Fuori campo

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Capitolo 03

E come previsto ho fatto tardi, non che mi aspettassi qualcosa di diverso. Non posso nemmeno arrabbiarmi alla fine, perché è anche colpa mia se sono entrato a scuola in ritardo senza neanche avvertire Scott, solo perché necessitavo di una doccia intensa per togliermi da dosso l'odore di un certo Alpha. Ho cercato in tutti i modi di coprire i segni sul collo, ma non è stato possibile e per la prima volta in vita mia ho invidiato Isaac e le sue sciarpe.

Il peggio è stato entrare in aula mezzora dopo l'inizio della lezione con Harris, che da persona umana quale è e negli ultimi tempi comincio a dubitarne, ha deciso di farmi ripassare a voce alta e di fronte a tutta la classe l'intero programma di quest'anno; come se non bastasse trattenermi altre due ore al termine delle lezioni, no figuriamoci, gli avrebbe rovinato la reputazione. Non che il resto della giornata sia andato meglio... per esempio, l'imbarazzante chiacchierata con Lydia che con innata eleganza si è avvicinata e mi ha allungato un correttore per i segni sul collo, in cambio di dettagli. Che non le ho dato, quindi: niente correttore.

Isaac si è rifiutato di darmi una delle sue sciarpe, preferendo ridermi in faccia alla vista del morso e questo è solo l'ennesimo motivo per cui io "ucciderò Derek Hale, molto male" un giorno; non voglio neanche parlare dell'espressione di Scott che non si è accorto di niente finché non ci siamo seduti in mensa, spalancando la bocca così forte che per un attimo ho temuto che si staccasse e cadesse sul pasticcio di carne e patate. È superfluo dire che non è riuscito ad articolare una parola, a differenza di Jackson che ha pensato fosse il momento buono per socializzare con me, per sfottermi naturalmente e ci è voluta Lydia, con un tacco dodici sul suo piede per farlo smettere.

Ma come si può dare un senso a questa giornata senza una bella notizia? Non da parte mia, ma dal Coach che si è avvicinato al tavolo e ci ha incitati per la partita di stasera, aggiungendo che dato che Danny non sta bene tocca a me stare in porta. A me, il ragazzo che ha dato un senso alla frase "coordinazione pari a zero"?!

Sì, decisamente questa non è stata la mia giornata.

E non è ancora finita, perché adesso eccomi qui sul campo a giocare una partita che dovrebbe essere solo amichevole, ma che ovviamente Finstock ce la fa pesare come se fosse decisiva per la sopravvivenza dell'umanità. Per fortuna la finale l'abbiamo già giocata e vinta, grazie a me aggiungerei.

Prendo un profondo respiro e cerco di rimanere concentrato sul mio nuovo ruolo, oltre a ricordarmi di strozzare Danny, perché ha scelto il momento peggiore per prendersi il raffreddore. Non che abbia niente contro Danny, io adoro Danny, chi non adora Danny?! Tutti adorano Danny, ma ciò non toglie che Danny sia assolutamente fuori di testa, perché deve esserlo se accetta di stare in porta ogni volta e ad ogni partita. È un suicidio!

E per tanti motivi: primo, devi resistere in un minuscolo spazio di due metri quadrati scarsi fermo ad aspettare senza far niente che qualcuno si decisa a segnare, mentre loro fanno giochi di gambe e muscoli, lasciando me in compagnia di tanti simpatici fili d'erba da contare; secondo, quando finalmente tirano la palla la maggior parte delle volte tendono a tirartela in faccia, in mancanza di un altro bersaglio dove mirare e grazie tante, per fortuna che esistono gli elmetti e...

«Bilinski! Per caso vuoi un paio di occhiali oltre a una tazza di caffè?! Ti è appena passata una palla fra le gambe, quelle che hai non ti bastano? Avevi bisogno di una terza?» mi urla il professore, storcendo il naso alle risate degli altri. Ah, ah... molto divertente. Afferro la palla per lanciarla di nuovo ai giocatori, ma il suono del fischietto e l'urlo dell'arbitro che richiama il Time Out ci porta tutti ad avvicinarci vicino al Coach in cerchio.

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