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13 Luglio 2014


Louis era sorprendentemente felice. Era uscito da scuola col sorriso sulle labbra pensando al giorno prima.

Harry lo aveva portato in un pub in cui di solito andava con Gemma, durante la sua permanenza in Inghilterra. "Benvenuto al The Old Red Lion!" gli aveva detto non appena erano scesi dalla macchina. Louis si era guardato intorno meravigliato e soddisfatto nel vedere, finalmente, un pub stile inglese: dall'esterno non si potevano non notare le pareti del locale in legno e cemento dipinte di bianco con ampie vetrate che davano sulla strada; vi erano tavoli in legno coperti dai raggi del sole da ombrelloni blu e ai lati dell'ingresso c'erano due vasi di alberelli da siepe sagomati. E se Louis aveva pensato di aver visto qualcosa di fantastico, beh, si sbagliava perché l'interno era ancora meglio: c'erano diverse piccole sale con la possibilità di sedersi ed occuparle, c'erano anche tavoli di tutti i tipi -tondi, quadrati, alti, bassi- ed un bancone, dietro il quale stava un ragazzo che li ha accolti con un sorriso ed in seguito serviti davvero in modo molto gentile.

Si erano seduti vicino una delle grandi finestre ed Harry aveva proposto di ordinare per entrambi. All'inizio Louis aveva avuto un po' di paura, pensando che il riccio potesse essersi dimenticato del suo problemino e non sapeva cosa doveva aspettarsi. Tuttavia, però, il cameriere aveva servito loro un piatto con carne di soia ed insalata verde e una bottiglia di acqua per Louis, patatine e hamburger per Harry. "Tu non bevi?" gli aveva chiesto il piccolo, indicando la bottiglia.

"No, prenderò un po' della tua acqua" aveva risposto. Avrebbe desiderato bere litri e litri di cocacola -perché lui ne andava completamente matto- ma per quella volta si era trattenuto per non mettere Louis in imbarazzo. Riflettendoci su, aveva capito che il suo problemino lo metteva un po' a disagio e non voleva, quindi, creare situazioni simili.

Da quel momento Louis si era rilassato e non aveva smesso un secondo di sorridere, notando anche le premure e le attenzioni del riccio. Harry, d'altro canto, voleva rimediare a tutti i torti che gli aveva fatto nei giorni precedenti e vederlo sorridere per qualsiasi cosa gli scaldava il cuore. Così gli aveva proposto anche di passare il pomeriggio insieme, ma Louis aveva rifiutato a malincuore perché aveva da fare gli ultimi compiti prima del test finale. Allora Harry si era proposto di aiutarlo... e chi era Louis per rifiutare?

Dopo un battibecco su chi doveva pagare cosa, Harry aveva avuto la meglio e mentre questo pagava, il cameriere faceva gli occhi dolci a Louis, al quale poi aveva dato un foglio staccato dal piccolo block-notes con scritto sopra il suo numero, il nome ed un "Chiamami xx".

Harry aveva osservato tutta la scena e si era indispettito. Così si era affrettato a pagare, a guardare male il cameriere e a trascinare Louis fuori dal locale.

"Hey!" aveva protestato Louis "Non l'ho nemmeno ringraziato!"

"Accetti numeri dagli sconosciuti?" aveva chiesto corrucciato.

"È stato gentile e poi è la prima volta che un ragazzo prova interesse nei miei confronti" aveva spiegato. Poi aveva piegato il foglio dentro la tasca dei jeans. Harry, d'altro canto, aveva sentito un fastidio all'altezza dello stomaco che no, non era proprio gelosia. No no, per niente.

Accantonato il discorso, si erano poi spostati in un parco lì vicino e si erano seduti sul prato all'ombra di un albero. Louis gli aveva spiegato a parole sue che avrebbe dovuto fare un test di verifica e poi gli avrebbero consegnato un attestato che sarebbe valso in futuro. Aveva davvero fatto fatica a parlare perché gli occhi di Harry erano così ipnotici che bastava un niente per finire in un altro mondo parallelo fatto di prati verdi e smeraldi.

Poi avevano rivolto la loro completa attenzione agli esercizi: Harry e Louis erano così concentrati che visti da fuori sembravano persi nel loro mondo, emanavano positività e splendevano di luce propria.


Una ragazza dal viso familiare interruppe il suo flusso di pensieri, rivolti al suo meraviglioso pomeriggio passato in compagnia di Harry, facendogli cadere il libro che teneva in mano. Lo raccolse e accettò le scuse che la ragazza gli stava rivolgendo.

"Oh, je suis désolé!" disse imbarazzato. "C'était ma faute!" continuò a parlare in francese e, accorgendosi di questo, tossicchiò e ripeté la stessa cosa in inglese.

"Stavo andando a casa e non ti ho visto perché stavo cercando le chiavi dentro la borsa" spiegò lei. "Comunque piacere, io sono Gemma" e gli tese la mano. Louis, sentendo quel nome ed osservandola più attentamente, capì che quella ragazza fosse la sorella di Harry: stessi occhi, stesse labbra, stesse fossette. Come non riconoscerla?

"Ehm, io sono Louis" e ricambiò la stretta di mano. Chissà se Harry avesse parlato di lui a sua sorella, pensò.

Anche Gemma lo osservò meglio "Non ci credo! Sei quel Louis!" e fece uno di quei sorrisi che la dicono lunga. Pensò immediatamente che fosse davvero un bellissimo ragazzo e suo fratello non poteva non invaghirsi di lui.

"Credo di sì" rispose imbarazzato, passando una mano dietro il collo. "Dipende da quale Louis conosci"

"Harry mi ha parlato di te" confessò con un tanto sulla punta della lingua, ma non voleva di certo mettere suo fratello in imbarazzo. Almeno per questa volta.

"Oh, anche Harry mi ha parlato di te!" le sorrise e si sistemò gli occhiali da vista. Era davvero, davvero, imbarazzato. "È un piacere conoscerti!"

"Anche il mio!"rispose. "Rimarrò qui per un paio di giorni e per questo sto organizzando una piccola cena in casa Styles-" iniziò. "Ti andrebbe di venire?"

Gli occhi di Louis si illuminarono e in un primo momento era tentato dal risponderle di sì perché non vedeva Anne e Des da molto e gli mancavano, però poi un altro pensiero gli venne in mente. "Purtroppo non posso, devo uscire con un ragazzo stasera" abbassò lo sguardo. Stan, così si chiamava il cameriere del The Old Red Lion, dopo aver ricevuto un messaggio da parte di Louis -perché "che male ci sarebbe nel fare amicizia con qualcuno?"- lo aveva invitato a bere qualcosa in un pub, lo stesso in cui lavorava Andy e dove era accaduto ciò che gli vorticava in testa fa giorni e giorni, incessantemente. D'altronde come poteva dimenticare le labbra di Harry sulle sue?

Gemma si sorprese della risposta di Louis ed annuì "Non fa nulla, dai. Però ti aspetto almeno per bere un tea insieme" Il ragazzo sorrise e accettò, salutando poi la bionda e incamminandosi verso casa di Andy.

-

Andy:
Hey amico, che ci fa Louis qui con un ragazzo che non sei tu?

Harry corrugò la fronte e si affrettò a rispondere.

Harry:
Quale ragazzo?

"Har, tutto ok?" bisbigliò Gemma al suo orecchio, vedendolo teso.

Il riccio si morse il labbro e "Mh, Louis è con un ragazzo al pub di Andy"

E Gemma capì, come d'altronde succedeva spesso. "Perché non vai? Non fartelo scivolare via dalle mani"
Ma Harry come poteva lasciare sua sorella? Era tornata per fargli una sorpresa ed aveva organizzato quella piccola cena con amici stretti. Non poteva, di punto in bianco, alzarsi e abbandonare tutti lì senza una valida scusa. In realtà Louis era una scusa più che valida, ma non voleva ammetterlo a se stesso.
"Har, non ti preoccupare. Penserò io a mamma" rise e incoraggiò il fratello a cambiarsi e correre al pub.


Harry:
Hey Hemmings, verresti a bere qualcosa con me?

















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Non commento nemmeno il mio enorme ritardo.

Vi chiedo solo scusa per questo e per il misero capitolo.

Cultural Exchange • Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora