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Da quando sapeva il mio nome completo, ha iniziato a usarlo spesso e a volte senza un valido motivo. Lui che usava la voce da omone, quella che doveva farla ero io, non lui: così mi voltai cercando di rimanere calma.

-Vuoi raccontarmi altre balle, o posso andare?- dissi furiosa, avvicinandomi lentamente al suo letto, vedendolo roteare gli occhi e sbuffare silenziosamente.

-Sono stato investito intenzionalmente, non è stato un incidente- disse velocemente. Scossi la testa.

-Spiegati Holmes- ordinai, guardandolo di sottecchi.

-E' un altro messaggio di Moriarty- a quel nome rabbrividii, vedendo Sherlock guardarmi preoccupato.

-Audrey, stai bene?- mi chiese aggrottando le sopracciglia.

-Non mi avevi detto che era tutto sistemato?!- urlai in preda alla rabbia, mista alla paura.

-Era sparito del tutto da quando tu eri andata via, credevo fosse tutto sistemato, Audrey!- urlò a sua volta, guardandomi furente.

-Siamo sempre allo stesso punto eh, Sherlock?- dichiarai con voce amara, osservandolo con un sorriso irritato.

-Quale sarebbe il punto?- chiese guardandomi torvo.

-Il punto in cui i tuoi problemi si ripercuotono, inevitabilmente, anche su di me! Sono ritornata per vivere una vita tranquilla, Sherlock! Ho bisogno di tranquillità non di altro stress!- urlai, gesticolando e inveendo mentalmente.

Lo vidi spostare le coperte, pronto a scendere dal letto per venirmi incontro.

-No, sta' fermo- dissi alzando la mano, fermandolo. Presi la mia giacca, la borsa e uscii dalla stanza.

-Audrey, dove vai?- chiese mio padre, rincorrendomi, fermandomi poi dal braccio. Lo guardai, con sguardo affranto.

-Io così non posso vivere- dissi trattenendo i singhiozzi.

-Oh, piccola mia- disse stringendomi a sé mio padre.

Rimasi comunque in ospedale, rimanendo su quelle sedie scomodissime a continuare il mio lavoro: nonostante tutto ci tengo ancora a quel testone di Sherlock.

-Tutto bene?- alzai lo sguardo, vedendo Sherlock portarsi dietro una specie di attaccapanni ma con una flebo al posto degli abiti.

-Lavoro- dissi secca, continuando a schiacciare i tasti del mio portatile.

-Se non te ne fregasse niente, te ne saresti andata ma dato che mi ami e ci tieni ancora, sei rimasta qui- chiusi con forza il portatile e lo guardai, sorridermi appena.

-Odio l'odore degli ospedali, lo odio come posto e sono ancora qui, fai due più due- dissi. Gli feci cenno con il capo di parlare. Si sedette affianco a me e iniziò a parlare.

-E' da qualche giorno ormai, forse una settimana che mi arrivano lettere minatorie, da parte di Moriarty. Non ho voluto mai parlartene per non stressarti, sperando di tenere tutto sotto mano ma quell'uomo è così pazzo da rischiare di ammazzarmi-

-E tu troppo stupido per parlarne con la tua ragazza, facendoti quasi ammazzare- continuai voltandomi a guardarlo.

Mi stava ammazzando con lo sguardo ma sapevamo entrambi che avevo dannatamente ragione.

-Ti ricordo che sono della polizia, sono comunque abituata a vivere nel continuo stress, anche se almeno quando torno a casa e sono con l'uomo che amo, vorrei rimanere tranquilla, senza pensieri, Holmes- dissi alzandomi, aggrappandomi alla sedia per non cadere dato il giramento.

Lasciai di corsa il computer sulla sedia e corsi in bagno, rimettendo per colpa della nausea improvvisa.
Era ormai qualche settimana che perdevo l'equilibrio e avevo nausee strane. Appena ritornai davanti a Sherlock, era fermo in piedi a guardarmi a braccia conserte.

-Tutto bene?- mi chiese, studiandomi.

-Solo una leggera nausea, tutto bene- dissi velocemente.

-Da quanto hai queste nausee?- iniziavo a odiare il suo lato investigatore, anche perché ci stavamo allontanando dal vero problema.

-Qualche settimana ormai, forse...- dissi distrattamente.

-Hai un ritardo del ciclo?- chiese glaciale. Mi misi in posizione eretta guardandolo: feci qualche calcolo e tremai, sgranando gli occhi e vedendo Sherlock sospirare.

-Sei incinta, Audrey- disse lasciando le mani penzolare sui fianchi, per poi infilarle nelle tasche della sua vestaglia blu.

-Impossibile, non puoi saperlo per certo- sbottai velocemente.

-Fidati, Audrey, non sbaglio mai- disse abbozzando un sorriso.

-Comunque devo sbarazzarmene subito- dissi con tono deciso, prendendo la mia borsa e il cappotto. Mi fermò dal polso, facendomi immobilizzare.

-Sbarazzartene?-

-Sì, Holmes. Ora come ora un bambino è l'ultimo dei nostri problemi! Tu sei minacciato, io sono coinvolta quanto te e di certo essere incinta non mi aiuterebbe affatto!- dissi scostando bruscamente il mio polso e liberandomi dalla sua presa.

Lo vidi staccarsi bruscamente l'ago dal braccio e mi prese dalle spalle, bloccandomi ancora.

-Non osare dirmi che non è anche un mio interesse la cosina che hai in grembo! Vuoi uccidere un essere la cui responsabilità ricade su entrambi senza nemmeno consultarmi?! Vuoi scherzare?!- oltre alla sua voce, si sentì riecheggiare nel corridoio il rumore del mio schiaffo.

Le lacrime iniziarono a scendere dal mio volto, mentre sentivo la presa di Sherlock affievolirsi, lasciandomi andare.

His DaughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora