capitolo 10

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Piccolo spazio in cui parlerò come persona strana e terribilmente pazza e non come narratrice (??)

Allora, innanzitutto grazie. Sì, a te che stai leggendo, a te che sei arrivato o arrivata fino a qui.
Sono arrivata (ripetizione) a 2K e sono molto felice (inoltre adoro tutte quelle stelline)
E quindi questo cosetto credo che lo inseriró in ogni capitolo all'inizio oppure alla fine...
E niente...
Ah e poi volevo chiedere scusa, perché non aggiorno quanto vorrei, non scrivo quanto vorrei e darebbe fastidio anche a me questa cosa degli aggiornamenti distanziati di una vita e mezza.
E un'altra cosa, cercherò di scrivere di più, sul pullman, sul treno, sabato notte, durante l'intervallo e nell'ora di latino (magari un giorno vi parlerò del mio prof, ma non voglio dilungarmi con cose inutili) quindi forse, e SOTTOLINEO IL FORSE riuscirò a rendere più regolari le pubblicazioni. Oppure morirò di sonno provandoci (ma tanto c'è il caffè perciò posso anche non dormire) (e poi sono una vampira, o almeno, così mi dicono).
Un'ultima cosa, lo spazio *pazza libera di parlare* vi piace?
Mi fanno piacere i vostri commenti, quindi anche se ci fosse scritto solo di muovere le dita sulla tastiera e pubblicare il capitolo dopo... Bhe, digitatelo e pubblicatelo sulla mia storia (o in bacheca, perché no?)  perché le persone che commentano sono peggio del caffè e mi fanno venire idee da aggiungere.
Quindi okay, al prossimo capitolo, buona lettura.

Lily stava finalmente tornando a lezione, aveva gli occhi neri e ignorava i sussurri che la seguivano come piccoli insetti fastidiosi. Non vide Lorelai, l'unica con la quale parlava, perciò camminò sola sui suoi tacchi color pece fino all'aula corretta. Durante la lezione non staccò per un attimo lo sguardo dal foglio per dimenticare di non essere sola, ma in una classe piena di studenti con un adulto particolarmente istruito che le descriveva il processo per modificare gli oggetti prendendo le particelle necessarie da quello che la circondava. L'incantesimo aveva una formula breve e semplice, ma la mente doveva essere decisa, concentrata e attenta. Tutta la classe dovette provare a trasformare in qualsiasi altra cosa una moneta d'oro.
Due soli riuscirono a trasformare l'oro, uno in puro diamante e l'altra in grafite.
Scorpius, gli occhi stranamente grigi lanciò la moneta di diamante a Lily. Aveva un buco in un'estremità attraverso il quale passava un cordoncino nero che lo rendeva un delicato ciondolo.
"Per te" il ragazzo sorrise mentre vedeva uno scintillio marrone negli occhi neri.
Lily guardò il suo nuovo ciondolo posato sopra al suo petto e lo confrontò con la moneta di grafite che restava inanimata sul suo banco. Ripeté l'incantesimo e la morbida grafite cambiò trasformandosi in platino. Come aveva fatto il ragazzo prima di lei trasformò la moneta in ciondolo e mentre gli occhi tornavano neri e tristi, lanciò la collana al ragazzo sussurrando:"per te".

"Dove siamo? Perché è così caldo qui?"
Lorelai si tolse il pesante mantello e mise a tracolla una piccola borsa incantata.
"Siamo in Italia"
James prese il mantello dalle mani della ragazza.
"Si, ma dove?"
Lorelai cercò senza successo di riprendersi il mantello.
"Potremmo essere ovunque, confondo sempre i nomi delle città e quindi non so dove il camino ci abbia portati"
James sorrise divertito e prese per mano la ragazza.
"Sei un disastro"
"Oh, lo so. Ma guarda laggiù, sembra una festa. Andiamoci."
"Oh no"
La bionda, sorridente, venne trascinata verso un piccolo paesino che aveva le strade addobbate a festa e piene di bancarelle. La gente riempiva ogni piccolo spazio e i due stranieri facevano fatica anche solo a camminare.
Con un piccolo incantesimo James donò a sé stesso e a Lorelai la capacità di parlare italiano, poi riprese a tirare la ragazza tra la folla urlante di adulti sorridenti e bambini euforici.
"Hai fame?"
"Dovrei averne?"
"Certo che sì, qui si mangia da re"
"Ah si?"
"Già, ora mangi una frittella di quelle lì"
Il ragazzo indicò una piccola bancarella con la tenda rosa big bubble e si avvicinò.
"James lo sai che io non vedo dove stiamo andando?"
"Fidati"
La ragazza scoppiò a ridere.
"Si, ottima idea... Ah no"
Lui sorrise e prese posto nell'interminabile coda.
Quando arrivò il loro turno, il ragazzo ordinò due frittelle, poi le consegnò alla bionda e pagò.
Camminarono seguendo la folla fino a una piccola stradina laterale meno affollata. Lì si sedettero su un piccolo muretto e mangiarono.
Mentre James riuscì a mantenere il viso pulito dallo zucchero, Lorelai aveva granellini dolci ovunque.
"Non vorrei ridere di te, ma sei ricoperta da uno strato di zucchero praticamente ovunque"
"Cosa fai, mi prendi in giro?"
"Nono, assolutamente"
La ragazza lo guardò male continuando a sorridere.
"Solo tu sei in grado di sorridermi e guardarmi male contemporaneamente"
"E chi dice che sto guardando te?"
Il ragazzo girò la testa per vedere chi ci fosse dietro di lui e vide un gruppo di ragazzi italiani.
"E così tradisci il mio piccolo cuore?"
"Già"
"Per un ITALIANO dopo che sono stato IO a portarti in Italia? Che gesto crudele"
Lei sorrise.
"Il più crudele di sempre"
"E comunque resti comunque sporca di zucchero"
Lui non ci mise niente ad allungare la mano per cercare di togliere quei cristalli dolci dalle labbra della ragazza e lei, continuando a fissare gli occhi del ragazzo, lasciò che le dita di James sfiorassero il suo viso pallido e privo di trucco.
"Perfetto"
James si allontanò dal viso.
"Dobbiamo tornare a scuola"
"Avresti dovuto baciarmi"
"Troppo scontato, vuoi salire in spalla così vedi dove ti ho portato?"
Lei sollevò gli occhi al cielo e annuì.
La folla non si era diradata con il passare del tempo, anzi, se possibile sembrava più di prima.
Mentre si dirigevano alla casetta adibita per far viaggiare i maghi, Lorelai si addormentò sulla spalla di James e rimase lì, con gli occhi serenamente chiusi e un sorriso sulle labbra.

Lily passeggiava per i corridoi cercando la stanza delle necessità. La giovane non riuscì a trovarla e perciò, sconfitta, tornò al dormitorio. Si sorprese non poco quando vide il fratello James coprire Lorelai e lasciarle un timido bacio sulla fronte. E si sorprese ancora di più quando vide quest'ultimo guardare il suo letto e sussurrare:"avrei dovuto essere io"
Poi Lily chiuse la porta dietro di sé ed andò a letto, conscia di essere vestita e di essere nella stessa camera del fratello maggiore come quando da piccola faceva gli incubi e faceva dormire James per terra anche se era il proprietario di letto e camera.
Il ragazzo rimase seduto a terra ai piedi del letto di Lily. Sirius, James Sirius, poteva vantarsi di non aver mai pianto dopo il compimento dei cinque anni, ma quella notte, dopo aver visto gli occhi spenti della sorellina, dopo aver visto la vita nello sguardo di una serpeverde affascinante, dopo essersi reso conto che era impotente davanti alla morte dentro gli occhi della sorella, pianse. Pianse perché non sapeva come ritrovare l'anima della sua protetta, come ridare la vita a quei giovani occhi marroni, come risolvere un problema invisibile.
Il ragazzo stava ancora pensando quando vide la rossa alzarsi e uscire dalla camera. Ovviamente la seguì e i passi delicati della sorella lo condussero davanti al dormitorio serpeverde maschile, dove la ragazza si sdraiò. Non aveva mai aperto gli occhi.
Dopo qualche istante un biondo a petto nudo con lo sguardo assonnato e i capelli spettinati aprì la porta del dormitorio per andare alla ricerca di cibo e vide una rossa sdraiata a terra e James intento a guardarla perplesso.
"Questa è bella"
"Ma tu non dovresti essere la bambolina di Rose?"
"Non oggi"
I due ragazzi guardarono la strega beatamente addormentata ai piedi di Scorpius.
"La porti tu?" chiese James sorridendo al viso addormentato della sorella.
"Credo che dormirà meglio lontano dai due piccioncini"
James arrossí.
"E dove la porti?"
"Sul divano letto della sala comune, veglieró io su di lei"
"Okay"
Scorpius prese in braccio la ragazza mettendo un braccio sotto al suo collo candido e uno sotto alle sue ginocchia.
Il biondo si stava dirigendo verso il divano letto, quando James lo chiamò.
"Scorpius... Grazie"
Scorpius sorrise.
"Prego, ma non è per te che lo faccio"

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