Una via d'uscita

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Capitolo 07

Forse avrei dovuto ragionare di più quando ho detto di andare direttamente a scuola. Se lo avessi fatto a quest'ora mi sarei risparmiato questi cinque minuti di assoluto niente, passati davanti al mio armadietto aperto, nessuno zaino e un sacco di libri che non so proprio come trasportare a casa. Perfetto. Dio deve aver creato le "leggi della sfiga" solo per poi creare me e testarle, ed al momento penso di star facendo un ottimo lavoro, sarebbe gradito uno stipendio per l'impegno. Chiudo e batto più volte la fronte contro lo sportello, quanto potrò essere idiota?! E dire che quel dannato sourwolf me lo ripete sempre, di continuo...

Volto appena lo sguardo verso una matricola che mi guarda, mentre cerco di rimodellare l'armadietto con la mia fronte, non sia mai che non ci riesca. «Che c'è?! Sto cercando di dargli la forma della mia faccia, si chiama arte contemporanea» replico, ma mi guarda anche peggio prima di allontanarsi.

«Penso che tu l'abbia spaventata» giro la testa dall'altra parte per sorridere affettato a Scott, che ha di nuovo quell'espressione da crocerossina. Se avesse un cerotto in tasca per la mia fronte non mi stupirei.

«Tu dici?» annuisce, ma la mia era una domanda retorica. Ovvio che l'ho spaventata, sono spaventoso quando sono disperato, anche mio padre me l'ha detto una volta che avevano interrotto le repliche di Star Trek a metà stagione, fu un giorno orribile per casa Stilinski.

Mi afferra a braccetto, o per essere tecnici, mi afferra proprio il braccio e comincia a tirarmi via, verso l'aula di Economia. «Andiamo la lezione sta per iniziare» mi ricorda, anche se sarei quasi tentato di saltarla. Infatti tiro contro corrente, ma è come trascinare una balena ...perché dimentico sempre di non tentare mai uno scontro fisico con un licantropo?!

Ringrazio solo che è l'ultimo giorno prima delle vacanze, un'altra giornata di sguardi, chiacchiericci e chi più ne ha più ne metta non l'avrei sopportata, forse da ubriaco... «Era l'ora! McCall e Stilinski, vi ringrazio di averci fatto l'onore della vostra presenza. Ed ora muovete il culo dietro i banchi che cominciamo la lezione, aprite al capitolo undici» tuona Finstock con aria sadica, ignorando le proteste dei miei compagni, che gli ricordano che è l'ultimo giorno. «Ma voi credete che mi piaccia venire qui ogni giorno, darvi i compiti e farvi una lavata di testa un giorno sì e l'altro pure, due volte?! Risponda lei, Stilinski»

Sbatto gli occhi, cascando in parte dalle nuvole e in parte sulla sedia nella quale mi sono appena seduto. Guardo il professore avvicinarsi e di nuovo tutti gli occhi puntati su di me, che giornata meravigliosa davvero. «Ehm... sì?» provo, ma cosa ne so io?!

Ridacchia sadico, nel solito modo in cui ci preannuncia un doppio giro di corsa di tutto il campo, per "fortificare i nostri animi e se possibile anche le gambe" altrimenti l'alternativa è prenderci a calci. «Sa una cosa, Stilinski? Ha perfettamente ragione! Io amo vedervi sudare freddo sui libri, quindi ora aprite tutti al capitolo undici e... dannazione Greenberg metti via quel telefono, o te lo faccio ingoiare! Ti sarai anche fidanzato, ma ti proibisco di fraternizzare con il nemico in mia presenza!!»

Tiro un sospiro di sollievo, mentre il Coach continua a fare la paternale al povero Greenberg, che però stravede così tanto per lui che dubito che si potrà mai offendere. Santo ragazzo. «Ehi... Stiles...» sento e mi arriva anche in faccia un pezzetto di carta, mi volto verso Scott seduto alla mia sinistra che si sporge verso di me. «Potresti darmi un passaggio alla clinica dopo?»

Scuoto la testa, non perché non voglia. «Non posso, non ho la macchina» gli spiego, se l'avessi mi sarei evitato qualche rogna. Mi chiede se è guasta, ma magari ...o anche no, scusa piccola mia non volevo pensare questo. Lo giuro. «È a casa, sono venuto a piedi» sussurro e mi rimetto subito composto, quando il professore si schiarisce la voce e comincia a leggere e spiegare il capitolo.

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