Quinta Prova pt.1

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«Tu sei cambiato e per tutti sarai il ragazzino prima imbranato e dopo eroe, quello che ha aiutato il celebre Harry Potter a sconfiggere il mago più oscuro di tutti i tempi.» la voce decisa, l'emozione a stento contenuta «Ma per me sei uguale a prima, perché l'amore va oltre il coraggio, e la forza, e la rivincita. Perché io ti prometto che noi andremo oltre, insieme e per sempre.»

E quelle parole avevano un significato profondo, bellissimo, nascosto fra le lettere e le interpretazioni.

Tutto attorno a me sembrava svanire, la sala gremita di maghi era un ricordo lontano, un'immagine sfocata di pareti bianche e vasi di tulipani disseminati un po' ovunque. Erano lontani i sorrisi delle persone che amavo, e che amo ancora, perché l'amore, come noi, va oltre tutto. Io stesso sembravo essere nella costante fase che precede la smaterializzazione, quella in cui ti trovi nel nulla, solo con te stesso e la tua voglia di andare da qualche parte e la forza mentale che ti serve per arrivarci.

Davanti a me solo una donna, oggettivamente una strega eccezionale e dal grande carisma; per me prima di tutto la persona che avevo scelto di avere accanto per il resto della mia vita.

Una vita da eroe, forse.
Ma solo se lei fosse rimasta con me.

La guardai.

L'abito color canarino era lungo e stretto in vita, per poi allargarsi nel termine, dove delicatamente sfiorava le caviglie di Hannah, innalzate da tacchi non esiguamente alti. Era di tessuto semplice, arricchito sicuramente da qualche incantesimo che potesse renderlo più lucente.

Ma la cosa più luminosa era il modo in cui mi sorrideva, la felicità di quei suoi occhi scuri che sembravano allo stesso tempo brillare di una luce unica.

Avrei dovuto pronunciare il mio voto, concludere con un "ti amo" e baciarla, magari; ma non riuscivo a muovermi.

Le accarezzai i capelli, ordinati in una treccia lunga che sembrava fluttuare leggiadra sulla spalla sinistra, lei mi sorrise di rimando, come per incoraggiarmi. Attorno a noi c'era silenzio, ma sentivo gli sguardi pressanti di tutti seguire ogni mio movimento. Il mio testimone era Harry, naturalmente; mentre Hannah aveva insistito tanto per quell'Ernie Macmillan, un suo compagno di casa ai tempi della scuola, nonostante io fossi contario.

Sì, l'avrei sposata.

Era stata una cosa un po' improvvisa, la vita mi aveva fatto coraggioso ma l'insicurezza è una malattia perenne. Non va via, lascia in noi un'impronta netta, come un marchio malvagio o una bacchetta che sarà per sempre legata a noi.

Quando rividi Hannah per la prima volta dopo Hogwarts, rimasi sorpreso dal suo cambiamento radicale e dalla sua bellezza matura, come un fiore che sboccia in ritardo. Ricordai i tempi dell'Esercito di Silente, l'unica volta in cui ci eravamo parlati era quando ero riuscito a disarmare una delle gemelle Patil (non ricordo più quale) e lei mi era corsa incontro per congratularsi.

La nostra era un'amicizia strana, fatta di saluti timidi e chiacchiere brevi, sguardi e sorrisi rubati destinati a finire con l'avvento di una guerra imminente, della priorità rappresentata dal pericolo di Voldemort e dei suoi seguaci.

Ma poi la guerra era finita, e per noi era iniziata la ricerca di quella felicità perduta e del nostro qualcuno con cui condividerla.

Lei era sola al Paiolo Magico, andava avanti e indietro reggendo con la mano destra un vassoio pieno di biscotti e vivande varie. Io ero solo, perché altro non ero stato per tutto il tempo.

E le solitudini ho imparato che sono complementari, destinate a durare fino a quando l'altra metà di noi non le capovolgerà.

Ed allora quelle solitudini diventeranno sorrisi, e ricordi, e sogni, e progetti e tanto altro ancora.

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