La stanza di vetro

Epilogo

Adesso sapeva.
Aveva capito tutto quanto. Tutto ciò era il frutto di pensieri inespressi. L'aver per lungo tempo rimosso quei ricordi l'aveva portato a quello, a conoscere l'altra parte di sé, la parte che invece sapeva tutto da sempre.

Da sempre aveva pensato di aver condotto una vita normale, nascosto dentro di lui però qualcosa aveva continuato a stridere, che aveva finito per imprigionarlo nella sua stessa mente, sottomesso a un uomo uscito da chissà dove, sottomesso a se stesso.

Non appena la cascata lo scoscio di vetro cessò del tutto e fu uscito dal tunnel psichedelico che lo aveva inghiottito, fu svegliato da un rumore di un porta che veniva chiusa. Un rumore diverso stavolta. Tutti gli scricchiolii erano spariti. E aprì gli occhi. Attorno a lui non c'era più niente di trasparente.
Ciò che vide fu quello che ogni giorno aveva di fronte da anni ormai. Le mura di casa sua.

Non si era mai mosso, era sempre stato lì, non aveva mosso un muscolo dalla sedia a dondolo che suo nonno ben conosceva. Nessun movimento, eppure tutto era cambiato. Un cambiamento sostanziale che adesso dava ad Anton una nuova consapevolezza, un nuovo modo di vedere le cose. Un nuovo inizio.

Era fuori dalla stanza di vetro, una stanza il cui materiale lasciava intravedere l'interno e l'esterno, e per quanto potesse sembrare innocua all'inizio, nascondeva invece qualcosa in grado di mandare tutto in frantumi.

Il sole era alto in cielo, splendeva come una giornata estiva e filtrava attraverso la finestra.
Le nubi erano scomparse. Il temporale era finito.

Una lacrima scese lenta, silenziosa, inesorabile, sulla guancia del ragazzo.

Fine