CAPITOLO 12

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I ragazzi percorsero in fila indiana un lungo ponte in pietra. Avevano le mani legate da delle manette anti-atari. « Certo che pensate a tutto voi del governo» disse acida Aerys. « Taci ragazzina! » disse una guardia tirandole uno schiaffo sulla guancia. Non se lo aspettava, ma tanto peggio di così non poteva andare. Nel viso di Kovu si era dipinta un' espressione di odio per quella scena, tanto che dovette voltarsi per non guardare. Superarono un posto di blocco con un grande portone di ferro battuto. In uno dei due pilastri che lo reggeva c'era scritto "Centrale elettrica Fert Lake" .
«Bingo!» pensò.
Dovettero aumentare il passo fino a trovarsi davanti a un edificio imponente, affascinante, ma bisogna ammettere che faceva anche molta impressione. Le pareti erano grige con grandi vetrate e una porta scorrevole che li fece entrare.
Vennero accolti da dei responsabili in camice bianco. Se non fossi stata attenta li avrei scambiati per dei dottori, ma la divisa era molto diversa. Una signora con i capelli biondi e raccolti in uno chignon iniziò a parlare. « Ebbene, mi presento. Sono Adelaide, la vostra Guaritrice» disse con una voce inespressiva, quasi finta. «Ah perfetto... adesso abbiamo bisogno anche di guaritori inutili?!» imprecò Kovu. Adelaide schioccò le dita e gli altri guaritori iniziarono a picchiare Kovu con forza. Il ragazzo si accasciò per terra, sputando grumi di sangue. La Guaritrice era impassibile e disprezzante. Non rivolgeva nessuno sguardo alla vittima. Era completamente priva di sentimenti. «Vi prego, basta. Lasciatelo stare... » urlò Aerys. «Signorina 222 e voi tutti, da oggi dovrete sempre chiamarmi con il nome di Guaritrice, rivolgendovi con il dovuto rispetto... o finirete come il signorino 333». Così dicendo la Guaritrice si dileguò.
«Di bene in meglio... qui sono tutti pazzi...» pensò Kovu, tossendo.

Il gruppo venne diviso. Le ragazze a destra e i ragazzi a sinistra. Percorsero un sentiero lungo e stretto finendo davanti a delle docce. Altri Guaritori li spogliarono, li lavarono e li diedero delle divise bianche con incisi i loro numeri in cifra. Probabilmente ogni prigioniero ne aveva uno.
Aerys era 222, Kovu 333, Selina 111 e Reo 555.
I ragazzi si ritrovarono in un grande salone, con dei tavoli bianchi sparsi. C'erano anche molte persone vestite come loro, in silenzio che fissavano il vuoto.
«Cosa è successo qui ? » si interrogarono tutti.  «Bhe, scopriamolo» disse Reo entrando in azione.
Si sedette a uno dei tavoli e iniziò a chiamare l'attenzione di un ragazzo che stava cercando di mangiare una zuppa grigia rivoltante, ma lui continuava senza ribrezzo. «Senti, ciao sono Reo e sono nuovo. . . Volevo sapere che posto era mai questo e... » ma venne interrotto da uno dei due autoparlanti. «Signorino 555, forse non sa ancora le regole della struttura ma vi è completamente vietato parlare tra di voi... o ci saranno delle conseguenze... ora vi conviene mangiare la zuppa o si raffredderà» l'autoparlante così dicendo chiuse l'audio.
I ragazzi si sedettero e iniziarono a mangiare. Erano molto affamati, ma la zuppa era orribile e immangiabile. «Chissà cosa c'è dentro!» penso Aerys. Selina e gli altri si scambiarono uno sguardo indagatore, ma decisero di mangiare. «Tik Tak... è l'ora di andare nei vostri dormitori. Per i nuovi arrivati: seguite i vostri nuovi amici silenziosi» parlò di nuovo l'autoparlante. Ogni stanza, sala o corridoio era sorvegliato da telecamere e microfoni. « Vogliono controllare ogni nostro movimento eh » pensò di nuovo la mora.
Seguí le altre ragazze che si dirigevano in una sala con parecchi letti castello. In uno di questi c'era scritto il suo codice. «Bene... quindi questo è il mio letto eh... ».
Era durissimo e scomodo, ma almeno ne aveva uno. Selina era in un'altra sala e pure i due ragazzi.
Era esausta, quindi senza rendersene conto crollò nel buio, anche se quel buio era molto più ospitale del posto dove si trovava ora.

I giorni seguirono e la routine era sempre la stessa. Sveglia presto, colazione con un pezzo di pane e acqua, il pranzo si saltava, pulizia di ogni sala, cena con quell'orribile zuppa. Tutto in completo silenzio. Ogni giorno venivano portati nuovi Atari, ma la routine non cambiava. Vedeva i suoi amici, ma non poteva parlarli. Probabilmente si trattava di qualche esperimento psicologico, ma quello che non capiva è a cosa gli servissero gli Atari. Quello che la demoralizzava di più era che non c'era nessuno traccia né di Nabu, né di Zelo. Tutto questo la preoccupava... aveva paura fosse successo l'inevitabile. «Poi da cosa vorranno mai guarirci ? » pensò. Anche se non poteva parlarne con i suoi amici, capiva che anche loro avvertivano qualcosa di strano. Le lo leggeva negli occhi.

I giorni passarono e l'unica cosa che voleva ora era trovare un luogo non sorvegliato dove parlare con i suoi amici, si sentiva così sola. Come da routine si sedette in un tavolo e mangiò quell'orribile zuppa, ad un tratto Kovu si sedette vicino a lei e le prese una mano da sotto il tavolo. Aerys ne rimase molto sorpresa, così ricambiò la stretta. Rimaserò così per 5 minuti, ma per lei furono pochissimi. Desiderava sentire la sua voce. Anche se la maggior parte delle volte litigavano lei... lei... sentiva un certo calore ogni volta che li stava accanto.

Passarono altri giorni e di Nabu neanche l'ombra. «Non vorrei che farci catturare per salvarli fosse stato tutto inutile» pensò guardando il bicchiere d'acqua della colazione. Per ora non aveva intenzione di fuggire quindi non aveva mai pensato di usare il suo Atari. «Ma non è strano che in una prigione per persone con il dono lascino usare dell'acqua così facilmente ? » pensò. All'ora iniziò a concentrarsi su di essa... ma nulla. «Davvero molto strano... finora non avevo mai fallito... ».  Ad un tratto capì.... «Quella zuppa... ». Provò a creare il suo elemento internamente, ma nulla. «... il gusto di quella zuppa è veramente molto strano»...

Il mattino successivo andò a sedersi vicino a Kovu e li fece capire il problema. All'inizio lui non capì, ma poi si rese conto, o almeno così leggeva dal suo sguardo.

I giorni successivi provò a non toccare cibo, cercando di smaltire l'effetto della zuppa e infatti iniziò da subito a sentire l' acqua dentro di sè. « La signorina 222 è attesa in sala grande » disse l'autoparlante. Era il codice di Aerys. Preoccupata si diresse verso la sala. Davanti di lei c'era la guaritrice con una bacchetta. «Il sensore che ti abbiamo impiantato sul collo ci ha detto che hai provato ad utilizzare la tua magia insulsa senza il mio permesso... » disse la bionda. «Aspeee... sensore... sul mio collo ?! Quando cazzo è successo ?!... forse durante la doccia iniziale .... » pensò.
Kovu e gli altri la stavano fissando inermi.
«Non è forse così ?! » disse la donna.
«F...forse senza rendermene conto... » farfugliò. Oddio... da quanto tempo non sentiva la sua voce. «  sciocchezze... hai pure fatto lo sciopero della fame gli ultimi due giorni. Pensi che io sia scema ?!» disse Adelaide, furente e picchiettandosi la mano con la bacchetta. «E comunque hai anche disobbedito alla regola madre di questo posto.... tu hai parlato» detto questo iniziò a picchiarla con tutta la sua forza e non aveva intenzione di smetterla. Kovu dovette girare lo sguardo e Daario lo vide. «Kovu che non guarda avanti... molto strano... non sarà che forse... » riflettè il rosso, da dietro Adelaide.
«E ora basta... penso che 222 abbia capito. . . Prossima volta non sarò così alla mano con te mia dolce ragazzina » disse tutto questo senza guardarla.
«Ma voglio che tu impari bene la lezione... quindi portate la macchina» urlò. Gli altri curatori portarono una strana sedia con degli imbuti  appesi ai lati. «Daario  ... aiutami » disse la bionda. Il capitano delle guardie aderí al suo invito e fece sedere la ragazza alla sedia.  « A te l'onore Daario ... » disse di nuovo la donna. Il rosso prese uno degli imbuti e lo mise in bocca alla nostra Aerys. L'imbuto era collegato a una cisterna riempita con la zuppa anti-dono. I guaritori misero in moto la macchina e Aerys fu costretta a mangiare a forza quella brodaglia chimica fino a quando non perse i sensi.
I suoi amici non riuscirono a guardare... ma non potevano far nulla senza il loro Atari.
Kovu aveva una voglia malsana di spezzare le ossa del collo a tutti i presenti, ma non poteva far fallire la missione proprio adesso. Non avevano ancora scoperto nulla... o almeno per ora...

NatariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora