Oltre il confine

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Capitolo 06

Spero che sia uno scherzo, vero?! Deve esserlo, non può avermi seriamente portato in un posto del genere, sarebbe troppo da cliché anche per lui che non li capisce e non appena rallenta l'auto mi rendo conto che è proprio così. Apro bocca per dire qualcosa, ma la chiudo rammentando che mi sono votato al silenzio, questo però non mi impedisce di guardarlo estremamente male, mentre esce e mi chiude dentro, come se non bastasse. Cerco un modo per aprire la portiera, ma è di quelle elettriche e impossibili da forzare, batto la mano contro il vetro e si volta, minacciandomi con lo sguardo di non riprovarci nemmeno.

Non appena si volta gli batto la mano sul vetro, tre volte.

Sbuffo e incrocio le braccia, arrabbiato mentre squadro con diffidenza l'insegna al neon anni settanta, o addirittura più vecchia visto che la M e la E di "Motel" stanno giusto per tirare le cuoia. Incredibile che ancora non l'abbiano fatto, o che nessuna lettera sia caduta.

Questo però non cambia niente, anche quando Derek torna verso la Camaro e apre il mio sportello deciso. «Scendi» mi ordina, ma mi rifiuto di obbedire. «Ho detto scendi, ragazzino» insiste e non rispondo, ma lui veloce si china e mi tira fuori con forza per un braccio. Mi solleva come niente, proprio come ha fatto a casa mia.

«Brutto stronzo, lasciami andare!!» gli urlo e lo colpisco, anche alla testa, ovunque riesca ad arrivare con le mani, dato che con un braccio è riuscito ad immobilizzarmi le gambe. «Mettimi subito giù, Derek!»

«Ah, quindi il gatto non ti ha mangiato la lingua» replica vittorioso, per essere riuscito a farmi parlare. Cazzo quanto lo odio. «Ora vedi di stare zitto, non voglio guai intesi?» mi ordina e così gli tiro una gomitata nella schiena, lui in risposta fa passare le unghie oltre i pantaloni incidendo appena sulla pelle. Stronzo.

Si ferma poi davanti ad una delle camere, che apre veloce e come se fossi davvero un sacco mi getta di peso sul letto, ed è un miracolo se rimbalzando non finisco con la faccia a terra. «Tu...» inizio e afferro la prima cosa che riesco a trovare, poi gliela lancio. «Sei un pezzo di merda! Uno stronzo!!» gli lancio la lampada, il posa cenere. Una sedia anche, ma lui afferra tutto e appoggia da una parte, senza che sia riuscito a spaccargliene uno in testa. Gli lancio un cuscino, da cui però non si difende, così prendo l'altro e comincio a colpirlo con forza e rabbia. «Per chi cazzo mi hai preso, eh?! Mi hai portato qui come una puttana, io non sono la tua puttana chiaro?»

Con un ringhio afferra il guanciale e lo distrugge con le unghie, così che tutte le piume finiscono ovunque, indietreggio ma mi afferra con l'altra mano e con forza mi spinge verso il bagno. «Ti ho mai trattato da puttana, ragazzino?» mi chiede e mi spoglia con rabbia, cerco di fermarlo, ma si toglie la cintura e con essa mi lega i polsi al supporto della doccia. «Se vuoi comincio subito e poi mi dici» mi bacia con arroganza, facendosi strada fra le mie labbra che gli nego, o almeno ci provo. Mi stringe la mascella e dal dolore schiudo la bocca, così che possa insinuarsi al suo interno e pretendere, cercare e assaporare fino in fondo. Fino a farmi cedere con un sospiro e ricambiare, con lo stesso bisogno.

Apre l'acqua e tremo per il contatto gelido del getto, che scivola lungo la pelle accaldata dal suo passaggio, dal suo corpo che nudo ora come il mio mi solleva e inizia a prepararmi con le dita. Urlo per la sorpresa e mi incarco nel suo abbraccio, mentre con la mano ha deciso di farmi impazzire. «T-ti... odio...» da morire, fra le sue braccia. Mi da del bugiardo e con le labbra raccoglie gocce d'acqua che scorrono lungo il collo, che lascio scoperto per le sue labbra. «...c-che aspetti?» chiedo e muovo i fianchi contro di lui.

Ci deve essere qualcosa di così incredibilmente sbagliato in me, se non riesco più a pensare ogni volta che riesce a passare oltre le mie difese, le mie barriere che cerco sempre con costanza di erigere, eppure finisce sempre così... col raggiungermi. E non più solo fisicamente.

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