione non mi aveva dato così tanto tempo come avevo sperato. Sapevo che Harry mi stava cercando, infatti ripeté più volte il mio nome prima di abbassare ma maniglia. Avevo avuto giusto il tempo di chiudere il guardaroba, figuriamoci di mettere a posto i vestiti che avevo tirato velocemente fuori dall'armadio nella fretta di trovare qualche risposta.

Harry sembrò leggermente perplesso quando entrò, osservando il casino che avevo creato. Il cipiglio che si formò sulla sua fronte mi fece capire chiaramente che non era contento. Quando lasciai il suo sguardo interrogativo senza risposta, i suoi occhi si bloccarono completamente su di me. Deglutii quando chiuse la porta con il piede, camminando lentamente verso di me. Del respiro caldo soffiò sul mio viso mentre sostenevo il contatto visivo di Harry. Lui era fermo di fronte a me, facendo ombra sulla mia figura.

“L'hai trovato?” Chiese a bassa voce.

Cercai di apparire tranquilla, nonostante stessi disperatamente lottando contro l'ansia. Era incredibile come riuscisse a trasformarsi in pochi secondi. La grossa figura di Harry che normalmente mi dava conforto ora era intimidatoria, proprio come quando ci eravamo incontrati.

“Trovato cosa?” Chiesi debolmente.

“Qualunque cosa stessi cercando.”

“Non stavo cercando niente.” Sussurrai.

Il mio respiro cominciò a farsi più profondo quando il mio combattente dai capelli ricci si avvicinò fin troppo. Spostò la mia testa lateralmente, sfiorando con le labbra la pelle del mio collo scossa da brividi. Chiusi saldamente gli occhi mentre cercavo di combattere contro le lacrime che minacciavano d'iniziare a scendere.

“Sappiamo entrambi che non è vero.”

Il suo tono di voce era controllato, ma il senso di autorità dietro quelle parole rauche era evidente. Indietreggiai spaventata dal suo corpo; mi guardai intorno quando le mie gambe colpirono la struttura in legno del letto. Quando il mio sguardo si spostò su Harry, i suoi occhi socchiusi mi stavano fissando.

“Dimmelo.”

Scossi nervosamente la testa.

“Non stavo cercando niente.”

“Non dirmi bugie!” Ringhiò.

L'improvviso aumento del tono di voce di Harry mi fece sobbalzare, la sua voce roca rimbalzò contro le pareti. La spessa vena sul suo collo era sporgente, segno della sua ovvia irritazione, così come lo sguardo duro con il quale mi stava fissando. Scivolai di lato, cercando di sorpassarlo. Il cuore batté forte quando la sua mano strinse forte la maniglia della porta prima che riuscissi a raggiungerla. Fu a quel punto che realizzai che non mi avrebbe fatto del male. Il massimo che Harry potesse fare era gridarmi contro e questo l'aveva già fatto. Mi spostai i capelli dietro le spalle, mettendomi dritta di fronte a lui.

“Fammi uscire.” Gli ordinai con calma, incrociando i suoi brucianti occhi verdi.

“Non fin quando non mi dici cosa stavi cercando.”

Il suo cipiglio arrabbiato si trasformò subito in uno di sorpresa quando mi avvicinai, quasi premendo il mio corpo contro il suo mentre rimanevo ferma sulla mia posizione. Non mi faceva paura.

“Cosa hai detto a Dan?”

Fu il suo turno di sentirsi leggermente a disagio. Il suo tocco scivolò via dalla maniglia, quasi come se ora volesse che io me ne andassi. Harry stava cercando di evitare di rispondere.

“Harry.” Lo incitai.

Rimase in silenzio, non sicuro su dove guardare.

“Allora è vero.”

Le mie parole furono appena udibili, più come se lo stessi confermando a me stessa che ad Harry. Una parte di me aveva sperato che quel che Dan mi aveva detto fosse falso, uno stupido tentativo di creare problemi. Ma in quel momento in cui ero di fronte ad Harry seppi che era tutto vero. Mi fece male dover porre la prossima, inevitabile, domanda.

“Hai una pistola?”

Le parole sembrarono disperdersi tra di noi. Avevo l'impressione che Harry non fosse abituato ad essere affrontato in quel modo, soprattutto da una ragazza. Se avesse avuto quella conversazione con un ragazzo, lo avrebbe probabilmente steso al suolo in pochi secondi. Avevo bisogno di sapere, così continuai.

“Hai minacciato di sparare Dan.”

L'affermazione accusatoria fece spostare lo sguardo di Harry su di me. I suoi occhi erano luccicanti, disperati. Delle labbra rosee e piene si separarono per parlare, ma non fu pronunciata alcuna parola. Harry non aveva idea di come gestire la situazione.
Le mie mani avevano incominciato a tremare al solo pensiero di cosa un'arma potesse fare ad una persona e le conseguenze che avrebbe subito chi aveva premuto il grilletto.

Mi morsi il labbro, voltandomi spaventata, disgustata, triste. Le emozioni che si accavallavano nel mio corpo erano opprimenti. Harry era pericoloso. 
Mi diressi inconsciamente verso i cassetti lasciati in disordine. Harry rimase vicino la porta con la testa bassa, non sapendo cosa fare.

“Mi dispiace per i tuoi vestiti... M-metto a posto e me ne vado.” Dissi lentamente, sentendo la mia voce incrinarsi.

Cominciai a raccogliere le maglie dal pavimento, piegandole e mettendole di nuovo nel cassetto. Sistemai l'ultima, prendendo un respiro profondo per calmarmi prima di voltarmi.

Harry sembrò essersi reso conto di quel che stava succedendo. Si mosse verso di me, allungando la mano prima di ripensarci una seconda volta e ritrarla. Sembrava un bambino, spaventato e disperato al pensiero di essere lasciato da solo al buio.

“Ti prego, non andare.”

La vulnerabilità nella sua voce mi fece venir voglia di stringerlo tra le mie braccia e rassicurarlo. Ma non lo feci.

“Non stavo pensando, ero arrabbiato con lui.” Disse.

Rimasi in silenzio, osservandolo mentre si mordeva nervosamente il labbro inferiore. Pensai che lui credesse ancora che io me ne volessi andare quando si allontanò dal suo posto di guardia davanti alla porta. Harry si spostò dietro di me, sedendosi alla fine del letto con aria arrendevole. Rimasi ferma per quelli che sembrarono minuti, con gli occhi fissi sulla mia via di fuga. Sarebbe stato così facile per me andare dritta verso la porta. Tuttavia sapevo che il dolore che avrei provato sarebbe stato straziante. Mi stavo innamorando di un ragazzo che sapevo era pericoloso. Ma non c'era assolutamente nulla che potessi fare per impedirlo.

Mi voltai velocemente verso Harry, i cui occhi luccicanti si spalancarono in modo incredibile quando alzò la testa per incrociare i miei. Il suo sguardo sorpreso era speranzoso. Era quasi come se non riuscisse a comprendere le mie azioni mentre mi sedevo accanto a lui, facendo sfiorare le nostre gambe. Percepii subito il suo calore al nostro tocco, ma non si mosse per incrociare le nostre dita come avrebbe fatto normalmente.

“Harry, hai una pistola, o-o è di qualcun altro?”

Entrambi avevamo lo sguardo fisso sul pavimento.

“Di qualcun altro.” La voce roca di Harry echeggiò.

Non ero sicura se sentirmi sollevata da quell'informazione o pietrificata al pensiero che Harry conoscesse persone che possedevano armi.

“Perché diavolo conosci qualcuno che ha una pistola?”

Si voltò verso di me, facendo incrociare i nostri sguardi. Osservò la mia espressione per qualche secondo, confortato dal fatto che avessi deciso di restare dandogli il beneficio del dubbio.

“Ricordi quando ti ho detto che sono stato arrestato dalla polizia?”

Ricordai velocemente la giornata al parco giochi e come Harry avesse cercato di cambiare argomento. In quel momento avevo pensato che quell'incidente fosse dovuto alla sua irascibilità, che si fosse trattato di uno stupido litigio scatenato per questioni di ego.

“Sei stato preso in custodia.” Confermai.

Lui annuì. Harry fece una pausa, quasi come se stesse valutando la mia reazione. Giocò nervosamente con le dita sulle sue gambe.

“Ci fu una rissa in un locale in cui andavo spesso.... Si creò un po' di confusione quella notte, la gente era ubriaca. Uno dei ragazzi del gruppo con cui stavo sparò un paio di colpi.”

Non me ne ero resa conto, ma mentre Harry parlava avevo preso la sua mano sinistra nelle mie, stringendola mentre aspettavo pazientemente che continuasse.

“Nessuno fu colpito.” Disse subito. “E io non avevo mai avuto a che fare con ogni tipo di arma fino ad allora.”

Annuii comprensiva. Sembrò leggermente sollevato dalla mia reazione.

“La polizia arrivò e portò tutti alla stazione.... Non rimasi coinvolto, comunque.”

Rimanemmo seduti per un po' mentre la mia mente elaborava ciò che Harry si era lasciato scappare. Quando si spostò la mia attenzione sfrecciò di nuovo su di lui, che prese l'altra mia mano nella sua. Trovai difficile riuscire a comprendere come qualcuno potesse essere così bello come Harry, ma allo stesso tempo contenere un'innegabile oscurità dentro di sé. Le due cose sembravano contraddirsi l'un l'altra.

“Ero arrabbiato.” Harry scosse la testa. “Non mi piaceva il modo in cui si comportava con te.”

Non capivo, Dan era sempre stato gentile con me, ma sembrava che Harry si rifiutasse di vederla in questo modo. Ormai conoscevo bene il suo comportamento possessivo, che era anche aumentato dopo la notte che avevamo passato insieme nella mia camera da letto. Ogni volta che eravamo insieme mi ritrovavo sempre a condividere con lui il calore del suo corpo. Il braccio di Harry era sempre intorno alle mie spalle o sulla schiena, attirandomi a sé, le nostre dita erano sempre inconsciamente intrecciate. Anche mentre dormivamo Harry era come una coperta in più, le sue ciglia sfioravano le mie guance mentre mi teneva fin troppo vicina. Se non fossimo stati fidanzati avevo come la sensazione che non mi avrebbe mai lasciata andare.

“Tu sei mia e io farei tutto ciò che è in mio potere pur di proteggerti.”

“Harry, non devi preoccuparti di Dan.” Cercai di calmarlo.

Mi lasciai andare sulle coperte, sollevata dal fatto che avessimo finalmente concluso quella conversazione che avevo paura di iniziare con Harry da quando avevo parlato con Dan. Mi rilassai un po' sapendo che non era il mio fidanzato a possedere un oggetto che poteva togliere così facilmente la vita.

Rimasi sorpresa quando un paio di labbra premettero sulle mie e aprii gli occhi. Harry si ritrasse, spostandosi su di me. Delle lunghe dita recuperarono la collana d'argento dal colletto della mia maglia, giocandoci per poco. Quel gesto mi ricordò la notte in cui me l'aveva data, quanto lui ci tenesse a me.

“Lo sai, non ti farei mai del male.” Trasalì leggermente alle sue stesse parole per quanto erano in contrasto con i numerosi lividi sul mio corpo. Scosse la testa mentre aggrottava le sopracciglia. “Non intenzionalmente.” Le sue parole furono silenziose.

“Lo so.” Sussurrai, sentendo un piccolo sorriso curvare le mie labbra.

Non ci furono altre parole che ci scambiammo, solo baci e carezze delicate. Era come se stesse cercando di spazzare via la paura. Il suo naso sfiorò leggermente la mia guancia, incoraggiandomi a ricambiare. Le mie dita scivolarono tra i capelli di Harry, tirando i riccioli per forzare un gemito gutturale dalla sua bocca. Non importava se ci trovassimo in una situazione intima, passionale o se fosse un semplice gesto per dargli conforto, avevo imparato che Harry amava quando qualcuno giocava con i suoi ricci morbidi. Graffiai leggermente la sua cute per indurlo ad emettere di nuovo quel suono eccitante dalle sue labbra. Una grande mano s'infilò da sotto la camicia a quadri che stavo indossando, e trasalii quando Harry premette il palmo sul mio petto. I suoi movimenti si bloccarono di colpo quando capì.

“Sei sensibile?”

Mi misi leggermente sulla difensiva, non proprio a mio agio a parlare con lui ciò che succedeva nel mio corpo. Harry continuò a farmi domande mentre rimanevo distesa sotto di lui.

“Hai il ciclo?”

“Harry.” Mi lamentai, sentendo le guance cominciare a riscaldarsi.

La leggera curva sulle sue labbra mi fece capire che era divertito dalla mia riluttanza.

“Non devi essere imbarazzata.”

“Sei disteso su di me mentre discutiamo del mio ciclo mestruale, non posso non trovarmi un po' a disagio, Harry.”

Lui rise alla mia risposta tagliente e si spostò accanto a me; in quel momento era come se la nostra precedente conversazione fosse stata dimenticata.

“Posso fare qualcosa per te?”

Il verde dei suoi occhi brillò mentre mi guardava da sotto alcuni riccioli scesi liberamente prima che li spingesse indietro.

“Cioè, hai crampi? Dovrei avere del paracetamolo nella credenza.”

Harry si era già alzato e incamminato verso la porta prima che potessi rispondere. Si voltò all'indietro quando lo chiamai, dischiudendo le labbra mentre rimaneva fermo con aria interrogativa.

“Sto bene.” Sorrisi. “Magari solo qualcosa di caldo da mettere sulla pancia.”


***


Riemersi dal bagno rendendomi conto che Harry era sparito, non essendo più seduto alla fine del letto dove l'avevo lasciato. Osservai attentamente la stanza, rendendomi conto che c'era qualcosa che mancava o comunque fuori posto, ma non capendo di cosa si trattasse. Sospirai profondamente prima di dirigermi verso la porta della camera da letto. Rimasi attentamente in ascolto, camminando lungo il corridoio quando un dolce suono musicale catturò la mia attenzione.

Strinsi con le dita il bordo della porta del salotto, spostando all'istante lo sguardo su Harry, curiosa. Era seduto su uno dei divani, leggermente inclinato. La chitarra, della cui assenza mi ero accorta nella stanza di Harry, era ferma sul suo ginocchio destro. I ricci cadevano sulla sua fronte mentre canticchiava concentrato. Tutto ciò che riuscii a fare fu rimanere ad ascoltare meravigliata mentre il bellissimo suono della sua voce roca faceva eco nella stanza. Le sue dita lunghe stringevano un plettro, il quale pizzicava le corde. Non avevo mai immaginato Harry come qualcuno a cui piacesse la musica, probabilmente perché si trattava di qualcosa molto in contrasto rispetto al suo lavoro piuttosto fisico. Ma sentirlo ora, il tono della sua voce che accarezzava le parole che conoscevo bene, fece sciogliere il mio cuore e mi diede un grande senso di calma.

Camminai in silenzio verso la parte di dietro del divano, sentendo Harry fermarsi non appena si rese conto della mia presenza. Mi guardò quando le mie labbra premettero un bacio sulla sua guancia.

“Ti prego, continua.” Sussurrai.

Quel bellissimo suono riprese a riempire l'aria mentre mi sedevo accanto a lui.

“But if I kiss you, will your mouth read this true,

Darling how I miss you, strawberries taste how lips do,

And it’s not complete yet, mustn’t get our feet wet,

‘Cause that leads to regret, diving in too soon,

And I’ll owe it all to you, oh, my little bird, my little bird.”

Ero praticamente ipnotizzata dal ragazzo che aveva completamente catturato la mia attenzione. Scrutai con attenzione il profilo del suo viso mentre continuava a cantare. Le sue piene e rosee labbra a forma di cuore si increspavano su alcune parole. Mentre lo studiavo dalla mia posizione le sue ciglia scure sembrarono più lunghe, accarezzando la parte superiore delle sue guance quando ammiccò. I muscoli dei suoi avambracci erano messi in evidenza dalle maniche rialzate, delle lunghe dita scivolavano su e giù lungo la tastiera. Era calmo, mostrando tutto il controllo che sapevo possedeva.

Quando la canzone finì Harry si voltò verso di me, poggiando lateralmente la chitarra. Il leggero rossore sulle sue guance mi fece capire che non era abituato ad avere un pubblico.

“Sei fantastico....Non sapevo sapessi cantare.” Sorrisi.

“Non canto da un bel po' di tempo.” Rispose a bassa voce.

C'era tristezza nelle sue parole, qualcosa che mi spinse ad avvicinarmi ancora di più. Sfiorai con le dita la sua fronte, mettendo a posto i ricci disordinati.

“Perché?”

Un braccio mi avvolse nel suo calore mentre Harry lasciava un bacio sulla mia testa.

“Di solito cantavo per mia sorella.... per coprire il rumore causato da mio padre quando tornava a casa ubriaco. Lei mi diceva sempre che era l'unico modo per farla addormentare. Quando mio padre se ne andò non c'era più ragione per cui cantassi ancora.”

Strinsi il suo bacino mentre Harry giocava con le mie dita.

“Ma ora è diverso, comunque.”

Alzai la testa per vederlo mentre mi sorrideva, baciando poi giocosamente il mio naso. Mi mossi per sfregare il mio naso contro il suo mentre lui rideva.

“Ho cercato, ma non credo di avere una borsa di acqua calda.”

Sorrisi per l'adorabile espressione sul suo viso. La preoccupazione di Harry verso di me mi causò una stretta allo stomaco, riuscendo a sovrastare i muscoli tesi per darmi almeno qualche secondo di sollievo.

“Puoi usare queste.” Suggerii, prendendo le sue mani tra le mia.

La grandezza delle sue mani era qualcosa di incredibile. Distesi le sue dita arricciate, sorpresa dalla lunghezza di ognuna. Accarezzai con il pollice le linee sui suoi palmi, tracciando le pieghe nella sua pelle calda. Continuai ad esplorare quella grande area, girandola poi per vedere dei piccoli tagli sulle sue nocche che si erano ormai rimarginate quasi del tutto dal combattimento.

Alzai la testa per trovare Harry che osservava con attenzione mentre continuavo a studiare quella particolare parte del suo corpo.

“Ti piacciono le mie mani?” Mi chiese in tono scherzoso.

Sorrisi, annuendo mentre arrossivo.

“Sono enormi.”

Il suono roco della risata di Harry echeggiò mentre prendeva le mie mani tra le sue.

“Forse sono le tue ad essere troppo piccole.” Suggerì.

Risi quando Harry cominciò a prendermi in giro riguardo la mia altezza, solleticandomi i fianchi.

“Ma davvero, sono eccessivamente grandi.” Dissi, avvolgendo le dita intorno al suo indice.

Rifletté sulla mia costatazione per pochi secondi, osservando il punto in cui lo stavo toccando.

“Riesco a tenere una lattina di Coca tra due dita.” Affermò piuttosto bruscamente.

Spalancai la bocca quando mi sorrise con aria di sufficienza.

“Non ci credo, fammi vedere.” Dissi.

Balzai in piedi, trascinando un Harry piuttosto divertito dietro di me nella cucina.


***


Avevamo finito il nostro piccolo esperimento, il quale consisteva principalmente in me che davo degli oggetti ad Harry per vedere quante cose riuscisse a mantenere con una sola mano. Fui presa abbastanza alla sprovvista dal risultato.

Eravamo ora nel salotto; un film era riprodotto alla TV mentre rimanevo praticamente distesa su Harry, stravaccato di lungo sul divano. Utilizzò le sue grandi e calde mani per disegnare dei cerchi sulla parte inferiore della mia schiena, alleviando la tensione che stavo provando. Ci eravamo avvolti in una coperta dopo che Harry era tornato con due tazze di thè.

Mentre guardavamo il film di 007 che avevo scelto la mia mente cominciò a vagare libera. Il protagonista sullo schermo aveva fatto comparire un paio di curiose domande nella mia mente. Dopo che il terzo socio del nemico su sparato, mi spostai su di Harry.

“Hai mai tenuto in mano una pistola?” Gli domandai.

Mi spostai i capelli dietro l'orecchio per riuscire ad avere una visuale migliore. Il silenzio di Harry continuò per poco mentre osservava il mio viso. Quando capì che la mia era solo curiosità, rispose.

“Si.”

Mi misi di nuovo al mio posto, poggiando la testa sul suo petto mentre riflettevo sulla sua risposta. La sua mano ancora si muoveva per riuscire ad alleviare il dolore alla mia schiena.

“Hai mai sparato?”

“Si.”

Quando sobbalzai improvvisamente Harry guaì leggermente, dal momento che il mio ginocchio sfiorò accidentalmente in suo inguine. Mi scusai prima di continuare.

“A qualcuno?” Spalancai la bocca.

La sue iridi verdi si allargarono mentre mi stringeva più vicina.

“No-no. E' stato ad un poligono di tiro, in un luogo controllato.” Rispose velocemente. “Non ho sparato a nessuno, Bo.” Harry sbuffò.

“Uccideresti davvero Dan?” Chiesi a bassa voce nel suo petto coperto dalla maglietta, quasi spaventata dalla risposta.

Il mio corpo si mosse insieme all'innalzamento e l'abbassamento del petto forte di Harry. Il suo ritmo costante mi dava conforto, così come il suo profumo familiare.

“Se ti facesse del male... Non so cosa potrei fare.”

Era la risposta che mi aspettavo data la natura protettiva di Harry. Le mie dita giocarono con il bordo della sua maglia da sotto la coperta, tirando leggermente su il tessuto per disegnare forme a caso sulla morbida pelle sul suo fianco.

“Ma non avrei nemmeno bisogno di una pistola, lo picchierei semplicemente a sangue.” Affermò a bassa voce.

Dark (storia di H28, traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora