Parte quarta - Lascia stare, non toccarlo!

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L'ambiente stavolta era differente.

Anton pensava che chiedere a Tulum di tornare nel suo ricordo d'infanzia lo avrebbe fatto tornare su quella scala, a quando aveva incrociato lo sguardo di suo nonno, ma non fu così. Era per terra, in giardino, poco lontano dal sentiero che portava alla serra. Perché si trovava lì adesso? Non poteva semplicemente tornare a qualche attimo prima? Giusto per capire, e ricordare, cos'era accaduto quel giorno...

A quanto pare no. Era lì e non poteva fare nulla per cambiare le cose, Tulum era stato chiaro, solo lui poteva agire sui suoi ricordi. Anton non poteva fare nulla per poterli cambiare o fermare tutto se la situazione fosse diventata ingestibile.

La sua vita era in mano a qualcun altro, in mano a qualcuno che l'aveva imprigionato e aveva pagato per questo. Forse aveva fatto del male a qualcuno. Forse aveva detto qualcosa che aveva messo in moto avvenimenti particolari. Forse c'era stato qualcosa che gli aveva fatto compiere azioni non proprio piacevoli, ma di che azioni si trattava se in quel momento l'Anton del ricordo era ancora piccolo?

Doveva capire, doveva sapere.

Si alzò e senza fare rumore percorse il vialetto di ghiaia che portava vicino alle siepi poco distanti dalla serra dei nonni.  Era una costruzione in legno, non molto ampia ma grande abbastanza da ospitare una discreta varietà di piante. Non contava più le volte in cui da piccolo era solito nascondersi tra quei vasi nell'attesa che i suoi amichetti andassero a cercarlo, non contava nemmeno più le volte che si era ritrovato a cercare le singole specie su ogni libro di fiori che si trovava a portata di mano.

Dall'interno non provenivano rumori, segno che forse il piccolo Anton e suo nonno non erano ancora arrivati. Là dentro era praticamente impossibile non fare rumore, vista la quantità di attrezzi presenti. Il silenzio regnava sovrano. Poi delle voci, provenire da dentro. Forse non era il caso di avvicinarsi troppo, meglio cercare una postazione migliore dove poter sentire.

Anton salì su una delle casse che solitamente stavano di fianco e che venivano utilizzate da sua zia per trasportare i fiori da un posto all'altro con l'aiuto di una carriola.

- Metti quelle begonie qua, secondo me stanno meglio.

La voce nel nonno suonava sommessa ma chiara.

- Questo rosso a me piace più qui!

La voce del piccolo Anton invece suonava leggera e squillante come sempre. Sempre piena di energia e di voglia di fare.

- Giovanotto, la nonna vuole dividere i colori. Ha deciso di mettere tutti quelli rosa da questa parte. Quello non può stare lì.

Dall'interno provenne un suono come di qualcosa di trascinato, forse il nonno si era avvicinato e stava aiutando il piccolo a spostare il vaso e fargli vedere come si faceva. Per quanto glielo avesse insegnato, Anton ricordava che entrare nella serra della nonna era più un momento di gioco, che un momento didattico. Finiva quasi sempre con lo sporcarsi in maniera incredibile e dover correre a fare una doccia alla svelta prima che i suoi genitori tornassero a prenderlo.

Seguirono degli istanti di silenzio. Anton si chiedeva cosa stesse mai accadendo, si sforzava di ricordare cosa fosse accaduto, ma tutto sembrava nella norma. Un attimo dopo un fracasso tremendo. Vetri in frantumi come di qualcosa  caduto a terra.

- Scusa nonno... non volevo - disse il piccolo Anton con la voce rotta dal pianto.

- Non ti preoccupare, non è successo niente. Sono cose che succedono...

- Lo dirai alla nonna?

- Sarà il nostro piccolo segreto. Ti ho mai detto che facevo il boyscout? Vieni qua piccolo.

La stanza di vetroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora