Capitolo 53

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“Hai intenzione di tenere la maglietta addosso almeno?”. L’attenzione di Harry era per la maggior parte assorbita dalla strada, mentre teneva sotto controllo gli altri veicoli che ci sfrecciavano accanto, ma sapevo che la sua domanda aveva portato a galla una questione che lo stava tormentando, non importa quanto disinteressato stesse cercando di apparire. E ne ebbi la certezza quando risposi con un ulteriore quesito, mentre la sua facciata di indifferenza iniziava a sfaldarsi. “E tu hai intenzione di tenere addosso la tua mentre fai il bagno in piscina?”. “No” scattò lui, irritato. Il suo istantaneo diniego implicava necessariamente che la mia proposta fosse più che assurda. “Beh, non ti aspettare che io invece lo faccia”. Mi lasciai cadere in bocca un altro M&M. “Sono sicura che attirerai gli sguardi di molte ragazze, ma non ho intenzione di protestare”. Non a voce alta, almeno, ma nella mia testa le avrei semplicemente ricoperte di improperi avvertendole di stare alla larga. Non avevo alcuna voglia di accordare a qualcun altro il privilegio di assistere a Harry che si toglieva i vestiti. Già in precedenza avevo avuto occasione di constatare il modo in cui attirava l’attenzione femminile, lo faceva senza alcuno sforzo. Avrebbe anche potuto indossare un sacchetto della spazzatura e ottenere sempre la stessa reazione. Ad ogni modo, c’erano momenti in cui nessuno avrebbe mai osato avvicinarsi a lui, momenti in cui il suo sguardo duro non gli avrebbe permesso di allettare nemmeno le donne più appassionate. Ma io sarei stata lì. Anche quando i suoi occhi fossero stati consumati dai fantasmi del suo passato. Sarei rimasta ancora al suo fianco. “Bene” borbottò, passando alla canzone successiva sfiorando lo schermo dell’iPod collegato all'autoradio. “Bravo bambino”. Gli assestai una lieve pacca sulla testa per prenderlo in giro, prima di offrirgli in premio un semplice M&M. “Non sono un cane, Bo”. Il fatto che avesse accettato ugualmente il cioccolato sembrò cancellare qualsiasi accenno di sfida dal suo tono. “No”, mi corressi, “non un cane, assomigli molto di più a un cucciolo”. La vocina stridula che avevo usato sembrò metterlo in agitazione, mentre faceva scivolare una mano via dal volante per bloccare il mio tentativo di dargli un buffetto sulla guancia, che stava diventando sempre più rosea. “Fa’ il bravo!” lo ammonii, lasciando cadere involontariamente alcuni dei confetti colorati sul sedile. “Lo dicevo in modo affettuoso”. “Bo, non in macchina” mi rimproverò Harry. Mi impegnai a cercare di raccogliere il cioccolato sfuggito dal sacchetto, alzando gli occhi al cielo. Era bastata solo quell'unica occasione: una volta avevo versato per errore della Coca-Cola sul sedile del passeggero e da quel momento Harry era diventato paranoico su qualunque cosa fosse potenzialmente in grado di danneggiare la macchina. Ero abbastanza sicura che se non avessimo avuto una precisa tabella di marcia a cui attenerci Harry mi avrebbe fatto mangiare il cioccolato fuori prima di permettermi di prendere posto accanto a lui nella sua preziosa auto.

***

“Porca miseria” esclamai. Pressai i palmi delle mani sul finestrino mentre Harry si inerpicava su un sentiero sterrato. Potevo affermare con sicurezza di non aver mai visto una casa come quella, tranne forse in qualche programma in TV. Harry aveva totalmente sottostimato l'estensione del luogo, ma soprattutto la sua bellezza. “Lo so, già” ridacchiò pacatamente. Ci arrestammo al limite del prato; una miriade di altre macchine dai colori più disparati erano disposte in fila, non tutte parcheggiate così ordinatamente come Harry si era premurato di fare. Malgrado la notevole varietà di veicoli, quella di Harry era l’unica auto nera. I sassolini scricchiolarono sotto le mie Vans mentre facevo il giro, passando davanti al cofano, per ricongiungermi con Harry. Il mio corpo si adattò perfettamente al suo, mentre con un braccio mi attirava al sicuro, stretta a sé. Le sue dita si allargarono sulla mia spalla sinistra; fu come se quel gesto riconfermasse la sua promessa di proteggermi, tenendomi sempre sotto la sua tutela. I nostri passi si infransero sulla ghiaia, quasi a tempo con il ritmo della musica travolgente che riecheggiava nella campagna altrimenti silenziosa. Le mie gambe lavoravano al doppio della velocità, due dei miei passi corrispondeva a una sola lunga falcata di Harry mentre ci avvicinavamo all'edificio dall’aspetto moderno. Era un' enorme costruzione in mattoni rossi; le note si infrangevano contro i vetri delle finestre, graziosi tralci di fiori rampicanti erano abbarbicati a entrambi i lati della porta d’ingresso. Fitti cespugli si susseguivano ordinatamente ai margini del giardino lungo tutti i lati della casa, e desiderai poterla osservare per una volta alla luce del giorno e senza la musica spaccatimpani. “Passiamo dal retro”. Era più che evidente che il mio accompagnatore fosse già stato nel luogo; mi guidò verso un’altra entrata che al primo sguardo mi era passata inosservata. Harry si spostò dietro di me, scortandomi verso la porta posteriore dell’abitazione. “Non c’è bisogno di bussare, entra e basta”. Hayley ci accolse con un sorriso raggiante; poi mi avvolse in un abbraccio e si rivolse a Harry. “Mi domandavo quando sareste arrivati voi due” scherzò. Il blu del suo vestito estivo valorizzava la sua carnagione leggermente scura, mentre le sue iridi color cioccolato si illuminavano in un sorriso che coinvolse anche gli occhi. “Grazie per averci invitati”. “Sono felice che siate qui”. Hayley mi prese per mano, conducendomi attraverso la massa di persone fino all’altro lato della cucina. Come sempre, Harry ci seguì a ruota; la sua presenza incombente faceva ombra sui miei movimenti. Avevo sempre immaginato che le ombre dovessero suscitare una sensazione di freddo, impedendo al calore del sole di filtrare e, detto in modo forse più sinistro, condannando all’oscurità tutto ciò che avvolgevano. Questo prima che conoscessi lui. “Vuoi qualcosa da bere?”. Hayley faticò a farsi sentire al di sopra della musica. Annuii con un sorriso. Sentii la mano di Harry sulla spalla mentre si chinava leggermente oltre il mio corpo per raggiungere l’orecchio di Hayley. Il mio tentativo di decifrare il labiale fallì miseramente. Ma il significato della loro conversazione soffocata fu subito più chiaro quando Harry si allontanò pochi secondi dopo. “Certo che no” replicò lei con convinzione. Ebbi la sensazione che Harry la stesse ragguagliando riguardo al mio livello di tolleranza dell’alcol, e l'esiguo quantitativo di liquido che lei versò nel mio bicchiere confermò i miei sospetti. Non mi importava comunque, non sono mai stata una grande patita del bere. “Haz, c’è della birra lì”. “Devo guidare”. “Una sola non ti farà alcun male”. Harry acconsentì silenziosamente e si fece strada, forse con eccessiva noncuranza, tra i giovani che affollavano la stanza. All’apparenza nessuno fece caso alle lievi spinte ricevute, o forse tacevano perché sapevano che si trattasse di Harry. Nessun essere umano sano di mente avrebbe mai avuto il coraggio di rischiare di provocarlo apostrofandolo con un “guarda dove metti i piedi”; di certo le conseguenze per loro non sarebbero state delle migliori. Un ragazzo che sembrava conoscere Harry rimosse il tappo dalla bottiglia, porgendogliela non prima di avergli assestato uno scherzoso pugno sulla spalla; pugno che a me avrebbe fatto perdere l’equilibrio, mettendomi al tappeto. Ma Harry rimase saldamente piantato a terra, e ricambiò il saluto ridendo. Esaminai i visi intorno a me, non ne riconobbi nessuno. Certo che, considerata la fama non proprio lusinghiera di cui godeva, Harry aveva una decisamente ben nutrita schiera di amici. “Bo, gradisci del ghiaccio?”. Mi voltai e vidi Hayley che reggeva il mio bicchiere con un sorriso innocente. Alla bevanda alcolica trasparente era stata aggiunta della limonata frizzante, potevo vedere le bollicine salire e infrangersi sulla superficie. La sentii ripetere il mio nome ancora una volta e fu solo allora che mi resi pienamente conto di dove i miei occhi si erano soffermati. Sulla piccola bacinella colma di cubetti di ghiaccio appena estratti dal freezer. Quasi persi il controllo mentre il mio corpo reagiva alle immagini che quella vista aveva rievocato nella mia mente. Al solo pensiero sentii un formicolio sulla pelle, fitte gelide attanagliarono il mio stomaco, la mia schiena, le mie cosce. Al contrario un insopportabile calore mi incendiò le guance; immagini tutt’altro che innocenti risalenti alla notte precedente presero ad affollarmi la mente. La proposta di provare qualcosa di diverso; Harry con un cubetto di ghiaccio tra i denti. Avevamo cercato di tenere a bada le mani mosse dal desiderio, evitando qualsiasi contatto ad eccezione di inevitabili sfioramenti tra le nostre labbra fredde. Ripercorsi i sentieri gelidi tracciati lungo il mio collo e la curva del mio petto mentre stavo stesa impotente sotto di lui. Una volta che il primo si fu sciolto completamente a causa del calore tentatore delle sue labbra e del mio corpo, Harry prese un altro cubetto, continuando a torturarmi tracciando disegni ghiacciati sulla mia pelle. “Ti sei scaldata un bel po’ la scorsa volta, vediamo se riusciamo a raffreddarti adesso”. Le parole letali di Harry mi perseguitavano mentre con rammarico richiamavo alla memoria ciò che avevo sperimentato nel suo letto. E già in quel preciso istante lui sapeva, mentre mi fissava, appoggiato al piano di lavoro con una bottiglia in mano. Nei suoi occhi balenò una scintilla di malizia e seppi con certezza che era pienamente consapevole del mio colorito piuttosto acceso e di cosa esattamente l’aveva causato. Gli angoli della sua bocca si erano provocantemente curvati verso l’alto, alla vista di ciò che mi stava venendo offerto. Presa dal panico, distolsi lo sguardo dal suo viso, mentre il cuore mi martellava nel petto. Strizzai gli occhi, ma l’unico risultato che ottenni fu quello di far riaffiorare l'immagine di Harry che con attenzione posizionava un cubetto di ghiaccio tra le mie labbra. Lo avevo tenuto nel calore della mia bocca finchè lui non mi aveva baciata ed era riuscito a liberarlo e a trasferirlo nella sua. Potevo affermare con una certa sicurezza che non avevo mai provato nulla di simile prima, non ero mai stata così incredibilmente calda e fredda allo stesso tempo. Ero rimasta ad osservarlo, incredula, mentre il cubetto, diventato ormai più piccolo, veniva posto sul mio ombelico. “Quando sarà completamente sciolto potrò baciarti di nuovo”. Avevo desiderato ardentemente che la temperatura del mio corpo aumentasse drasticamente in quei pochi secondi, estasiata al pensiero delle sue labbra sulle mie, disposta a tutto purchè il solido ghiaccio si trasformasse rapidmente in acqua. Un lieve colpetto sulla spalla mi distolse dai miei pensieri ormai divaganti; mi trovai a fissare gli occhi rassicuranti di Hayley, leggermente preoccupata per la mia temporanea assenza dal presente. “No, va bene così, grazie” rifiutai garbatamente. Le mie dita si strinsero intorno al bicchiere, mentre scivolavo via oltrepassando la porta della cucina e cercavo di mascherare il mio imbarazzo. Un po' del liquido si versò sul pavimento quando qualcosa di solido mi urtò lievemente. Una mano familiare mi accarezzò lo stomaco prima di stringermi a sé. “Sei sicura di non volere del ghiaccio?”. “Sta' zitto” gli intimai. Tentò di reprimere la sua ilarità, soffocando le sue risatine contro il mio collo. Non avevo alcuna voglia che altri venissero a conoscenza delle nostre attività. “Ti è piaciuto abbastanza l’altra volta però”. “Harry, se non stai zitto rovescerò tutto il contenuto di quelll'affare per i cubetti di ghiaccio nelle tue mutande” lo minacciai a denti stretti. “Mmh, forse potremmo provarci in un posto un po’ più appartato”. Feci scattare all'indietro il braccio libero e gli assestai una gomitata in piena pancia. “Woha, calmati, bellezza”. Sollevai il capo e mi accorsi del ragazzo con la maglietta bianca che ci fissava, sorridendo a entrambi. Capelli castani, occhi azzurri e un’innegabile aura di felicità a circondarlo. Anche lui teneva in mano una bottiglia, verosimilmente non la prima della serata a giudicare dal modo in cui si appoggiava allo stipite della porta per reggersi in piedi. Il bagliore dei suoi occhi appariva in qualche modo vitreo. “Louis, questa è Bo”. Gioii nel percepire l’orgoglio che pervadeva la voce di Harry nel presentarci, mentre mi stringeva amorevomente per la spalla. “Felice di conoscerti, Louis”. Strinsi la sua mano tesa; i suoi lineamenti si animarono istantaneamente. “Di mano ci vai giù pesante, per essere una ragazza così esile” rise. “Scommetto che tu te ne approfitti bene, amico”. Non mi ci volle molto per capire a cosa stava alludendo. Ritirai la mano, alzando gli occhi al cielo per la battuta decisamente poco signorile. Non un ottimo inizio da parte sua. “Faresti meglio a chiudere il becco prima che il mio piede entri in contatto col tuo culo”. In realtà non c'era alcuna minaccia nel tono di Harry, il che mi permise di dedurre che per lui quel genere di comportamento non fosse raro quando si trovava in presenza di un gruppo di ragazzi. Non che mi aspettassi chissà che altro. Apprezzai comunque che non avesse tentato di nascondermelo. “Che cosa diavolo stavate dicendo?”. Un altro ragazzo fece capolino alla destra di Louis, i suoi capelli scuri erano tirati su a ciuffo in un’acconciatura simile a quella dell'amico. Diversi tatuaggi decoravano la sua pelle, ma non rimasi troppo tempo a fissarli, non sapendo se gradisse o meno la curiosità che quei disegni suscitavano. Non volevo sembrare scortese. “Zayn” si presentò. “Piacere di conoscerti, io sono Bo”. Ci stringemmo la mano per qualche secondo, come avevo fatto con Louis, solo che quella volta allentai la mia stretta. Scossi la testa sorridendo mentre il ragazzo dagli occhi azzurri, che aveva capito tutto, si lasciava sfuggire una risata maliziosa. Lasciai che chiacchierassero per qualche minuto, sorseggiando il mio drink mentre ascoltavo la conversazione. Diventava man mano più evidente che si conoscessero da molto tempo, forse fin dagli anni della scuola, mentre il loro chiacchiericcio si spostava da un argomento all’altro. Mi appoggiai al braccio di Harry, invadendo sempre di più il suo spazio personale, quando una figura barcollante urtò contro di noi. “Ragazzi, volete venire a sedervi in piscina?” suggerì Hayley. Annuii, desiderosa di esplorare più a fondo la casa. Io e la padrona di casa ci prendemmo per mano, un accorgimento necessario mentre ancora una volta ci facevamo strada tra i nutriti gruppetti di persone. Terminato il corridoio, avevo contato un totale di cinque stanze da letto, la maggior parte delle quali erano occupate. La piacevole brezza che spirava nel giardino rendeva l'atmosfera accogliente; la musica continuava a farsi sentire, ma smorzata e diffusa nel vasto spazio aperto. I ragazzi ci seguirono a breve distanza, mentre si spintonavano a vicenda scherzando allegramente. “E questa è la piscina” ci informò Hayley, indicandola con un cenno. “Wow. È tutto così grande” risi. La piscina era di discreta estensione, contornata da piastrelle bianche circondate dall'erba del prato. Un gruppetto di persone stava già provocando diversi spruzzi, tuffandosi a bomba nell’acqua limpida. “Non è molto divertente quando si è da soli comunque”. Sarebbe stato difficile non accorgersi della sottile vena di infelicità che traspariva non solo dalle sue parole, ma anche dal suo linguaggio del corpo. E non riuscii a non provare pena per lei; non c’era di certo da domandarsi per quale motivo passasse così tanto tempo fuori con gli amici. Nemmeno a me sarebbe piaciuto rimanere confinata lì in solitudine. “Mio zio sta sempre via per molto tempo”. “Harry me l’ha detto”. La nostra conversazione venne improvvisamente interrotta quando fui presentata a delle ragazze sedute su alcuni divanetti di vimini. Capii ben presto che si trattava delle fidanzate dei ragazzi che avevo conosciuto poco prima. (Solo Dio sa come Louis fosse riuscito a trovarsi una fidanzata). Harry si mantenne nelle immediate vicinanze, vagando da un gruppetto all'altro ancora con la sua birra stretta in mano.
***
LOUIS' POV

“Penso che siano i piccoli pensieri dolci a fare la differenza” disse Nicole. Perché non me l’aveva mai detto? Avrei potuto guadagnare molti più punti a mio favore se l'avessi saputo prima. “Davvero?” chiesi. “Certo!”. Tutte le ragazze annuirono, manifestando la loro approvazione. Hmm, quelle si stavano rivelando informazioni preziose. Mi maledissi mentalmente per non aver portato con me carta e penna; mi domandai se avessi potuto cavarmela annotando i concetti base sul cellulare. Accantonai l'idea mentre la mia attenzione tornava rapidamente a focalizzarsi su Bo, che fino a quel momento era rimasta un po’ in disparte durante la conversazione. La situazione si stava facendo decisamente interessante. “Bo, cosa fate di solito tu e Harry insieme?”. Non mi importava quale delle ragazze l’avesse chiesto. Ridacchiai, sapendo che Harry non amava molto tutto quel genere di roba dolce da fidanzatini. “Non è proprio un ambito di cui Haz può dirsi un esperto” affermai. Le ragazze mi rivolsero occhiate colme di disapprovazione prima di tornare a concentrarsi sulla ragazza dai capelli scuri, attendendo curiose la sua risposta. “Umm”. Inizialmente esitò per qualche istante, mentre si esaminava lo smalto sulle unghie. “Amiamo tenerci per mano, a Harry piace che giocherelli con i suoi capelli”. Bo si mordicchiò l’interno della guancia, rovolgendo lo sguardo verso il gruppo di persone con cui si trovava Harry in quel momento. “Mi dà baci della farfalla e a volte stiamo svegli semplicemente a parlare sotto le coperte”. Il coro di “aww” attirò l’attenzione di Harry, che si voltò sorridendo e si avvicinò. Prese posto sul bracciolo accanto a Bo e mi colpì la naturalezza con cui stavano l’uno vicino all’altra. “Cosa sono i baci della farfalla?”. Un’altra cosa di cui non avevo mai sentito parlare. Supposi che le ragazze stessero semplicemente continuando ad inventarsi robe di ogni genere, di certo non poteva essere qualcosa di reale. L’immagine di una farfalla con le labbra aleggiò per un momento nella mia mente. “È quando sbatti le ciglia contro la pelle di qualcuno. È davvero dolce” spiegò Hayley. “Non è una cosa da Harry” affermai con convinzione. Riuscii a percepire chiaramente il disagio del mio amico mentre rivolgevo lo sguardo verso di lui. Bo lo tirò per la mano, incoraggiandolo a sedersi sui cuscini immediatamente alla sua destra. I suoi bisbigli erano indistinguibili dal chiacchiericcio del resto del gruppo; Harry e Bo stavano conducendo la loro piccola conversazione privata mentre lei gli sussurrava segreti all’orecchio. “Stai cercando di rovinare la mia reputazione?” la ammonì lui, accigliandosi. Sapevo che non era il suo genere di cosa, e averne la conferma mi fece sentire abbastanza compiaciuto. “No...” lo rassicurò lei. “Non farmi il broncio”. Diede un colpetto col dito alle sue labbra supplichevoli per cancellarne la smorfia. Gli occhi di Bo incrociarono i miei per un secondo. “Per favore. Louis non mi crede”. Il mio amico si lasciò sfuggire un sospiro, sconfitto. Rimasi a guardare, oltremodo sorpreso, mentre Harry si chinava in avanti. Bo gli circondò il viso con una mano, poi lui iniziò a sbattere le palpebre contro la sua guancia. Lei ridacchiò, voltandosi perché potessero guardarsi negli occhi. Bo aveva trasformato Harry in una specie di stupido rincoglionto. Non avrebbe mai fatto nulla del genere a nessuna ragazza, prima. Che cosa diavolo stava succedendo? “Perché tu non lo fai mai con me?” si lamentò Ruby, rivolgendosi a Zayn. Lasciai perdere I suoi piagnucolii e tornai a fissare la coppia, sbalordito. Bo e Harry si tenevano per mano, il pollice di quest'ultimo accarezzava con un movimento circolare le nocche della ragazza. C’erano abissali differenze dal punto di vista fisico tra di loro; del resto Harry torreggiava sulla maggior parte della gente. La cosa diventò ancora più evidente quando con estrema naturalezza le circondò le spalle con un braccio. Lei era di corporatura esile, una caratteristica che avevo notato fin dal primo momento in cui ci eravamo visti, ma di certo non era poi così magra. Non che fosse una cosa negativa. Harry non era mai stato particolarmente esigente, finchè si trattava di ragazze attraenti le portava a casa senza andare troppo per il sottile. Scommetto che dopo aver bevuto qualche drink, avrebbe cominciato a sproloquiare su quanto la amava. E poi dopo un altro paio di birre le cose si sarebbero fatte un po’ più sporche. Ogni volta ero costretto ad avere il privilegio di essere messo a parte di tutte le informazioni che riguardavano i loro momenti romantici e semplicemente su quanto le cosce di Bo fossero perfette per avvolgersi intorno al calore del corpo di Harry… “Haz, stai diventando uno sfigato” lo accusò Zayn scherzosamente. Mi ritrovai ad essere d’accordo con lui. L’Harry che conoscevo io sarebbe stato capace di spaccarti la faccia anche solo se per sbaglio gli avessi urtato un gomito al bar. Ehm, in effetti forse stavo un po' esagerando. “Beh, io non penso che tu sia uno sfigato” lo rassicurò Bo, stringendogli la mano. Rimase abbracciata a lui, spostando il braccio a cingere la sua schiena. “Bo, tu non hai alcuna autorità in questa discussione”. “Perché?” protestò lei. Non era ovvio? “Perché ovviamente penseresti in qualunque circostanza che Harry sia fantastico, tralasciando ogni dettaglio. Tu non puoi essere imparziale perché te lo scopi”. Mi sarei aspettato che lei si stringesse ancora di più a Harry, fortemente imbarazzata dal mio commento. Ma rimasi sorpreso quando tutto ciò che ottenni fu solo una lieve sfumatura di rosa sulle sue guance. Invece spostò la mano sulla coscia di Harry, palpandogli la parte superiore della gamba. Era più che strano vederlo come il fidanzato di qualcuno. “Ed è anche una buona persona con cui scopare, tra l’altro” rispose lei tranquillamente, con gli occhi volutamente fissi sul suo viso. “Oi, oi!” rumoreggiò Niall.

Dark (storia di H28, traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora