Fine dei giochi

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Capitolo 09

Devo essere sincero, non mi aspettavo tutto... questo. Mi guardo intorno e seguo con gli occhi ogni cavo, che si ricollegano a tre schermi, un paio di impianti audio, un hard disk esterno e ovviamente il computer che a vederlo fa quasi paura; trascino un po' indietro la sedia girevole e mi dondolo un po' indietro, innocentemente, non certo perché sono curioso di vedere dove vanno a convergere tutti quest- «Hai finito di curiosare?» sussulto e scivolo fuori dalla sedia, che con le ruote decide di abbandonarmi al mio triste destino, fatto di un triste impatto con il pavimento della stanza.

«Non. Ridere» gli intimo, anche alla sedia, che scorre leggera lontana da me e sono certo che quello strisciare delle ruote sia una risata di scherno. Come se non bastasse quella di Danny, che mi scruta dall'alto in basso letteralmente. «Non dire niente» gli punto contro anche il dito.

Accenna comunque ad un sorrisetto, che guardo con una delle mie migliori imitazioni di Derek Hale crucciato, settimane di frequentazione stanno cominciando a dare i loro frutti. «Si può sapere che stavi facendo?» mi chiede appena recupero la sedia traditrice, che tengo per i braccioli ben salda sotto di me. Col cavolo che le faccio fare un altro giro.

Una volta preso ufficialmente il controllo, scivolo lentamente un po' sulla destra ed indico con la mano una grossa e strana scatola nera con tre prese per l'alimentazione. «Guardavo questa, che razza di multipresa è?» chiedo e mi chino, con cautela stavolta. Ho già fatto la mia quotidiana figuraccia stasera, due volte.

«Non è una semplice multipresa, è un gruppo di continuità UPS. Serve a prevenire i cali di tensione, o gli sbalzi improvvisi di corrente» risponde e torna a lavorare, per me in realtà.

Ma sono curioso, non ci posso fare niente e la noia è una brutta bestia. «Quindi hai avuto sbalzi di corrente?» chiedo e scruto la scatoletta.

Mugugna di assenso e mi ignora, ed io odio essere ignor- ...no, sto cominciando a diventare peggio di Lydia. Ecco quello che succede se un sourwolf antipatico ti relega a stare in panchina, quando il tuo posto è sul campo con un cellulare a multiscatto in mano. «Che altro c'è, Stiles?!» sospira Danny, ed io alzo le mani innocente.

Le mani almeno, ma per gli occhi e la mia insana curiosità beh... non posso garantire più di tanto, hanno vita propria e l'iperattività non aiuta a mantenerle tranquille. «Niente, niente. Non mi aspettavo che tu fossi così ben fornito, non dopo quel piccolo problema con la legge» bisbiglio, anche se dubito che ci possa essere qualcuno a quest'ora anche fra gli amichevoli lupetti di quartiere, ad origliare.

«Lo so, ma mi sembrava brutto disfarmi di tutto nonostante il mio precedente. Certe cose costano» commenta e lo capisco, è un po' come tutte le volte che mi "consigliano" di disfarmi della mia bimba. Cosa che non succederà mai! «Il tuo uomo è già andato?» mi chiede e dirotta completamente il discorso.

«Non è il mio uomo» replico, anche perché non è esattamente un vero uomo. Forse biologicamente, ma dove la mettiamo la componente zanne, artigli e ...sì, anche quelle sopracciglia hanno un che di innaturale. «Comunque è già andato, dopo che mi ha gentilmente scaricato qui» con un contorno di ringhio-minaccia.

«Quindi ce l'ha fatta» commenta, ma in fondo quando mai Lydia non riesce in qualcosa?! «Non vorrei essere in lui, ad essere sincero. Anche se...» lascia in sospeso e mi guarda, tanto quanto io evito il suo sguardo invece.

«Sì, penso di aver capito il concetto» commento e storco la bocca, ed ignoro la sua risata. «Allora, siamo entrati?» cambio discorso e scivolo più vicino, per vedere meglio gli schermi. Prima o poi dovrò farmi dare qualche lezione di Hacking da Danny.

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