Capitolo 8

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Michael's pov

Avevo completamente perso la cognizione del tempo. Era sicuramente passata più di mezz'ora da quando, in lacrime, avevo lasciato il mio appartamento in compagnia di Rowin, lasciandomi alle spalle il dolore, la vergogna, la rabbia che gravitavano attorno all'aver trattato Esmeralda così male. Non era la prima volta che le mettessi le mani addosso, prima succedeva continuamente e sempre per i motivi più stupidi; generalmente, Esmeralda rispondeva sempre alle botte che le davo e finivamo per sembrare due lottatori di boxe che scendevano dal ring.

Ad ogni modo, era da anni che non alzavo un dito contro di lei; mi ero ripromesso di non farlo più dopo un brutto periodo che Esmeralda passò in ospedale, ma stasera ho rotto quella promessa, sporcandomi di nuovo le mani di qualcosa che mi faceva sentire un totale mostro. Non ero mai arrivata a quello, a cercare di ammazzarla - perché era questo, ciò che avevo fatto - e la cosa mi stava facendo sentire male, peggio di come mi sentissi prima. E il fatto di averla lasciata sola, nonostante fosse stato il suo volere, era pure peggio. Esmeralda era una persona instabile, ed io non sapevo a cosa sarebbe arrivata per distrarsi dal dolore che sicuramente provava, per non pensare al fatto che il suo fidanzato la volesse morta, per punirsi; perché io lo sapevo, che i lividi che le lasciavo io non erano gli unici a solcare la sua pelle. Esmeralda si faceva del male ogni volta che succedeva qualcosa tra di noi, ogni volta che si arrivava alle mani, ogni volta che il sospetto si impadroniva della sua mente. Tagli, bruciature, graffi, arrivava persino a strapparsi i capelli da testa e a spegnersi le sigarette sulle cosce; io lo sapevo e non ho mai fatto niente per aiutarla, se non fare finta che andasse tutto bene fino al prossimo litigio. Ero stato un vero mostro, con lei, e continuavo ad esserlo.

In quel momento era come se fossi solo in auto; Rowin s'era addormentata dopo aver rinunciato a scoprire cosa fosse successo e l'unica cosa che avevo a farmi compagnia erano le sigarette - che tra l'altro mi stavano per finire - e la pioggia che continuava a battere contro il tettuccio dell'auto, finendomi in parte addosso a causa del finestrino lasciato aperto per arieggiare. Non mi importava molto di bagnarmi, anzi, l'acqua gelida che mi scorreva sul volto era quasi un toccasana. Si confondeva con le mie lacrime, mi dava la sensazione che qualcuno dall'alto mi stesse punendo per i miei peccati, trafiggendomi con mille punture d'acqua gelata.

«Mmh, la smetti di fumare in auto? Non riesco a dormire così», borbottò Rowin dai sedili di dietro, facendomi sobbalzare. Quasi m'ero dimenticato della sua presenza.

Mi voltai verso di lei dopo aver spento l'ultima sigaretta del pacchetto. «La mia auto, le mie regole. Te l'ho detto che potevi restare a casa».

Rowin mi guardò scettica, stringendosi nella giacca che le avevo dato per coprirsi. Mi ricordai di chiudere il finestrino. «E restare con Esmeralda in piena crisi isterica e lasciare te da solo? Neanche per sogno. Se non ci fossi io in quest'auto credo che l'avresti già spinta giù da una scogliera. Con te dentro», sbottò in disappunto, facendomi ridere. E dire che ci avevo pensato sul serio, a mettere una fine a quella vita di merda che facevo... Però questo Rowin non avrebbe dovuto saperlo.

«Sono troppo codardo per farla finita», rivelai, sospirando, «Il massimo che avrei potuto fare sarebbe stato comprare una bella bottiglia di Whisky e due pacchetti di sigarette, bere e fumare in auto ed autocommiserarmi fino all'alba, quando poi sarei tornato a casa per trovarla vuota come al solito».

«A me sembra ciò che hai intenzione di fare lo stesso. Però la bottiglia di Whisky non sarebbe proprio male, eh. Se solo avessi qualche spicciolo in tasca...», borbottò Rowin, facendomi ridere.

«Devo portarti da qualche parte, non è sicuro per te qui fuori».

Rowin alzò gli occhi al cielo. «Parli come se fossimo in zona di guerra ed io fossi una bambina ignara delle bombe», sbottò, sarcastica, «Non devi scaricarmi da nessuna parte, posso stare qui. James non verrà a cercarmi prima di domattina, non tiene a me abbastanza da cercarmi a notte fonda, nel bel mezzo di un temporale. Non si sarà neanche accorto della mia assenza in casa, ubriaco e intento a scopare con qualche puttana trovata per strada».

Haunting || Michael Clifford (Esmeralda sequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora