- Sono felice di vederti qua, in questa giornata nebbiosa.
- Beh, dopo domani ho l'aereo, lo sai. Parto per Parigi con quello delle nove del mattino. So che sei sempre molto impegnato e ci tenevo molto a salutarti.
Anton fece un passo all'interno dello studio. C'era stato un sacco di volte, ma ogni volta che lo faceva era come la prima volta. L'odore di pulito lo investiva, i suoi occhi si riempivano di tutte le suppellettili e dei pezzi di carta affissi alle pareti.
- Ti prego accomodati - gli propose l'uomo che aveva aperto la porta - E' un caso che mi hai trovato, stavo per andarmene, sono già le sei. Però adesso sei qua.
Anton ringraziò andando a sedersi sul lettino reclinabile.
- Scusami, so che avrei dovuto chiamare e prendere un appuntamento. Ma ero fuori e ho pensato di fare un salto... fare due parole.
- Non scusarti Anton, sai che puoi venire da me in qualsiasi momento lo desideri. Siamo amici, no? Cosa ti porta qui?
Solo in quel momento il ragazzo rifletté sulla scelta appena fatta. Recarsi in quello studio era stata davvero una cosa giusta? Tornare a stendersi per tentare di aprire la sua mente ancora una volta non sarebbe stato facile, specie perché da quando aveva cominciato i risultati erano stati ben pochi. Aveva però trovato una certa sintonia con quella persona, e anche se non riusciva a ripulire quello che aveva dentro, aveva la capacità di farlo stare meglio. Presentarsi nel suo studio era stata una prova.
- Il solito, Liam. Non ce la faccio a non pensare. Cerco di non farlo, di sgombrare la mente e provare qualcuno degli esercizi che mi hai dato, ma ogni volta torno a quel senso di vuoto, a quella parte della mi a vita in cui ho iniziato a sentire qualcosa di diverso.
- Ormai ti conosco Anton, ma per quanto ti sforzi non riuscirai mai a liberartene se non prendi il toro per le corna - rispose Liam sedendosi a sua volta in una poltrona di fronte al lettino.
- Lo so, lo so. Ma come devo fare? Se non ci siamo riusciti insieme, con le tue competenze, come posso riuscirci io, da solo, quando sono a casa?
- Abbiamo parlato spesso di questo, ma per quanto possa sembrare assurdo, non c'è terapia psicoanalitica che tenga, se non è presente un impulso da parte del paziente. Tu è questo che devi trovare. La spinta, la voglia di capire cosa sia quel vuoto che senti.
Era vero. Dentro di sé Anton aveva paura, aveva timore di affrontare quello che aveva dentro.
- Tu lo sai - aggiunse Liam.
- Si. Lo so. Lui.
- Gli incubi che ti svegliano la notte e che ti fanno perdere il sonno, hanno per oggetto qualcosa che abbiamo imparato a conoscere, non è vero?
- Quella... cosa. Si. Mi prende, mi assale, e non appena sta per mettermi le mano addosso scompare facendomi svegliare di soprassalto.
Liam si sporse in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia e fissò il ragazzo sul lettino dritto negli occhi.
- Tu sai cos'è quella cosa, chi è quella bestia - disse mettendo una mano sul petto del ragazzo, all'altezza del cuore - So che per te è stato difficile riportare alla luce quel ricordo, e lo è tutt'ora riviverlo. Lo so perfettamente. Ho vissuto assieme a te tutto il percorso, ti ho tenuto la mano e sai che ogni volta che avrai bisogno io sarò qui per te. Sai che cosa devi fare.
Anton lo guardò a sua volta.
- No. No che non lo so. Ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa fare.
- No. Tu sai già cosa devi fare, devi solo trovare il coraggio per farlo. Affrontare quello che hai dentro a viso aperto, senza paura che possa farti male.
- Gia lo ha fatto, ma penso di capire cosa vuoi dirmi.
Liam si avvicinò ancora di più.
- Te lo dico nel tuo interesse Anton. Prima di tutto perché altrimenti mi sentirei un fallito come medico, secondo perché prima imparerai a conviverci senza sentirti in colpa meglio sarà. Per te e per le persone che deciderai di avere accanto.
Erano anni che si conoscevano ormai. I suoi genitori avevano deciso di aiutarlo non appena ebbero il sentore che qualcosa in loro figlio non andava nel verso giusto. Lo avevano capito quando a scuola aveva iniziato a fare discorsi strani, lo avevano capito quando nei temi aveva iniziato a scrivere cose strane. Lo avevano capito quando, dovendo inventarsi una favola, la figura del cattivo aveva iniziato ad assumere una forma ricorrente. Il nome cambiava ogni volta, ma quello che faceva e diceva riportava sempre e solo ad una cosa sola. Una violenza, verbale o fisica. Nessuno era riuscito ad intuire niente, avevano cominciato ad avere qualche sentore quando il piccolo era cresciuto, quando aveva cominciato a sviluppare un proprio senso critico, quando il suo carattere era più delineato. Quando era lui stesso a poter raccontare in prima persona cosa gli suggeriva quelle storie.
Dopo solo un primo colloquio conoscitivo era risultato chiaramente che il bambino avesse bisogno di un aiuto. Sua madre fu sconvolta, mentre suo padre reagì per salvare la situazione.
Poi erano arrivati gli incubi.- Hai ragione. Dovrei farlo. Devo farlo.
- Devi solo volerlo - concluse Liam.
Fine Interludio
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La stanza di vetro
Kısa HikayeCosa accade quando Anton scopre di essere prigioniero di una stanza dalle pareti di vetro infrangibile? Dove si trova? Quale colpa deve espiare? Chi lo tiene prigioniero?