- Ma bravo! Devo farti i miei complimenti ragazzo, non pensavo che saresti riuscito ad arrivare a tanto, sai?
Una voce nella testa di Anton richiamò la sua attenzione. Il ragazzo aprì gli occhi d'improvviso.
- Per... Perché? Perché mi hai riportato qua! Io devo sapere, devo parlare con me stesso di quello che è successo, di quello che il nonno potrebbe continuare a fare! - disse rivolto a Tulum, ancora circondato da quelle pareti in spesso vetro trasparente.
Pronunciare quelle parole gli fecero male. Poter agire dentro un sogno era un conto, ma anche se quella non sapeva se poteva chiamarla realtà, faceva un certo effetto. Tornare nella casa dei nonni fu un colpo basso, essere sbattuto in mezzo a qualcosa che era sempre stato lì ma che il tempo aveva seppellito, gli fece comprendere e rivivere le stesse sensazioni. E non fu per niente bello.
Anton era intelligente, ma al tempo era solo un bambino che pensava solo a giocare e a non disobbedire ai genitori che gli dicevano di dare retta ai nonni. Quello che aveva subito, prenderne coscienza, fu come una doccia gelata che lo impietrì.
- Hai perso la voce?
Non sentì che Tulum aveva parlato. Dovette aspettare che gli fu di fronte prima di riscuotersi dai suoi pensieri.
- No...no, sono qua, ci sono.
- A cosa pensavi? C'è forse qualcosa che ti turba?
- No! Sai, è così piacevole scoprire cosa faceva tuo nonno di quei bei pomeriggi a casa sua... - disse ironico Anton.
- Oh, povero ragazzo, mi dispiace. Mi dispiace di averti riportato indietro...
- Smettila, so bene che non sei serio, e poi non credo di volerne parlare a uno come te. Uno che già conosce tutto quanto - disse il ragazzo tirando su col naso.
Anton prese poi a vagare per la stanza, una stanza che aveva tutto e niente da mostrare. Mostrava ciò che c'era all'esterno, una nebulosa dalle tonalità grigiastre. Pensava così di scacciare quello che aveva dentro, trovare nuovamente la calma, anche se era impossibile. Poi guardò meglio di fronte a sé - E' cambiato colore!Tulum gli andò vicino e guardò oltre il vetro spesso - Lo so. Conosco questo posto. Cosa pensi che sia quello che vedi?
- Sembrano... nuvole? La forma e la consistenza è quella e anche il loro modo di spostarsi.
- Ah, e così pensi che stiamo volando, che siamo in cielo?
- Sto facendo avanti e indietro da un ricordo, ho rivisto me stesso quando ero piccolo, ci ho parlato e ho assistito a una cosa orribile che riguarda una delle persone che più ho amato nella mia vita. Beh, non mi stupirebbe che questa grande, enorme, scatola di vetro possa librarsi in cielo come una navicella spaziale!
Tulum scoppiò a ridere, un risata sincera, di quelle che partono dallo stomaco e salgono fino alla gola per trovare libertà dalla bocca.
- Devo ammettere che sai come far ridere una persona. Dico davvero! Sei un acuto osservatore, ragazzo, ma la risposta è sbagliata. Non siamo in un'episodio di Ai confini della realtà, questa non è una nave spaziale. Tu e io non stiamo volando da nessuna parte. Siamo fermi.
Anton lo guardò fisso in quei occhi scuri, ammutolito, non sapeva cosa dire. O fare.
C'era forse un posto dove poter fuggire? Non c'erano porte o finestre dove poter uscire, per andare dove poi? Gettarsi nel vuoto che aveva di fronte?- Ah, no? E allora dove siamo?
- Siamo semplicemente...sospesi.
- Ma sospesi dove? - chiese Anton.
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La stanza di vetro
NouvellesCosa accade quando Anton scopre di essere prigioniero di una stanza dalle pareti di vetro infrangibile? Dove si trova? Quale colpa deve espiare? Chi lo tiene prigioniero?