Felix - parte II-

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Non aveva neppure le forze di scaldare quegli orrendi cibi già pronti che a volte mangiava, quando non era fuori per lavoro o quando non era invitato a qualche rinfresco alla moda. Non rispondeva al telefono, non guardava la tv, non voleva più vedere nessuno, non cercava di scacciare i cattivi pensieri con la musica che sempre per lui era stata di conforto e aiuto. Felix era un nobile decaduto che voleva solo stare sdraiato sul letto o seduto sul divano a fissare il vuoto. Con le ultime energie rimastegli, aveva delegato alla sua cerchia di fidatissimi di sbrigare gli atti necessari, aveva fatto la sua parte ove richiesta, ma una volta morta la sua opera, si era rinchiuso in quell'appartamento che probabilmente a breve avrebbe dovuto lasciare. Senza la sua azienda non esisteva più neanche lui. Era questo ciò che spesso si ripeteva nella testa, affollata di pensieri nichilistici e idee di sconforto. Senza il suo lavoro, lui era polvere. Nella segreteria telefonica tra le voci di amici e colleghi, qualcuna delle sue donne gli dimostrava affetto e vicinanza, ma a lui non importava nulla di nessuno. Anche i suoi genitori e le sue sorelle, che non sentiva né vedeva da molto tempo, da quando le sue scelte di vita lo avevano portato ad allontanarsi da loro, lo avevano contattato e gli avevano dimostrato amore e disponibilità ad accoglierlo di nuovo sotto il loro tetto. Sua madre aveva detto che col loro aiuto avrebbe potuto ricominciare, che lo avrebbero sostenuto, ma come gli altri non avevano ricevuto risposta.
La barba aveva iniziato a crescere: non aveva nemmeno la forza di fare quella; giusto il minimo, perché tutto il resto richiedeva troppo sforzo.
Dopo due settimane dal fatidico giorno aveva iniziato a trascorrere le ore, sempre fissando il vuoto, ma anche piangendo e più il tempo passava e più succedeva che se le lacrime rigavano il suo volto, Felix poco dopo avrebbe iniziato a singhiozzare.
Dopo un mese si radicò in lui la certezza assoluta di essere una nullità. Se non era riuscito a difendere la sua azienda, significava che proprio non valeva niente. Fino ad allora si credeva intelligente e capace, uno stratega degli affari: erano tutte balle.
Dopo quaranta giorni fu obbligato a tornare nel vecchio bilocale di sua proprietà; quello che aveva comprato con i risparmi dei lavoretti saltuari dell'adolescenza, quando se ne era andato da casa dei suoi. Con sé, dall'attico a portata di cielo, non aveva trasferito niente né mobili né pc e televisioni. Aveva lasciato tutto ciò che poteva testimoniare il suo vecchio agio in quella che era stata la casa dei suoi vizi e delle sue virtù di businessman.
E comunque anche in quelle quattro mura, il suo passatempo preferito era fissare il vuoto e pensare a quanto schifo facesse. Gli balenarono in testa anche strane idee circa l'interrompere il corso dei suoi giorni.
Felix non era più Felix. Forse non lo sarebbe mai stato di nuovo, se non che un giorno il suo cellulare squillò.
Lo aprì e la chiamata iniziò. A volte lo faceva, tanto le persone si stancavano presto di parlare con qualcuno che non rispondeva e riagganciavano. Stavolta però l'interlocutore di Felix non mostrò impazienza.
Era Jennifer, la collega della prima azienda in cui aveva lavorato, la prima donna a cui aveva detto "ti amo".
" Ciao, come stai? Ho provato a chiamarti nei giorni scorsi, ma non rispondevi. So che per te è un momento difficile. Mi dispiace davvero tanto, perché ti conosco e so quanto ti è a cuore il lavoro. Io e mio marito, se possiamo darti un aiuto in qualche modo, ci siamo. Lo so, ci siamo un po' persi, ma ciò non significa che la nostra vecchia amicizia non esista più. Io te l'ho detto, quando mi hai lasciato, che comunque avrei voluto mantenere un buon rapporto con te. Beh, eccomi. Ma comunque, lasciamo stare i vecchi tempi. Io e Matt volevamo invitarti con noi in campagna, se ti fa piacere. Andiamo il prossimo weekend: pensavamo che staccare dalla città, potesse farti bene. Ora ti saluto, magari non hai voglia di parlare. Questo è il mio invito, fammi sapere."
" Jenny?"
La prima parola che Felix disse dopo giorni di silenzio.
" Sì? "
" Grazie per aver chiamato. Credo che verrò."
Senza quasi rendersene conto, stava interrompendo il suo solitario vivere. Tutto a un tratto, avvertiva il bisogno di guardare altro oltre il vuoto.
" Bene, passiamo a prenderti noi. Dicci dove."
" Al mio vecchio bilocale."
" Ve bene. Alle 9. A sabato."
Tra cinque giorni avrebbe rivisto Jennifer. Avrebbe rivisto qualcuno che non fosse se stesso riflesso nello specchio.

to be continued...

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