Capitolo VII Cassandra

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La ragazza si era svegliata quando due donne erano entrate come delle furie nella stanza.
Alexander le aveva seguite fuori.
Cassandra era rimasta qualche secondo stesa nel letto a ripensare alle ultime cose che le erano successe.
Il naufragio, la scoperta di essere una semidea, la morte dei suoi genitori, la profezia...
Si era alzata dopo una decina di minuti e aveva scostato la tenda.
Seduto sul letto accanto c'era un uomo sui diciotto anni.
Era biondo, portava dei vestiti alla moda, degli occhiali da sole firmati e giocava con le cuffie del suo iPod.
Dando un rapido sguardo a tutte le firme che vedeva addosso all'uomo si rese conto che lui portava più soldi sui suoi vestiti di quanto suo padre e sua madre ne guadagnavo in un anno intero.
Aveva un sorriso arrogante e spavaldo, ma al tempo stesso sembrava preoccupato.
-Ti sei svegliata!- disse l' uomo con un largo sorriso.
-Mi spiace, io...- Cassandra fece per tornare al suo letto, ma l'altro la fermò - no...no io non sono ferito. Stavo aspettando te-
-Aspettavi me? Perché?-
-Perché è mio dovere spiegarti come vanno le cose qui, siediti-
Le fece cenno di sedersi sull'altro capo del letto.
Cassandra, anche se riluttante, lo fece.
-Innanzitutto vorrei che mi spiegassi questa storia che sono una semidea-
-è semplice- rise l'uomo -tua madre è mortale e tuo padre è un dio...-
-Si, fin qui ci ero arrivata, ma io avevo due genitori. Mio padre mi ha detto che non lo era veramente, ma stava scherzando...-
L' uomo si fece scuro in volto -Tu sei stata più fortunata degli altri. Tu, almeno, un padre lo hai avuto, e credo che il tuo vero genitore divino non avrebbe il diritto di rimpiazzarlo-
-Concordo-
L' altro sorrise debolmente - è una tua scelta, penso che tuo padre capirebbe-
-Sembra che tu ne sappia abbastanza- fece notare Cassandra.
-Sono qui da più tempo di te- si strinse nelle spalle l' uomo.
-Chi è? Mio padre, intendo- aggiunse la ragazza.
-è lui che ti deve riconoscere. Non avere fretta, comunque-
-Non ne ho, tanto ho capito come vanno le cose. Mio padre potrebbe riconoscermi quando avrò la tua età, o dopo... credo che a lui non importi niente di me. Pensi la stessa cosa anche tu del tuo? O scusa! Non so neanche il tuo nome e ti chiedo una cosa del genere!-
-Non preoccuparti. Io sono figlio di Zeus- lo disse come se fosse ovvio e che non avrebbe dovuto metterla in soggezione. Fece una pausa, come per cercare di ricordare il proprio nome -Il mio nome è Jason Grace, comunque- il suo sorriso si fece incerto, come per controllare nella memoria di non aver fatto un errore - riguardo a mio padre... ci sono stati alti e bassi, no? Penso anche tu con il tuo, in fondo-
-Con il mio vero padre. Quel dio che sostiene di esserlo è solo un illuso. Ma che sciocca, sostiene, lui non sostiene un bel niente, non gli importa se io accetto questa situazione o no. Essere strappata dal proprio mondo, dalla propria famiglia...-
Cassandra si ricordò le parole del padre prima di morire, che il suo vero genitore divino sapeva che sarebbero morti.
-Lui lo sapeva e non ha fatto niente!- esclamò Cassandra alzandosi - Lo sapeva! Non solo non si è fatto vedere in tutti questi anni, ma ha anche fatto morire la mia famiglia!-
Le lacrime uscirono senza che lei potesse fermarle, ma non era tristezza.
Era rabbia. Sentiva l'odio verso quel dio, chiunque fosse, insinuarsi nel suo petto fino a farle fare male il cuore, le costole, lo stomaco...
Tutto si stava sciogliendo come se l'odio fosse stato un acido.
Jason la guardava come se la capisse, o come se fosse colpa sua, in ogni caso la sua tristezza la calmò.
Si rimise a sedere.
-In ogni caso ora hai una nuova famiglia, e non parlo di tua padre. Qui avrai dei fratelli, dei cugini, degli amici-
-Fantastico- lo disse senza espressione perché i sentimenti erano contrastanti.
Non voleva vedere persone che avessero a che fare con suo padre e non voleva rimpiazzare la propria famiglia.
D' altro canto sapeva che trovare nuovi amici le avrebbe fatto bene, potevano avere storie simili e tirarsi su a vicenda.
-Lascia perdere tuo padre per un attimo...-
-Lui non è mio padre...- sottolineò Cassandra.
-No- approvò Jason - Ci sono altre cose di cui devo parlarti, però-
Cassandra annuì e si rimise a sedere.
Jason riprese il sorriso spavaldo -Per prima cosa devi sapere che qui sei al sicuro.
Normalmente i mostri cercano voi mezzosangue ma qui, al Campo Mezzosangue, nessuno ti farà del male-
-Ma nessuno mi ha mai attaccata, fino a oggi...-
-Ieri- precisò Jason -credo...credo che sia stato tuo padre...cioè il tuo genitore divino...a proteggerti.
Comunque qui sei al sicuro.
I mezzosangue sono divisi in Case, quando scoprirai chi è il tuo genitore divino ti assegneranno una casa. Credo che sarà presto, ora che sei arrivata al Campo.
Qui comanda un certo Percy Jackson.
A quel nome Cassandra si irrigidì.
-Fai finta di non averlo sentito prima di oggi, per il tuo bene- disse deciso Jason, poi decise che era opportuno aggiungere qualcosa -Solitamente chi lo ha già sentito non lo ha fatto in belle circostanze, da qualche anno... è figlio di Poseidone, prende ordini da lui. Non me lo farei nemico-
-Più di quanto già non lo sia- commentò depressa Cassandra.
Jason sorrise -Non fare così. Troverai degli amici-
Sorridendo e cercando di tirarla su di morale Jason le spiegò tutto quello che c'era da sapere a proposito di essere un mezzosangue.
La rassicurò dicendo che non era sola.
-E poi, tutto sommato, credo di averlo già trovato, un amico-
Jason fece una smorfia come se gli avessero appena detto che gli era morto il gatto -Credo di no. Non un amico, ma un alleato si-
-Amici? Alleati? Ma di cosa stai parlando?- chiese la ragazza confusa.
Jason si alzò ed estrasse dalle tasche le chiavi di una macchina.
Poteva essere una Ferrari o una Maserati, una macchina che valeva più della casa di Cassandra, insomma.
-Non credo di rimanere al Campo, in realtà, ma ti sei fatta un alleato potente oggi. Molto più potente di qualsiasi mezzosangue che tu possa incontrare al campo-
-Umile- sbottò Cassandra -pensavo fossi un tipo a posto-
-Alla prossima. Devo andare, prima che qualcuno mi veda qui-
-Ti veda qui? Oh mio Dio un ricercato!- esclamò Cassandra.
Il ragazzo le sorrise e saltò fuori dalla finestra.
Cassandra corse a vedere dove era finito, ma Jason era scomparso.
Si ributtò a sedere sul letto dove era seduto Jason.
Dopo pochi minuti entrò un uomo biondo, occhi azzurri. Una cicatrice bianca spiccava sopra al labbro.
-Cassandra Williams, presumo- disse l'uomo stringendole la mano.
Lei annuì.
L' altro aveva circa l'età di Nico, qualche anno di più.
-Dove mi trovo?-chiese Cassandra.
-Al campo Mezzosangue- disse l'uomo sbalordito -Non lo sai? Hazel si doveva occupare di tutto, ma dopo quello che è successo a suo fratello...-
-Aspetta- lo bloccò Cassandra -è venuto qualcuno a spiegarmi tutto, si, ma era così strano che ho pensato fosse uno scherzo, è fuggito dalla finestra...-
-Ti ha detto il suo nome? Segni particolari?- chiese l' uomo ansioso.
-Io, si... si chiamava Jason. Jason Grace, mi pare-
L' uomo imprecò. Con sua grande sorpresa Cassandra comprese che si trattava di greco antico e che lei lo aveva tradotto.
-Io sono Jason Grace-

Alexander & Cassandra e gli Dei dell'Olimpo- La Statua della LibertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora