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Vidi scendere le scale qualcuno, molto lentamente.

Capii dopo qualche secondo che era Eric: si fermò davanti a me, con le zanne in mostra, ricoperto di sangue, morsi e tagli. La maglietta era squarciata a metà, mostrando tagli e morsi.

-Ma che diavolo sta succedendo là sopra?!?- urlai alzandomi e raggiungendolo, anche se la catena tirava dato la lunghezza ridotta.

-Abbiamo avuto qualche ospite indesiderato- disse pulendosi il rivolo di sangue che scendeva dal suo labbro, con il dito, leccandoselo.

-E perché diavolo mi hai incatenato?!- chiesi muovendo la catena del collo, facendo rumore.

-Perché cercavano te, stupida!- mi ringhiò contro. Scossi la testa non capendo. Mi prese il mento fra le dita, facendomi male, mostrai i denti per il dolore.

-Dai molti problemi, Jenni- mi sussurrò, uccidendomi con lo sguardo.

-Potresti anche sbarazzarti di me, perché non lo fai? FALLO!- lo incitai, stufa di questa situazione. Mollò il mio viso, con forza, facendomi cadere a terra.

Mi tagliai una mano e uscì il sangue, sentendo poi Eric ruggire.
Mi voltai e lo vidi guardarmi come se volesse ammazzarmi.

-Da quanto non ti cibi?- chiesi, notando il suo stato troppo selvaggio.

-Da giorni- gli allungai il braccio ferito. Non si mosse, puntando il suo sguardo sul mio sangue.

-Muoviti, prima che cambi idea!- dissi scuotendolo da quello stato di trans. Si fiondò vicino a me e affondò i suoi denti nel mio polso.

-Molto gentile, eh- dissi per il dolore che le sue zanne mi provocarono. Mi guardò di sottecchi e continuò a bere.

-Grazie- disse staccandosi di scatto dal mio polso.

-Di...nulla- dissi mentre ebbi un giramento di testa, poggiando la mano ferita a terra per non cadere. Lo vidi mordersi il polso e avvicinarlo alla mia bocca.

-Bevi!- mi ordinò.

-No!- dissi scostando il volto dal suo polso.

Mi incenerì con lo sguardo e controvoglia dovetti bere.
Subito mi sentii meglio, spostandomi poi dal suo polso.

-Brava- si complimentò accennando un sorriso, accarezzandomi poi i capelli.

Sorrisi, mentre lo vidi liberarmi. Mi scortò fuori dal locale.
Per la prima volta iniziò a nevicare e io rimasi ad ammirare i fiocchi di neve, innevare tutto intorno a noi.

-Devo partire- la voce dura e fredda mi scosse dai miei pensieri e mi voltai a guardarlo.
Affianco a lui c'era Pam e Anna, che debolmente mi sorridevano.

-Dove vai?- chiesi quasi senza voce.

-Devo sistemare alcune cose ai piani alti- disse aggiustandosi la maglia, ormai tagliata, passandosi poi una mano nei capelli un po' sporchi di sangue.

-Okay...- dissi debolmente, guardando altrove.

Velocemente sparirono tutti e tre, lasciandomi sola.
Eric, stette via quasi due mesi e mezzo: le risse al ristorante non mancarono, mentre qualche volta anch'io mi cacciavo nei guai, ma ogni volta che i vampiri cercavano di farmi del male, un branco di lupi veniva in mio aiuto.

Era una cosa positiva, ma non mi sentivo per nulla protetta: anche se Eric non è un santo, quando lui era intorno a me mi sentivo al sicuro, nonostante i continui litigi e i comportamenti scontrosi di entrambi, anche se lo nascondevo.

La notte non dormivo più, avevo certe occhiaie che facevano invidia ad un panda.
Quella mattina, decisi di non truccarmi e scendere in cucina per una colazione veloce, visto l'ennesimo ritardo, decisi però di fare con calma.

Che fretta c'era?
Scesi lentamente e svogliatamente le scale, appoggiando la mano sul corrimano.

-Sono stato via quasi tre mesi e questo è il tuo benvenuto?- quella voce.

Mi fermai sul penultimo gradino e lentamente alzai lo sguardo

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Mi fermai sul penultimo gradino e lentamente alzai lo sguardo.
Non ci pensai due volte e saltai, correndo ad abbracciarlo, forte.

-Quanto affetto- il suo tono sarcastico mi fece sorridere, mentre appoggiai più forte la mia faccia sulla sua maglia bianca, cercando di nascondermi da lui.

Poggiò le sue braccia intorno al mio corpo, stringendomi a sé.
Dopo qualche minuto, mi allontanò di poco da lui, poggiando le sue mani sulle mie spalle.
Alzò il mio volto, con due dita sotto il mio mento, guardandomi contrariato.

-Stai bene?- mi chiese, preoccupato, accarezzandomi il mento con il pollice. Sorrisi debolmente.

-Problemi di insonnia- risposi, sorridendo debolmente.

-Non mentirmi. Cosa c'è Jenni?- mi chiese corrugando la fronte. Sbuffai, allontanandomi da lui.

-Sei appena arrivato e già vuoi litigare?- il mio tono di voce si alzò, appoggiandomi al muro.

-Voglio solo sapere perché hai l'aria così distrutta...- disse avvicinandosi lentamente, sfiorandomi la mano, per poi salire sul mio braccio, fino al mio collo.

-La tua assenza mi ha distrutto- lo vidi sgranare gli occhi, dalla sorpresa.

-Contento?- continuai ironica.

Cercai di andare in cucina, ma mi prese per il braccio, tirandomi verso di lui, per poi baciarmi lentamente.

Per la prima volta, portai le mie mani nei suoi capelli, stringendoli sentendolo ruggire.

Sorrisi, allontanandomi e osservandolo.

-Mi sei mancata anche tu- quel sorriso, mi fece impazzire.

Lo abbracciai forte, sentendolo ridere.
Di colpo la porta si spalancò e vidi entrare una ragazza bionda e bassina fiondarsi su Eric.

-Eric! Da quanto tempo!- disse abbracciando e salutando troppo amorevolmente Eric, che sorrise debolmente.

-Sookie- disse chiamandola per nome. Mi spinsi di più al muro, guardando quella scenetta da film.

-Ciao! Tu devi essere Jenni! Eric mi ha parlato molto di te, sono Sookie- disse allungando la mano verso di me.

Non risposi e non sorrisi nemmeno, andando in cucina, aprendo e chiudendo con forza un mobile per prendere un tè.

-Scusala Sookie, è molto stanca- disse Eric, guardandomi male, mentre mi raggiungevano in cucina.

-Questa casa mi ricorda molto la mia: ne abbiamo passate tante eh, Eric?- disse sorridendogli.

Avrei voluto ammazzarla, mentre bevevo il mio tè e li osservavo mentre si guardavano a vicenda con un sorriso sulle labbra.

No ma se volete, io me ne vado.

-Comunque sono di passaggio e volevo salutarti Eric, ora devo proprio andare- disse scappando via.

-A mai più- dissi appena chiuse la porta di casa, più che infastidita.

-Sei gelosa?- mi chiese osservandomi con cura, appoggiando una mano sul tavolo.

-Gelosa? Ma l'hai vista? Un metro e una gomma- dissi divertita. Mi osservò sorridente.

-Te la sei scopata, vero? È il minimo credo- dissi guardandolo torva. Nessuna risposta, avevo ragione.

-Puoi anche uscire- dissi passandogli di fianco.

-Jenni...- iniziò a dire, ma lo fermai.

-Jenni un cazzo. Sparisci- dissi salendo poi le scale, sentendo la porta di casa aprirsi e chiudersi velocemente.

Era arrivato e già mi fa star male e bene nello stesso tempo.

Che andasse a quel paese.

Un nome un problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora