Confronti

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«Oh, finalmente! E non fare quella faccia, che si spaventano tutti.»

La Nives si era staccata dalla finestra con un vago sorriso e l'aria pratica. Vincenzo era ancora in piedi in mezzo alla stanza, incapace di muovere un muscolo, l'ossigeno che finiva, i polmoni stretti in un pugno.

«E' la cardiologa. Lui non ci vuole andare, è cocciuto come un mulo, ma almeno parlare ci parli, adesso.» lo aveva preso per mano «Vieni in studio, dai, non morirai per due parole.»

Aveva preso il telefono, al quarto squillo, e aveva risposto

«Un attimo, glielo passo subito.»

e se l'era tirato dietro nella stanza a fianco, chiudendosi la porta alle spalle.

«Ma sta male?» aveva chiesto inutilmente Daniele a Bianca, che non poteva saperne molto, avendo incontrato Vincenzo mezz'ora prima. Lei aveva appena scrollato la testa e gli aveva allungato un caffè. Daniele lo aveva preso osservando distrattamente la doppietta abbandonata sul tavolo e pensando, chissà perché, a suo padre.

«Io esco a fumare un attimo.» aveva sommessamente detto Cardinali, aprendo la porta. Voleva restare solo, c'era un nodo che si era appena sciolto dentro di lui, e ora aveva una strana emozione liquida che gli scorreva dentro. Con la vecchiaia si diventa sentimentali, ma non per questo si sarebbe lasciato andare davanti a degli estranei.

*

La Nives gli aveva allungato l'apparecchio, pallidissima, facendo cenno alla stanza a fianco, scuotendo la testa. Lo avevano deciso insieme, gli altri non dovevano sapere del contatto preso con l'assassino, per tutelarli, pensava Vincenzo, per poter aprire una trattativa, pensava la Nives.

«Pronto.» gracchiò lui, magari aveva riappeso, aveva sentito la Nives e aveva riappeso, aveva fatto squillare quattro volte e aveva riappeso, aveva...

«Buongiorno, Vincenzo. Posso chiamarti Vincenzo?»

Una donna?

«Pronto?»

Aveva sentito male.

«Sì, pronto.»

Una donna.

«Ma chi parla?»

«Io ti parlo. Io.»

C'era un errore.

«Ma io... io volevo parlare con lui. Lui dove è?»

«Sono io lui, Vincenzo.»

«No. No, non è possibile.»

«Mi ha risposto una donna, ha fatto finta che io non fossi chi sono. Se è possibile questo allora è possibile anche il resto. No?»

Era educata. Perfino gentile. Vincenzo guardò la Nives. La Nives che poco prima aveva imbracciato un'arma in casa sua e che aveva detto a un poliziotto che gli avrebbe aperto un buco in testa. Ma la Nives non lo guardava, teneva l'orecchio vicino alla porta, la fronte corrugata. Era solo con la voce al telefono. E quella gli chiese:

«Sei ancora lì?»

Vincenzo cercò di dibattersi ancora, di respingere una consapevolezza che si faceva largo a morsi.

«Non li hai uccisi tu, i bambini.»

«Ho ucciso io i bambini.»

Qualcosa nel modo in cui aveva sempre visto il mondo si incrinò. La sua era stata un'ingenuità così totale da essere folle. E adesso il mondo perdeva uno dei suoi sensi.

Non ti faccio nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora