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A salvarmi da Sherlock fu mio padre, di ritorno da lavoro.

-Sono a casa!- urlò mio padre appena entrò.

Mi avviai verso la porta e sorridendo a mio padre, indossai il giacchetto e uscii di casa, diretta alla mia vecchia casa ad Edimburgo, che per fortuna ho affittato e fatto sgomberare per andarci a vivere.

-Dove stai andando?- mi sentii dire per poi essere tirata da un braccio, voltandomi a guardare torva Sherlock che subito lasciò la mano dal mio braccio guardando altrove.

-A casa, genio- dissi con tono freddo e infastidito.

Mi voltai e non vidi più nulla: solo il nero intorno a me. Venni portata sopra un camion dati i rumori, ritrovandomi poi in una stanza al buio, con davanti a me un vetro, vedendo la figura di Sherlock seduta al centro di un'altra stanza illuminata.

Mi voltai, vedendo un grosso omone che mi guardò male: ogni via d'uscita era fuori discussione, anche perché non ero forte abbastanza da abbattere quell'uomo affianco a me.

Subito davanti a Sherlock arrivò qualcuno che scoprì il volto coperto da un cappuccio nero di Sherlock.

-Moriarty- disse Sherlock guardandolo truce.

-La nostra tregua è finita, giusto?- chiese con tono divertito Moriarty, girando in tondo a Sherlock che lo osservava torvo e con sguardo omicida.

-Avevi promesso che non l'avresti toccata, ricordi?!- ruggì Sherlock, cercando di liberarsi dalle corde ai polsi.

-Sì, ma per un certo periodo prestabilito un annetto fa, se non ricordo bene... quel tempo è passato, mio caro Sherlock e non puoi negare che anche lei sia coinvolta in tutto ciò- disse divertito Moriarty, con quel sorriso da psicopatico.

Quindi aveva fatto un patto a mia insaputa con Moriarty?

Non è la prima volta che omette qualcosa a me. Mi ha sempre omesso o mentito su qualsiasi cosa che mi riguardasse da vicino o mi circondasse.

-Lei ormai non fa più parte della mia vita- disse con tono rigido Sherlock, guardando Moriarty, che sorrise sornione.

-Ma come sta vostro figlio? Oh, vero: mi dispiace per la tua perdita. Deve essere stata una scelta difficile, vero Audrey?- chiese poi voltandosi nella mia direzione, facendomi raggelare il sangue, mentre mi irrigidii, per lo sguardo così pazzoide che mi rivolse.

-Lei...lei è qui?- chiese stranito Sherlock, guardando verso la stessa direzione di Moriarty, mentre io intercettai il suo sguardo, sentendomi un vuoto dentro.

-Lei ti ha escluso da ogni decisione riguardante vostro figlio, Sherlock- continuò Moriarty, rigirando intorno alla sedia di Sherlock.

-Ha fatto ciò che era giusto- ribatté con voce ferma Sherlock, mentre indossava sempre quella sua maschera di freddezza e distacco che utilizzava sempre con tutti.

-Ha fatto quello che era giusto per lei, dato che tu continui a metterla costantemente in pericolo, Holmes- la sua risata mi fece rabbrividire sempre di più, mentre cercavo di capire come diavolo uscire da quella stanza.

-Per questo motivo ci siamo separati definitivamente- disse Sherlock, con il volto basso. Non riuscivo a vedere la sua espressione, i suoi occhi.

-Meglio lasciarli soli, che ne dici?- Moriarty uscì, e fece lo stesso l'omone dietro di me. Il vetro difronte a me fece rumore, vedendo poi di colpo Sherlock alzare il volto e guardare verso di me.

Adesso il vetro era un vetro normale come gli altri: poteva vedermi.

Era sul punto di parlare ma lo bloccai.

-Sta zitto- dissi soltanto.

Mi guardai intorno.

Cercai più volte di muovermi con la sedia e provare a cadere con essa: sentii un forte dolore alla spalla, riuscendo così dopo molti tentativi a rompere la sedia sulla quale ero seduta.

Riuscii a slegarmi grazie al coltellino nei miei stivaletti, vecchi trucchi da poliziotti.

-Scappa, non pensare a me- sentenziò Sherlock, guardando davanti a sé, evitando il mio sguardo.

-E' quello che farò, Holmes- dissi rimettendo il coltellino nello stivaletto.

Mi soffermai un momento a guardare la figura di Holmes difronte a me: non ci pensai due volte e presi un oggetto pesante a portata di mano e lo buttai contro il vetro ma fu tutto inutile.

-Scappa sciocca!- mi urlò Sherlock, guardandomi furente.

-Mi hanno insegnato a non lasciare un amico indietro- dissi cercando altro per rompere il vetro ma di colpo la porta della mia stanza si aprì e vidi un poliziotto seguito da mio padre entrare dalla stanza.

-Papà?- chiesi perplessa.

-Finalmente ti abbiamo trovata grazie a Sherlock- disse correndo verso di me ad abbracciarmi.

-Grazie a lui?- chiesi subito allontanandolo da me per guardare mio padre negli occhi.

-Ti ha messo una cimice quando è arrivato in casa- disse guardandomi sollevato.

Mi voltai, vedendo Sherlock in piedi, toccandosi i polsi viola per colpa della corda che aveva intorno ad essi.

Subito uscii dalla stanza e raggiunsi quella in cui era presente Sherlock.

Appena difronte a lui mi guardò e gli tirai uno schiaffo vedendo il suo volto rimanere fermo verso la sua sinistra.

-Okay, capisco il motivo per cui mi hai schiaffeggiato- disse con il suo solito tono da so tutto io.

Poi lo schiaffeggiai ancora, vedendolo voltarsi e guardarmi curioso.

-Questo non so il perché...- disse dubbioso.

-Lo so io il perché- dissi scuotendo la testa eabbozzando un sorriso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 21, 2017 ⏰

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