Capitolo 04
Forse dovrei andarmene.
È una frase che ritorna e si fa sempre più concreta, mentre faccio passare da una mano all'altra la palla di Lacrosse, a ritmo sempre più serrato come i pensieri che si susseguono nella mia testa uno dopo l'altro, molte volte senza un filo logico che sia visibile se analizzati ma che io vedo e seguo. Divido. Ricollego.
Ritorna. Proprio come questo ritornello, è nella testa e non sembra volersene andare, perché è una possibilità che sto considerando e al momento è la più vicina a realizzarsi.
Avere la possibilità di fare le valige, andarmene e lasciarmi alle spalle tutto, questa città e ogni persona persino i miei amici, Derek... mio padre... ma è quando arrivo qui che non riesco più ad andare avanti e sento il panico assalirmi. Eppure sarebbe così facile, lasciar perdere ogni cosa e pensare per me, essere una volta tanto egoista fino al midollo da sembrare marcio. Ma non ce la faccio, al cartello forse tornerei indietro ad affrontare tutto, questa vita che non sembra più avere un senso. E tutti i problemi che mi sta tirando dietro.
Stringo la sfera di cuoio fra le mie mani e ripercosso con le dita ogni punto delle cuciture e poi... lancio. Forte, contro l'anta dell'armadio di fronte a me e colpisco, ancora e ancora, lasciando che sia lei a tornare, rotolare per terra e venire da me, sul pavimento. Dal quale non ho molta voglia di alzarmi.
Lancio ancora, ed ignoro le numerose notifiche che arrivano al cellulare e dall'altro giorno non mi lasciano in pace. Non ho risposto a nessun messaggio, o chiamata, non avevo alcuna voglia di sentirmi dire da qualcuno quanto fosse dispiaciuto o qualche consiglio utile dopo una rottura. Perché io non ho rotto con nessuno!
Colpisco l'anta con rabbia e la palla rimbalza, ancora a terra. Io non sto davvero con Derek, tutto questo è solo un'altra bugia e non vedo l'ora che finisca.
La palla continua a rotolare al mio fianco, così la fermo la palla e la miro verso il cellulare nel mezzo, deciso a mettere fine alla sua esistenza se necessario, prima che il suono di notifica mi faccia diventare matto. Devio la traiettoria del colpo un attimo prima di lanciarla, ed essa finisce fra i libri vicino al letto, che crollano come la torre di un castello. «Stiles, potresti smetterla con questa palla?» chiede mio padre entrando in camera. «Dai un po' di respiro al tuo armadio, prima di distruggerlo del tutto» me la sequestra, per posarla sulla scrivania.
Sbuffo un po' offeso, in fondo non stavo facendo niente di male. «Andiamo papà, non si è mica fatto male nessuno a parte qualche povero libro lì nell'angolo, ma si tratta di matematica quindi non è poi così grave» schiocco la lingua verso l'anta ammaccata e la torre appena crollata. Ok mi sento quasi in colpa, quasi.
Sospira e commenta, penso che ci abbia rinunciato dopo i miei cinque anni quando gli raccontai vita, morte e miracoli della piccola rana che trovai in giardino una volta, che scappò non si sa bene dove. Forse non le stavo simpatico. «Allora, che cosa è successo?» mi chiede e si siede sul letto, serio e preoccupato. Lo sento.
«Niente, non è successo assolutamente niente. Perché con me, per te, deve sempre succedere qualcosa?» replico e in effetti non mi sembra giusto, questo velo di sospetto nei miei confronti giustificato certo, ma un po' eccessivo oserei dire.
Alzo lo sguardo verso il suo, scettico. «Quindi hai deciso di rovinare i mobili di casa, per niente?» ...ok, così mi sta facendo passare per un vandalo. Ecco quali sono gli effetti della deformazione professione, il prossimo passo sarà: una stanza buia e una lampada puntata contro.
«Sto rovinando un solo mobile, per chiarire e non si è neanche lamentato» lo indico, nessuna risposta. Appunto. «Poi non è per niente, solo che...» non èniente, ma vorrei crederci io per primo. Sospiro e passo entrambe le mani sul viso. «...mi annoio»

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Homemade
FanfictionDa quanto l'ultima minaccia è stata scacciata Beacon Hills sembra aver ritrovato la sua tranquillità, senza ombre pronte ad oscurarla, ma per Stiles tutto è cambiato. Dalla scoperta di un mondo sovrannaturale, fino a intraprendere una relazione clan...