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E' passata più di una settimana e dare la caccia a quella donna che continuava a minacciare via messaggio Sherlock, diventava sempre più lontana. Passavo ormai la maggior parte del tempo in centrale, monitorando il telefono di Sherlock, cercando di rintracciare la donna che mandava messaggi minatori all'uomo che amavo.

-Audrey, dovresti ritornare a casa a farti una doccia- la voce di Lestrade mi arrivò ai timpani facendomi sussultare, per poi staccare gli occhi dal computer difronte a me e guardare l'uomo dietro me guardarmi preoccupato.

Annuii velocemente, prendendo la mia giacca e uscendo dall'edificio, prendendo la mia macchina e dirigendomi a 221B Baker Street.

Ad accogliermi ci fu la signora Hudson, con un caloroso sorriso.
Appena iniziai a salire le scale, alcune note di violino mi fecero rilassare i muscoli, che per tanti giorni erano rimasti in tensione.

Mi fermai sulla soglia della porta, appoggiandomi con il corpo allo stipite, con un sorriso sul volto, mentre vedevo Sherlock suonare quel violino.

-Tempo fa avevi detto che avresti rotto questo violino con un martello. Adesso pagheresti qualsiasi cifra per sentirmelo suonare ogni giorno, specialmente quando sei stressata- difficile non capirmi, sono un libro aperto per lui.

Si voltò a guardarmi, con quei suoi riccioli sulla fronte e quello sguardo pieno di emozioni. Lasciò il violino sulla sua poltrona, avvicinandosi poi a me con estrema lentezza.

Appena fu vicino a me, mi staccai dallo stipite guardandolo mentre mi accarezzava dolcemente la guancia.

-Come stai?- mi chiese, come se già non lo sapesse.

-Fammi una domanda alla quale tu non sai la risposta, Sherlock.- dissi posando la mia mano sulla sua, per poi farla scivolare via e andare a levarmi il cappotto.

-Oggi è venuta a farmi visita Lucilla Magnussen- mi fermai di colpo all'udire quelle parole alle mie spalle.

Lasciai cadere dalla mano il cappotto, sul bracciolo della poltrona difronte a quella di Holmes e lentamente mi voltai a guardarlo, cercando di trattenermi.

Appena il suo sguardo si posò su di me, indagatore e assottigliato, la rabbia iniziò a ribollire.

-Parla, Holmes- ruggii stringendo i pugni.

-Non ha detto nulla di così rilevante- disse con atteggiamento noncurante, avvicinandosi al caminetto difronte a lui.

-Holmes, ti ricordo che ho una pistola, non farmela usare- dissi con le buone, figuratevi le cattive. Lo sentii sospirare, per poi voltarsi e posare le mani nelle tasche del pantalone scuro che indossava.

-Vuole vendetta, Audrey- tremai a quelle parole: vendetta. Nessuno si ferma quando vuole vendetta.

-Hai ucciso suo padre-

-Dovevo farlo!- mi urlò contro, facendomi indietreggiare di qualche passo, spaventata.

-Sherlock, non mi interessa se hai dei segreti, cioè mi interessa ma non è di questo che dobbiamo parlare: stiamo parlando di una donna che ti minaccia da mesi. Potrebbe ucciderti, Sherlock- dissi con le mani sui fianchi, preoccupata.

-So difendermi- il suo sguardo non era più su di me, vagava per la casa.

-Vuoi continuare a comportarti come un incosciente!?- gli urlai esplodendo.

-Sei un uomo anche tu! Puoi ferirti, sanguinare e anche morire, Sherlock! Solo perché ti reputi il più intelligente di tutti sulla terra, non vuol dire che tu non sia umano come tutti noi!- urlai ancora, portandomi una mano tra i capelli, esasperata.

-Ti agiti inutilmente- il tono freddo e distaccato di Sherlock mi fece imbestialire di più.

-Davvero, Sherlock?!- volevo ritornare a casa, farmi una doccia calda e rilassarmi, ma i piani non vanno mia come programmati. Stizzita e innervosita mi rivestii, uscendo di nuovo da casa.

L'aria fredda e pungente di Londra, accompagnò le mie lacrime a rigare il mio volto.
Poca gente era in giro a quell'ora, ma delle sagome troppo appariscenti, mi stavano seguendo. Difficilmente feci perdere le mie tracce, ritrovandomi poi circondata da 4 uomini massicci.

-Chi siete?- urlai, pronta a combattere.

-Siamo gli uomini di Lucilla Magnussen- raggelai, parandomi dal primo attacco dell'uomo che parlò.

Venni buttata più volte a terra, colpita in volto mentre perdevo sangue, fino a quando non venni colpita alle spalle, alla testa vedendo solo il nero intorno a me.

His DaughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora