1- Mira, colpisci, uccidi.

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Mira, colpisci, uccidi.
Mira, colpisci, uccidi.
È la vita di un killer, vi sorprende? È un mestiere egregiamente retribuito dove occorrono precisione, tattica, intelligenza, esperienza e culo.
La fortuna è sempre in ballo.
Sei costantemente sul filo del rasoio: ogni momento, ogni attimo potrebbe essere l'ultimo.
Non hai certezze, sicurezze, non vale neanche la pena costruirsi una vita.
Se vuoi vivere, non fai il killer.

Fai il gelataio, il meccanico, il panettiere, il modello, ma non il killer.

Certo sei ben pagato. Ma la vita può essere stimata in banconote?

Derek si appoggiò pesantemente al muro e accese la ventesima sigaretta nel giro di una giornata. Non si preoccupava mica di bruciarsi i polmoni: e perché avrebbe dovuto?
Incavò le guance nell'atto di aspirare, portandosi la sigaretta alle labbra con una lentezza estenuante, tipica di chi non si preoccupa dello scorrere del tempo. Stronzate: Derek aveva perfetta percezione dell'avanzare del tempo ed era prontamente preparato per ciò che avrebbe dovuto fare di li a breve.
La notte si susseguiva di balli, fumo, alcool, sesso. I giovani che uscivano dal locale erano per lo più ubriachi fradici o strafatti.
Più di uno vomitava sull'asfalto dopo essersi fatto largo fra la massa, altri invece, solo una volta saliti sull'auto dell'amico, con grande disgusto di quest'ultimo.
Derek sorrise. E così la sua vittima frequentava ambienti simili.

Chissà cosa ne avrebbe pensato la famiglia se fossero venuti a saperlo.

Probabilmente non avrebbero potuto rimproverare il figlio, perché già morto e defunto, con un proiettile piantato nel cuore o nel cranio. Dipendeva da come gli girava.
Sarebbe stato meglio mirare al cuore, poiché un colpo alla testa avrebbe potuto sfigurare il viso del ragazzo e questo non era professionale.
Era necessario, infatti, che la vittima fosse ben identificabile, perché non si uccide mai per caso.
O almeno, un killer no.
Dietro all'omicidio c'è sempre una causa: vendetta personale, gelosia, invidia.
Un bel colpo al cuore, invece, garantiva comunque una morte istantanea ma permetteva una perfetta identificazione del morto.
Per non parlare della difficoltà maggiore che richiedeva colpire un organo interno, nascosto, come il cuore appunto, che rendeva il tutto più divertente.
Una ragazza gli passò accanto, carezzandogli il petto, lasciva, visibilmente sotto effetto di stupefacenti.
Derek, nonostante non fosse eccessivamente grosso, non era esile, tutt'altro: trent'anni, capelli corvini e perfettamente acconciati, bicipiti scolpiti, pettorali ed addominali perfetti, mascella leggermente squadrata.
Spintonò via infastidito la ragazza, non perché non fosse interessato, piuttosto perché gli stava intralciando il campo visivo. Non si curò del fatto che la ragazza capitombolò a terra e non si risollevò più. Non si chinò a sollevarla: non era mica il buon samaritano.
Assottigliò gli occhi quando vide una conoscenza della vittima uscire dal locale.
Stando alle sue informazioni, accuratissime, doveva essere in compagnia di due ragazzi.
Il giovane uscito barcollava vistosamente e si ancorò ad un lampione, cercando di reggersi in piedi.
Squallido, si ritrovò a pensare Derek. E anche deprimente. Ovviamente reggeva alla grande l'alcool, lui.
Subito dopo uscì anche una ragazza e gli si avvicinò. Probabilmente i due si erano conosciuti quella sera. La giovane lo prese per un braccio, iniziando ad accarezzargli il viso e a solleticargli il lobo dell'orecchio con la lingua.
Il ragazzo cominciò a rispondere alle attenzioni della sua nuova amica e, voltandosi a fatica, la baciò. Derek si augurò che le vomitasse in bocca, dato il suo stato di ebbrezza.
Decise di agire: la vittima sarebbe uscita di li a breve.
Si fece avanti, lentamente, misurando i passi, ma la coppia era fin troppo intenta a far altro per accorgersi di lui.
Lei prese ad avvinghiarsi a lui, in un disgustoso intreccio di membra.
-Cazzo, che schifo, Scott!
Le grida di un altro giovane diedero voce ai pensieri del killer, che si tenne a distanza, quanto bastava per udire la conversazione.
Appoggiandosi ad un veicolo lì parcheggiato e continuando a fumare con indifferenza, si voltò lentamente, così da avere la visuale e il controllo della situazione.
Erano compresi sulla scena i due giovani restanti.  Quello che continuava a sbraitare contro Scott doveva chiamarsi Isaac. E poi c'era lui, Stiles.
Era un ragazzino. Dannatamente carino d'aspetto per giunta. Capelli castani raccolti in un ciuffo disordinato, viso infantile, quasi puro e limpido, decisamente non adatto ad un ambiente del genere, con un colore di occhi indistinto. A giudicare dalla poca luce, castani. Corpo esile, magro, delicato.
Derek trattenne una risata: un piccolo angioletto stronzo e dannato.
Stiles non si curava affatto della coppia, sembrava piuttosto trovarsi in un'altra dimensione, a giudicare dallo sguardo leggermente perso e altrove. Che fosse drogato?
Poco importava al moro, a breve il giovane sarebbe morto.
-E porca troia, staccati! - inveì Isaac, dividendo i due e spintonando con energia la giovane lontano, che si mostrò indignata.
-Merda, Stiles. Aiutami, no? - proseguì il giovane, reggendo Scott, che si stava lentamente accasciando a terra.
Stiles posò il suo sguardo sui due amici, come se si fosse appena risvegliato da chissà quale letargo, e pigramente li squadrò.
-Cosa vuoi che m'interessi? È lui il fattone, non sono cazzi miei.
Ma bene, un linguaggio ben educato, proprio da angioletto e signorino di buona famiglia.
-Se non mi aiuti restiamo qui tutta la notte!
Stiles sbuffò e si accostò a Scott, prendendolo per un braccio e sospingendolo con l'aiuto di Isaac.
Si muovevano, impacciati per di più. Era il momento.
Derek uscì dall'ombra e si avvicinò ai tre, senza esitazione, deciso, serio, indifferente, letale.
Il primo a notarlo fu Isaac, che se lo ritrovò di fronte: i capelli acconciati, forte, bello come un dio. Boccheggiò per lo sforzo di reggere quel peso morto del suo amico, e addirittura gli chiese aiuto.
Derek si lasciò sfuggire un sorrisetto, ignorando la richiesta, il suo sguardo puntato su Stiles. Il ragazzino lo ricambiò, perplesso e seccato.
Non attese oltre. Sparò, la pistola magicamente e rapidamente impugnata nella mano.
Uccise i testimoni in meno di qualche secondo.
Scott e Isaac si accasciarono, morti sul colpo.
-Merda!- Stiles osservò le proprie mani sporche del sangue di Scott, sollevando lo sguardo sul killer.
Cazzo se era bello, quel ragazzino.
Il moro si concesse qualche minuto per osservare quelle labbra carnose e leggermente socchiuse da un senso di orrore e terrore. Il naso leggermente grande, ma perfetto comunque, e gli occhi, occhi di una straordinaria profondità.

Castani, ora ne era sicuro.
Derek si avvicinò ulteriormente al giovane e gli puntò la pistola in mezzo al petto, sul cuore.
-Ciao.
Il ragazzino restò basito. Si riprese dopo qualche attimo.
-Ciao? Sei qui per bucarmi il cuore e mi dici ciao? Ma sei cretino?
La voce presentò un leggero tremolio.
-Sei un bastardello insolente, vedo.

Derek gli afferrò il mento. Non era da lui giocare con le vittime, che cazzo gli prendeva?!
-Perché vuoi uccidermi? Aspetta, non dirmelo...

Stiles chiuse gli occhi un istante e sospirò. -Mio padre, giusto? Quel fottuto egoista.

Li riaprì.

-Non otterrete niente ammazzandomi, a lui non importa di me.
-Io eseguo gli ordini, carino. Non me ne frega un cazzo se la tua morte non cambierà la faccenda, chiaro?
-Chiaro, si, chiaro- stavolta la voce di Stiles tradì la paura.
-Pff, uno stronzetto arrogante come te ha paura di morire?
-No, è che non volevo morire così, ecco. E poi che cazzo te ne frega?
Derek rise. Anche in punto di morte era altezzoso il ragazzino.
-Hai ragione.- replicò e fece per premere il grilletto, quando squillò il telefono.
Solo una persona poteva chiamarlo mentre lavorava, una persona appartenente ai piani alti, col compito di dare ordini.
Rispose senza battere ciglio, tenendo la canna sempre puntata sul giovane

Stiles tremò ma non si mosse. Sarebbe stato inutile fuggire, era sicuro che il killer fosse stato addestrato per colpire ed uccidere il bersaglio anche a distanza.
-Pronto?
-Derek, cambio di programma. Dovrai tenerlo in custodia fino ad ulteriori disposizioni.
-Stavo per ucciderlo a dire il vero.
-Cambio di programma ho detto.
-Siete stati fortunati.- rispose, poi appese.
Stiles incontrò lo sguardo indifferente del moro, visibilmente spaesato.

Il killer ritirò la pistola e prima che il giovane potesse in alcun modo reagire, gli sferrò un pugno nello stomaco, così violento da costringerlo a piegarsi in due.
-Stronzo- ebbe la forza di sussurrare Stiles, prima di svenire fra le braccia dell'uomo, pronte a sorreggerlo.
Derek non commentò. Si caricò il ragazzino sulle spalle, come un sacco di patate, e si accese una sigaretta.
Doveva allontanarsi in fretta prima che qualcun altro uscisse dalla discoteca.
Si ricordò di un particolare. Si voltò rapido e sparò alla giovane accompagnatrice di Scott, che aveva osservato tutta la scena allibita e si stava allontanando con difficoltà, probabilmente perché sotto effetto di qualche droga. La ragazza franò a terra, senza emettere un suono.
Visibilmente soddisfatto di aver sparato anche quel colpo prima trattenuto, il moro si avviò verso la propria auto nera, aspirando la sigaretta e lasciando ciondolare il giovane contro la sua spalla.


Continua...


Un grazie enorme a Claudia, che mi ha autorizzato a fare il remake di questa bellissima storia! Tutti i diritti sono riservati a lei.

Spero vi piaccia!

Love Is All We Need - Sterek AU [Remake]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora