-E' un messaggio per noi- disse Sherlock voltandosi verso John e il detective Lestrade che ci guardavano perplessi.
-Voi avete bisogno di riposare e mangiare. Siete più scheletrici di uno scheletro! Quindi dritti da dove siete ritornati- ci ordinò John, spingendoci letteralmente fuori dall'edificio e dalla scena del crimine.
Sherlock mi fece cenno di seguirlo e dopo aver mangiato in un ristorante di sua conoscenza, ci dirigemmo a casa in taxi.
Era strano ritrovarsi a dormire con Sherlock a stringerti a sé, sotto le coperte.
Quella notte gli incubi non si fecero vedere, continuando a pensare a quanto quella situazione era strana: sentivo i riccioli di Holmes sfiorare la mia tempia, sentendo il suo respiro regolare scontrarsi sulla mia pelle.-Smettila- mi disse facendomi riscuotere dai miei pensieri.
-Eh?- chiesi non capendo.
-Smettila di pensare, è fastidioso- disse muovendosi e sistemandosi meglio nel letto, aumentando la presa intorno al mio corpo.
Sorrisi, appoggiando meglio la mia testa sul suo corpo.
Mi piaceva quel lato dolce e un po' scostante di Sherlock: nonostante appariva freddo, dentro era un gran tenerone.-Peccato che tu non dimostri il tuo lato dolce, faresti strage di donne, sai?- chiesi voltandomi appena, vedendo il suo viso rilassato in mia direzione, fare una smorfia divertente.
-Ho già la donna che amo vicino a me, le altre non mi interessano, Audrey- disse per poi aprire i suoi occhi di un blu intenso quella mattina.
Sorrisi e mi avvicinai al suo volto e gli diedi un dolce bacio.
Mi fermò dall'allontanarmi da lui con la sua mano sul mio viso a tirarmi verso di lui e baciarmi con passione.-Vuoi del tè?- chiese poi alzandosi dal letto, lasciandomi ancora tra le lenzuola, mentre si metteva la vestaglia.
-Caffè, signor Holmes- dissi sorridente, per poi vederlo andare via. Il suo telefono non smetteva di vibrare, così scelsi di prenderlo e controllarlo: era pieno di messaggi. Così decisi di leggerli: erano tutti messaggi minacciosi da una certa Lucilla Magnussen, il che mi iniziò a preoccupare appena lessi l'ultimo.
-Porterò via cosa ti è più caro in questo momento, come hai fatto tu uccidendo mio padre- lessi ad alta voce, con il cuore in gola per la paura di quelle minacce così dirette.
Subito corsi giù per le scale e con ancora in mano il telefono e lo sguardo perso, mi appoggiai con una mano al tavolo.
Sherlock si voltò a posare la tazzina di caffè vicino alla mia mano e poi si soffermò a guardarmi.-Audrey, qualcosa vi ha per caso, sconvolta?- chiese sorseggiando poi il suo tè, con molta serenità. Alzai lo sguardo verso di lui e appoggiai il telefono sul tavolo.
-Ha mai ucciso qualcuno, Holmes?- chiesi poggiando poi entrambe le mani sul tavolo.
-Penso sia un argomento irrilevante- disse alzando un sopracciglio.
-Risponda!- urlai sbattendo una mano sul tavolo, furiosa.
-Sì- disse poi abbassando la tazzina e poggiandola affianco al suo microscopio.
-Per questo una certa Lucilla Magnussen ti minaccia da almeno un mese a questa parte?!- sbottai indicando il suo Iphone difronte a me.
Non rispose e questo bastò come sì, per me, vedendolo poi osservarmi con gli occhi in due fessure, pronto a psicanalizzarmi.-Non inizi ad analizzarmi Holmes, perché sa esattamente cosa significhi essere messi da parte e mentire a chi ti circonda, quindi ora voglio sapere: perché non me lo hai detto, e non sparare cazzate perché giuro, ti sparo- dissi passandomi poi una mano nei capelli, esasperata dal suo comportamento.
-Non l'ho detto a nessuno, nemmeno a tuo padre- disse sedendosi. Alzai un sopracciglio, guardandolo a braccia conserte, sostenendo il suo sguardo di ghiaccio.
-Oh e va bene! Non volevo metterti in pericolo- disse gesticolando, evidentemente nervoso.
-Notizia del giorno: lo sono costantemente con te intorno- dissi alzando le mani.
-Anche senza minacce- aggiunsi poi diretta in camera, pronta a cambiarmi.
-Cosa hai intenzione di fare?- balzai appena lo sentii dietro le mie spalle, appoggiato allo stipite della porta.
-Puoi intuirlo da solo- dissi continuando a vestirmi, prendendo poi la pistola e inserirla nella fondina, intorno al mio jeans.
-Le darai la caccia- disse con tono ovvio.
-Oh e come se lo farò e giuro che se qualcuno proverà a fermarmi, finirà diretto all'ospedale, se non all'obitorio da Molly Hooper- dissi con un sorriso fintissimo in volto. Venni fermata dalla sua stretta sul mio braccio.
-Stai facendo una grossa stupidaggine, Audrey- sussurrò con tono duro.
-Non lo è se lo faccio per la persona che amo- dissi guardandolo, per poi strattonare la sua presa e correre in centrale, in macchina.
AVVISO MOLTO IMPORTANTE: Questo capitolo è corto rispetto agli altri, ma volevo avvisarvi che presto inizierò ad avere tutta se non parte delle giornate davvero piene di impegni e scrivere e aggiornare diventerà più difficile, non vuol dire che lascerò la storia, assolutamente, ma quando avrò la possibilità continuerò a scrivere e pubblicare la storia!
STAI LEGGENDO
His Daughter
FanfictionE se non fossero i casi ai quali lui sta cercando di ricavare una risposta, ma sta cercando di risolvere un caso più difficile? Un caso che ha un nome e una vita propria: Audrey. 02 Dicembre 2016 #34 in azione 04 Dicembre 2016 #30 in azione 14 Dicem...