Capitolo 33

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*Continuo Flashback*
"E' meglio per te che questa volta il numero sia giusto, Lou." Dissi in modo burbero.

"Haz, rilassati. Non abbiamo provato poi tante volte." Si giustificò.

"Venti." Risposi bruscamente. "Credevo fossi bravo in questo tipo di cose. Ti ci sono voluti in tutto tre minuti per trovare il numero e l'indirizzo di quella ragazza."

Non riuscii a trattenere una risata. Louis rimase in silenzio.

"Ti ricordi, quella con l'enorme..."

"Lo so, lo so." Tagliò corto piuttosto scocciato. "E credevo fossimo d'accordo sul fatto che non avremmo più parlato di quell'incidente."

Avevo ancora il telefono attaccato all'orecchio quando tornai nella mia camera da letto, stringendo nella mano una tazza di thè. Presi piccoli sorsi della bevanda bollente, fermando lo sguardo sulla bellezza ancora addormentata nel mio letto: il suo corpo ora era aggrovigliato nelle coperte.

"Ce l'ho." Disse Louis.

Dettò poi un numero che velocemente segnai.

"Sei sicuro?"

Non avevo molta voglia di fare un'altra telefonata inutile.

"Si, c'è scritto "Styles" nel database." Ci fu una pausa. "Haz, mi devi un favore. Se mi beccano ad hackerare..."

"Amico, rilassati." Dissi utilizzando lo stesso tono che lui aveva usato prima. "Sappiamo entrambi che l'hai già fatto prima e che probabilmente lo farai di nuovo."

"Questa è un'altra storia." Rispose, ma colsi una punta di ironia nella sua voce.

Poggiai la tazza sul comodino accanto al letto, lanciando un'occhiata a Bo per assicurarmi che stesse bene prima di uscire dalla stanza e dirigermi verso la cucina. Il mio nervosismo fu chiaro quando deglutii, e sapevo che Louis se ne accorse.

"Harry, buona fortuna." Disse a bassa voce, senza più alcun accenno di divertimento nella voce.

"Grazie, Lou."

Attaccai il telefono, osservando in basso i numeri scarabocchiati sul pezzetto di carta. Mi passai le dita tra i ricci disordinati, sfregandomi il viso con la mano. Tutte le mie paure cominciarono a bombardarmi la mente: un rifiuto, la mia famiglia che non mi avrebbe voluto. Ecco ciò di cui avevo più paura. Credo che avevo rimandato tutto quel tempo perchè una piccola parte di me sperava che loro mi avrebbero amorevolmente voluto di nuovo con loro. Ma sapevo che non era questo il caso.

Il mio cuore sussultò al pensiero che questa sarebbe potuta essere l'ultima volta che avrei parlato con loro. Tuttavia mi obbligai a scacciare questo pensiero, prendendo un profondo respiro e componendo il numero sulla tastiera.



JESS' POV:
Stavo aspettando che mia madre tornasse, essendo uscita per comprare qualcosa come delle buste di thè. Vagai senza meta per il salotto: lei teneva sempre la casa ordinata, e mi ricordai di quando sgridava costantemente Harry per fargli raccogliere i calzini sporchi dal tappeto mentre lui si lamentava. Sorrisi debolmente quando il mio sguardo si spostò sulla fotografia che era sempre rimasta sul piccolo tavolino nell'angolo. Eravamo io ed Harry, i suoi riccioli erano scompigliati essendosi appena liberato dal mio strangolamento giocoso; entrambi sorridevamo alla macchina fotografica mentre mia madre scattava la foto.

Spesso mi chiedevo dove fosse in quel momento, cosa stesse facendo, se gli mancassimo. Erano passati quattro anni da quando l'avevamo visto l'ultima volta, quattro anni da quando se ne era andato. Il mio piccolo fratellino, soli sedici anni quando si era scagliato contro il mio fidanzato del momento. Scossi la testa, cercando disperatamente di scacciare quegli orribili ricordi. Noi eravamo scioccate. Era stato costretto a crescere troppo in fretta, prendendosi le responsabilità dell'unico maschio della famiglia. Avevo assistito a quando Harry l'aveva picchiato quasi fino alla morte, facendomi capire che uomo crudele e disgustoso stessi frequentando. Ma era troppo tardi: Harry se ne andò quella sera stessa.

Avevamo cercato in tutti i modi di trovarlo, ma era come se lui fosse sparito dalla faccia della Terra. Sobbalzai quando il tefefono squillò, asciugandomi velocemente le piccole lacrime che non mi ero accorta avessero iniziato a scendere sulle mie guance. Mi schiarii la voce prima di premere il pulsante verde.

"Pronto?"

"Oh, ciao, c'è umm, Kathy Styles?" Balbettò una voce roca.

Aggrottai leggermente le sopracciglia prima di rispondere.

"No, è appena uscita. Sono sua figlia, posso prendere il messaggio per lei?"

Le mie mani cercarono un block notes e una penna per scrivere. Mi schiarii la voce, cercando di ricevere una risposta da quella misteriosa chiamata. La linea era silenziosa dall'altro lato.

"Posso farla richiamare?" Suggerii.

Stavo per mettere giù il telefono pensando che fosse caduta la linea quando una voce maschile parlò di nuovo.

"Jessy?" Sussurrò.

Rimandai indietro il groppo in gola, sentendo il cuore battere forte contro il mio petto. Non poteva essere. L'unica persona che mi chiamava in quel modo.... Improvvisamente mi sentii quasi svenire.

"Oh mio dio."

Il telefono mi scivolò dalla mano, colpendo il pavimento. Chiusi forte gli occhi, dimenticandomi per un attimo della realtà mentre mi perdevo tra i miei pensieri vorticosi. Dopo qualche secondo la mia mente si ricollegò al mio corpo e caddi sulle ginocchia, afferrando velocemente il telefono.

"H-Harry?" Lo chiamai disperatamente.

"Stai bene?" Mi chiese.

Riuscivo a sentire un pizzico di divertimento nel suo tono, insolente come al solito.

"Il mio fratellino." Mormorai, sentendo le lacrime bagnarmi gli occhi. "Dove sei?"

"Sono nel mio appartamento." Il suo tono mi lasciò intendere che stesse roteando gli occhi al cielo.

"Oh mio dio, hai un appartamento." Confermai a bassa voce. "E la tua voce è diventata così profonda."

Per me lui era ancora solo un ragazzino di sedici anni. Uno strano adolescente con dei disordinati capelli ricci.

"Jessy, ho vent'anni." Confermò ciò che era ovvio.

Le lacrime avevano ricominciato a formarsi, scendendo lungo le mie guance. Ci eravamo perse quattro anni della sua vita. Il mio cuore sobbalzò al pensiero di lui che ormai viveva per conto suo. Se ne era andato quando era ancora un ragazzo. Non riuscivo a sopportare il pensiero di ciò che era passato per la sua mente quattro anni fa: la nostra reazione a ciò che era successo nel giardino sul retro gli aveva fatto pensare che le persone che lui amava fossero terrorizzate da lui.

"Ci sei mancato, Harry." Sussurrai. "Mio dio, ci sei mancato così tanto."

I miei singhiozzi divennero irregolari mentre cercavo di tenere a freno le emozioni. Scivolai lentemente sul pavimeno, tenendo stretto il telefono al mio orecchio, disperata di voler sentire la sua voce. Disperata di non perderlo di nuovo.

"Ti prego Jess, non piangere." Mormorò Harry.

"Voglio vederti." Singhiozzai.


***


HARRY'S POV:
Non riuscii a mandar via il sorriso dal mio viso mentre camminavo di nuovo verso la camera da letto. Ci saremmo rivisti. Dopo quattro anni avrei finalmente visto mia madre e mia sorella di nuovo. I miei occhi si illuminarono quando vidi Bo. Era tutto grazie a lei, alla bellissima, cocciuta, ragazza di fronte a me. Se non fosse stato per lei non avrei mai provato: sarei andato avanti con la mia vita, continuando a pensare che la mia famiglia non volesse avere assolutamente nulla a che fare con me. Il sentimento di smarrimento, di non essere amato avrebbe continuato costantemente a pesare nel mio petto.

Lei era sveglia, seduta, le ginocchia piegate mentre rimaneva appoggiata con le spalle alla spalliera del letto. La sua mano si spostò velocemente tra i suoi capelli, cercando di domare le ciocche ondulate.

"Ciao, bellissima."

Lei sorrise timidamente, sussurrando a voce bassa un "Buongiorno".

Strisciai verso la fine del letto, Bo si prese il labbro inferiore tra i denti.

"E' il mio thè?" Chiesi divertito, sollevando le sopracciglia.

"Ora è mio."

Amavo quando scherzava con me. Un sorriso comparve sulle mie labbra mentre afferravo la tazza dalla sua presa, riapoggiandola sul comodino accanto al letto. La sua innocenza venne fuori chiaramente quando spalancò gli occhi; le mie mani afferrarono le sue caviglie e in un movimento veloce la tirai per farla distendere di schiena sotto di me. Le sorrisi, spostando il mio tocco lungo il suo corpo coperto da una delle mie magliette.

"Beh, tu sei mia." Sussurrai.


***


JESS' POV:
"Credi che verrà?" Chiesi ansiosamente a mia madre.

"Certo che verrà." Mia madre mi sorrise per rassicurarmi, ma sapevo che era nervosa almeno quanto me. "Potrebbe aver fatto semplicemente tardi."

Entrambe ridemmo: Harry non era mai stato un tipo puntuale. Girai la cannuccia nel bicchiere, guardando le bollicine formarsi mentre parlavamo. Io e mia madre ci eravamo avvicinate molto dopo la partenza devastante del mio fratellino. Il pensiero di perdere un altro membro della famiglia era indescrivibile. Essere soli... lui era solo.

"Credi che lo riconosceremo?" Le chiesi.

Sperai che i suoi capelli non fossero cambiati: i ricci e le fossette erano il suo segno di riconoscimento, insime al sorriso sfacciato. Quando mia madre non rispose guardai verso di lei, ma il suo sguardo era ora rivolto verso la porta, la sua bocca si dischiuse leggermente prima che la coprisse con la mano. Mi voltai sul mio sgabello per vedere un ragazzo alto, dei ricci scendere sulla sua fronte prima che li spingesse indietro. I suoi occhi verdi vagarono per il locale, la sua bocca si piegò in un sorriso sfrontato quando ci individuò. Non riuscii a muovermi dalla mia posizione esattamente come mia madre. Sarei caduta sul pavimento se avessi provato ad alzarmi.

Lui si avvicinò a noi, con la camicia di jeans abbottonata fino alla cima e delle converse bianche. Le nostre teste si sollevarono quando si fermò davanti agli sgabelli sui quali eravamo sedute. Era molto più grande, molto più alto. I miei occhi scrutarono attentamente il suo viso: la sua mascella era più definita, sulla pelle liscia c'era appena un accenno di barba. I capelli di Harry erano più lunghi, ancora ricci anche se non così stretti come lo erano quando era più piccolo. Ma furono i suoi occhi ad attirare la mia attenzione: una profonda sfumatura di verde... scuri.

Mi madre si alzò per prima, avvolgendo strettamente le braccia intorno al suo bacino e affondando il viso nel suo fianco mentre lui la teneva stretta al suo corpo. Harry sorrise, guardando me mentre alzava il suo braccio libero offrendomi un abbraccio. Balzai in piedi, accettando velocemente l'offerta. Poggiai la testa sul suo petto forte, sentendo le lacrime scendere lungo le mie guance.

"Harry." Piansi sottovoce.

Mia madre era ancora stretta a lui quando io mi allontanai, guardando in alto verso il suo viso. Non riuscivo a credere che fosse davvero lui. Dopo tutto il tempo che era passato non credevo che l'avrei mai visto di nuovo.

"Sei così alto." Commentai.

"Questo o siete diventate entrambe più basse." Rispose Harry in tono scherzoso.

"La tua voce è più profonda."

"Me l'hai detto già al telefono." Rise.

Non riuscii a non sorridere sentendo di nuovo la sua risata. Il mio sguardo si spostò su tutto il suo corpo, le mie mani raggiunsero il suo braccio libero. Sentii la mia bocca dischiudersi leggermente quando strinsi i suoi bicipiti.

"Merda, i tuoi muscoli sono enormi." Dissi incredula.

Non risucivo ancora a togliermi dalla testa l'immagine dello strano ragazzino di sedici anni. Il suo corpo aveva perso tutti gli accenni di grasso che aveva prima: i suoi muscoli erano cresciuti e si erano definiti.

"Ora potresti non riuscire a strangolarmi." Mi prese in giro.

"Non riesco a credere che sei davvero tu." Sussurrai.

Tuttavia pensando a tutto il tempo che avevamo passato separati non riuscii a bloccare i ricordi orribili di mia madre che piangeva tutte le notti, desiderando di aver potuto fare qualcosa per far sì che Harry non se ne andasse. Entrambe eravamo distrutte dalla sua scomparsa. Il dolore tornò in tutta la sua forza; era quasi come se lui fosse morto. Le sensazioni con cui io e mia madre eravamo state lasciate erano identiche a quelle che si provano quando ad una persona amata viene strappata la vita.

Allontanai il suo braccio, vedendo l'espressione improvvisamente confusa di Harry. Il mio pugno colpì forte il suo petto.

"Oww." Harry sfregò il punto dolorante.

"Ci hai abbandonate." Singhiozzai. "Quando avevamo bisogno di te, tu ci hai abbandonate."

L'ironia nei suoi occhi scomparve. Mi madre si allontanò da lui mentre entrambe guardavamo il ragazzo che ci aveva lasciate; rimanemmo vicine, le mie dita strinsero forte una sua mano. Mia madre era rimasta silenziosa durante quella riunione. Era molto per lei, soprattutto perchè lei non aveva avuto la possibilità di parlare con lui al telefono.

"N-non credevo che voi mi voleste." Disse a bassa voce. "Non dopo quello che è successo."

Le parole di Harry mi spezzarono il cuore. Sembrava quasi un bambino: il suo grosso fisico non era in grado di mascherare tutta la vulnerabilità che ancora possedeva.

"Sei un completo idiota, Harry. Certo che ti volevamo. S-sei mio fratello, ti vorrò sempre bene."

Si morse il labbro quando abbassò la testa. I ricci caddero sul suo viso mentre afferrava le nostre mani, quasi come se avesse paura di lasciarci andare.

"Mi dispiace." Sussurrò.

Tentai disperatamente di trattenere le lacrime. Sapevo che Harry aveva deciso di incontrarci in un luogo pubblico per evitare una scenata.

"Oh dio." Mormorò mia madre.

La sua mano libera afferrò la parte di dietro del suo collo, tirandolo verso il basso. La sua testa rimase sulla sua spalla mentre lei gli accarezzava i riccioli. Lo sentii tirare leggermente su con il naso, continuando a stringere forte la mia mano.

"Mi dispiace." La sua voce si spezzò mentre ripeteva quelle parole.

"Va tutto bene, tesoro." Lo confortò mia madre.


***


Ci spostammo dal bar ad uno dei tavoli del ristorante. Lo shock di aver rivisto Harry pian piano stava iniziando a svanire.

"Dov'è la tua collana?" Gli chiesi.

La collana che gli era stata data per il suo sedicesimo compleanno. Non si era mai tolto quel regalo di dosso.

"Ora la indossa qualcun altro."

Aggrottai le sopracciglia, non capendo davvero perchè l'avesse data via, aveva significato molto per lui. Tuttavia la mia mente si soffermò subito sulle sue parole amorevoli; un sussulto lasciò le mie labbra mentre un sorriso mi apriva sul mio viso quando lui mi sorrise timidamente.

"Come si chiama lei? ...L-lui?" Chiesi subito.

Lui scosse la testa ridendo.

"Jessy, mi piacciono le ragazze." Protestò.

Stavo per parlare di nuovo quando una cameriera dal seno piuttosto accentuato si avvicinò con le nostre bevande. Lanciò solo una veloce occhiata e me e mia madre, la sua attenzione era completamente rivolta ad Harry che però sembrava impassibile alle attenzioni della ragazza verso di lui.

"Posso portarvi qualcos'altro?"

La sua scollatura lasciava poco all'immaginazione; lei continuava a guardarlo da sotto le ciglia finte.

"No, stiamo bene così, grazie." Harry guardò noi due.

Il mio stomaco era stato sottosopra tutto il giorno al pensiero che avrei visto di nuovo mio fratello, quindi non avevo mangiato nulla. Non avevo nemmeno fame. Annuimmo e la cameriera sbuffò a bassa voce prima di allontanarsi. Guardai Harry, il quale non sembrò notare le non poi tanto sottili avances della bionda.

"E a quanto pare alle ragazze piaci tu."

Lui scosse i ricci, sorridendo. Lanciai uno sguardo agli altri tavoli. Era vero, numerosi occhi femminili stavano osservando curiosamente Harry: degli sguardi lussuriosi si spostavano su e giù lungo il suo corpo. Improvvisamente sentii un'istinto di protezione nascere dentro di me: era il mio fratellino che stavano mangiando con lo sguardo. Rivolsi un'occhiataccia ad una ragazza in particolare; lei apparve leggermente agitata prima di tornare alla conversazione con quello che supposi fosse il suo fidanzato.

"Parlaci di lei." Mi madre sorrise.

Il mio sguardo sfrecciò di nuovo al nostro tavolo. All'improvviso divenni curiosa di sapere chi avesse chiaramente colpito così tanto Harry.

"Come si chiama, quanti anni ha, come vi siete conosciuti? ...Possiamo incontrarla?"

"Jessy, fermati." Harry ridacchiò.

Si prese nervosamente il labbro inferiore tra i denti, spostando lo sguardo da mia madre a me. Sorrisi quando cominciò ad agitarsi sulla sua sedia: la preoccupazione di Harry lo faceva sembrare più piccolo, il ragazzo che ricordavo.

"Si chiama Bo." Abbassò la testa, cercando di nascondere il rossore che si stava diffondendo sulle sue guance. "E' bellissima." Mormorò a bassa voce.

"Awww, Hazzzzz." trillai, venendo subito avvertita di fare silenzio in modo piuttosto rude.


***


*Fine del Flashback*

BO'S POV:
La sua bocca era dischiusa mentre russava leggermente. Sorrisi osservando i capelli di Harry, un ammasso di riccioli poggiati disordinatamente sul cuscino. La mia mente ripensò a ciò che mi aveva detto la notte precedente.
Ero felicissima del fatto che avesse ripreso i contatti con la sua famiglia e, dallo sguardo che aveva mentre mi raccontava tutto, avevo come la sensazione che tutto fosse andato bene. Questo spiegava le costanti telefonate, fatte ovviamente da sua sorella e sua madre per assicurarsi che andasse tutto bene.

Harry grugnì leggermente quando mi mossi con attenzione, scivolando giù nel letto. La coperta si abbassò con me, scoprendo il suo petto muscoloso chee si alzava e abbassava, ma lui non sembrò importarsene della mancanza di lenzuola, ancora completamente addormentato. Era adorabile.

Le mie labbra sfiorarono la pelle liscia del suo stomaco prima di scendere più in basso. Lasciai piccoli baci sul suo fianco sinistro. Harry si mosse leggermente a quei gesti. Guardai in alto, vedendo delle lunghe ciglia ancora poggiate sulle sue guance rosee. Sorrisi, agganciando delicatamente le dita nell'elastico sui suoi fianchi, abbassandolo lentamente per avere un maggiore accesso. Continuai poi a lasciargli leggeri baci, spostandomi sulla linea di peli al di sotto dell'ombelico.

Mi morsi un labbro per non ridere quando le mie dita tirarono delicatamente verso il basso l'elastico da sotto il suo ombelico. Non raggiunsi il mio obiettivo; le grandi mani di Harry afferrarono i miei polsi, tirandomi su sul letto. I suoi occhi erano ancora chiusi mentre mi stendevo su di lui, facendolo gemere quando ridacchiai.

"Cosa mi stai facendo, ragazza?" Chiese la sua voce roca.

Sfiorai la sua guancia con le dita, incoraggiandolo delicatamente a permettermi di vedere le sue luccicanti iridi verdi che amavo.

"'Giorno, bellissimo." Sorrisi.

Lui sorrise, fissando lo sguardo sul mio viso. Passarono un paio di minuti prima che parlasse, aggrottando leggermente la fronte confuso.

"Volevi svegliarmi con un pompino?"

Le mie guance arrossirono quando sfregai il viso nel suo collo, mentre l'imbarazzo prendeva il controllo di me. La mia intenzione non era davvero svegliarlo in modo così intimo, ma non lo negai: gli avrei fatto credere che quello era il mio piano semplicemente perchè così era più divertente. Magari lo avrei svegliato in quel modo un'altra volta. Il mio viso arrossì al pensiero.

"Perchè posso sempre tornare a dormire e lasciarti riprovare." Suggerì sfacciatamente.

Sussultai alla sua proposta, colpendolo leggermente sul petto mentre lui rideva.

Poco dopo aver subito il solletico di Harry mi feci una doccia, preparandomi velocemente per andare a lavoro. Intrecciai i capelli bagnati lungo la mia schiena, stringendo la fine con le dita mentre li legavo con il fermaglio che Harry mi aveva dato. Stavo proprio per andare da lui in cucina quando sentii qualcuno bussare alla porta d'ingresso.

"Bo, puoi andare tu?" Disse Harry.

"Certo."

Mi tirai su la maglia scollata prima di camminare verso l'ingresso. Afferrai la maniglia fredda prima di aprire la porta. Non riuscii ad evitare di fare un passo indietro: l'uomo alla porta era enorme, la sua altezza faceva ombra su di me, più o meno come quella di Harry. La mia bocca sembrò seccarsi quando guardai in alto verso di lui, osservando un sorriso curvare le sue labbra.

"Hmm, mi aspettavo qualcuno un po' più alto." Scherzò. "C'è Harry?"

Dei tatuaggi coprivano una delle sue braccia forti, colorando di tonalità scure la sua pelle. L'inchiostro si fermava alla manica della sua maglietta. Deglutii per scacciare la paura prima di voltarmi all'indietro verso l'appartamento.

"Harry." Lo chiamai.

Il mio sguardo scattò di nuovo verso la porta quando sentii una grande e sudata mano sulla mia spalla. Rimasi immobile, il suo tocco salì sul mio collo per afferrare il mio mento. Il suo sorriso era tutt'altro che amichevole mentre degli occhi di ghiaccio si spostavano sul mio petto.

"Sei la ragazza di Harry?"

Ripensai all'ultima volta che qualcuno mi aveva fatto la stessa domanda. Jake. La mia risposta era stato un "no" deciso, ma tante cose erano cambiate da allora. Il ragazzo con un'inconfondibile oscurità nascosta nei suoi meravigliosi occhi verdi mi aveva fatto tornare sui miei passi; letteralmente, in alcuni casi.

"Si." Risposi piuttosto duramente prima di spingere via il suo polso da me. "Harry!" Gridai urgentemente alle mie spalle.

Il ragazzo dai capelli ricci apparve immediatamente qualche secondo dopo. Dei pantaloncini erano appoggiati sui suoi fianchi mentre si infilava una maglietta, dirigendosi velocemente nella nostra direzione. Sembrò tutt'altro felice della situazione che si ritrovò di fronte. Affrerrò il mio braccio nella sua mano grande, tirandomi delicatamente dietro di sè. Rimase fermo in modo protettivo prima di voltarsi verso di me.

"Vai e aspettami in salotto." Disse a bassa voce.

Strinsi delicatamente la sua mano prima di obbedire, muovendomi velocemente verso il salone. Lo sguardo di Harry ora era su quello che, a quanto pare, era un ospite non gradito. Le mie dita strinsero lo stipite della porta, sbirciando per poter seguire la conversazione.

"Che diavolo vuoi?" Chiese Harry a denti stretti.

"Mi hanno mandato per accertarmi che non ti tirassi indietro per stasera." Quasi rise.

"Ci sarò." Il tono di Harry era duro.

Guardai ansiosamente la conversazione tra i due uomini imponenti. Il mio cuore sobbalzò quando vidi le dita di Harry stringersi lentamente in un pugno lungo il suo fianco. Tuttavia il mio sguardo si spostò sull'uomo che guardò oltre Harry verso di me: il sorriso sulle sue labbra mi spaventò, anche se sapevo che Harry non gli avrebbe mai permesso di avvicinarsi a me. La natura iperprotettiva di Harry sarebbe prevalsa e l'uomo sarebbe stato sbattuto al suolo in pochi secondi.

"Mi piacerebbe vedere lì anche lei." Sorrise il ragazzo.

Il mio corpo s'irrigidì. Gli occhi verdi di Harry cercarono i miei, la loro morbidezza s'indurì prima che lui si voltasse e colpisse il ragazzo sul petto. L'uomo inciampò leggermente all'indietro.

"Fottiti." Sputò Harry rabbiosamente.

"Nah amico, piuttosto mi fotterei lei." Rise.

La porta fu velocemente sbattuta davanti alla sua faccia. Il respiro di Harry era irregolare mentre la sua schiena premeva contro il legno: sapevo che stava cercando disperatamente di aggrapparsi alla poca calma che gli era rimasta. Mi mossi esitante verso di lui, consapevole del fatto che fosse ancora furioso.

"Harry?"

La mia voce era calma. La sua testa rimase bassa, il suo sguardo non incontrò il mio mentre si concentrava per ritrovare un'equilibrio. La mia mano si alzò esitante sulla sua testa, le mie dita accarezzarono delicatamente i suoi ricci; sapevo che questo lo calmava. Il suo profondo sospiro mi confermò che il mio tentativo stava funzionando. La mia testa si piego leggermente, trovando il calore della sua guancia dove lasciai un piccolo bacio.

La sua testa si alzò e il suo sguardo incontrò il mio, ancora cauto. Sobbalzai quando afferrò le mie mani, stringendole mentre il suo pollice accarezzava il dorso.

"Ti ha fatto del male?" Disse, aspettando ansiosamente che rispondessi.

"No." Risposi, non volendo provocare una sua inutile reazione.

Guardai in basso verso le nostre mani, osservando quelle di Harry molto più grandi delle mie. Questo semplice dato di fatto mi faceva sentire sicura in sua presenza.

"Quando ti ho sentita gridare il mio nome..." La sua voce si spezzò.

"M-mi ha solo spaventata." Lo interruppi.

La postura di Harry sembrò rilassarsi un po', le sue labbra lasciarono un morbido bacio sulla mia bocca. Premette la fronte contro la mia, facendo in modo che entrambi inalassimo in respiro dell'altro. Delle lunghe ciglia mi solleticarono la pelle.

"E' lui il ragazzo con cui devi combattere stasera?" Gli chiesi a bassa voce.

"No, no lui è quel coglione del fratello." Nel tono di Harry c'era disgusto.

Le mie dita si strinsero intorno alle sue, un groppo si formò nella mia gola.

"Non voglio che tu combatta." Sussurrai, le lacrime riempirono i miei occhi.

Le braccia forti di Harry mi strinsero in un abbraccio protettivo, chiudendo il mio corpo nel suo.

"Lo so, piccola."

Dark (storia di H28, traduzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora