NEW "HAPPY" LIFE IN CHICAGO

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19) NEW "HAPPY" LIFE IN CHICAGO

-ecco a lei!- dissi porgendo un bicchiere colmo di caffè al signore seduto dal'altra parte della scrivania.

Eccomi qui. A Chicago. Da quei pazzi dei miei genitori che hanno accolto bene la mia idea di tornare a vivere con loro.

Ero scappata da Boston da due settimane ormai e avevo trovato da poco un lavoro in uno studio di avvocati. Peccato che fosse completamente diverso dal lavoro che facevo alla Evans Corporation. Qui portavo caffè e smistavo la posta agli avvocati. Meglio di niente.

Avevo sentito recentemente Sue e Hilary. Loro erano il mio unico aggancio a Boston. Mi davano della cogliona patentata, ma almeno mi erano rimaste il più vicino possibile. Erano le uniche a sapere dove mi trovassi davvero.

Alex non lo sapeva. Alex non lo doveva sapere.

I primi giorni ricordo che mi chiamava a ogni ora. Mi hanno detto le ragazze che non si è rassegnato e che si è messo in testa di volermi ritrovare a tutti i costi.

Aveva anche chiamato mia madre, ma grazie ad una chiamata intercettata era riuscita a fargli dire che non sapeva dove fossi.

Ero venuta anche a sapere che aveva chiuso i contatti con sua madre. Questa cosa mi fece male e ringraziai di essermene andata. Non volevo essere la causa di tutto questo. Sapere che non parlava più con sua madre per me mi faceva venire da piangere. Avevo rovinato una famiglia che prima del mio arrivo era felice.

Se c'era una cosa che detestavo era perdere le persone. Io avevo perso Tree e non volevo che lui perdesse sua madre smettendo di parlarle.

Purtroppo o per fortuna però quello che al momento combina Alex non è affare mio. L'ho lasciato due settimane fa. Ho cambiato numero di telefono e non ho lasciato tracce in giro. Anche Hilary e Sue mi hanno giurato che avrebbero tenuto le bocche cucite.

All'inizio non volevo dirlo nemmeno a loro. Volevo solo scappare e basta. Poi però ho dovuto parlare con loro. Avevo bisogno di amiche e loro erano le uniche che consideravo tali. Erano le mie migliori amiche e rispettarono la mia decisione. Non l'approvarono, ma la rispettarono.

Lasciai l'edificio dell'Union, il mio nuovo luogo di lavoro, e tornai a casa. Non era lontano. Con una ventina di minuti a piedi ero arrivata.

Entrai e buttai la borsa distrattamente sul divano. Quella casa era molto simile a quella di Boston. Era sue due livelli. Al piano terra c'erano un salotto, una cucina e un bagno, al piano di sopra invece c'erano due stanze da letto e un altro bagno. Semplice ma efficace.

Appena entrai vidi Happy correre felice verso di me.

Sorrisi abbassandomi e prendendolo in braccio. Era un cagnolino allegro. Ricordo quando la settimana scorsa mio padre me lo portò a casa. Aveva pochi giorni e qualcuno l'aveva abbandonato in un parcheggio sotterraneo. Era diventato il mio piccolino. Ogni giorno non vedevo l'ora di tornare a casa per stare con lui. Era così piccolo.

Il nome che avevo scelto era semplicemente dovuto alla sua vitalità. Non stava mai fermo e aveva sempre l'espressione felice sulla faccina. Da li Happy appunto. Eravamo inseparabili.

Gli accarezzai leggermente il pancino e presi il guinzaglio per portarlo a passeggio. Lui abbaiò contento e così presi il cellulare e mi chiusi la porta alle spalle.

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Balzai a sedere sul letto. Happy al mio fianco aveva avuto paura e mi si strinse di più addosso. Lo accarezzai leggermente e provai a distendermi di nuovo.

Wings {COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora