CAPITOLO 15

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«Fermati!» la prese Zelo, nascondendola in un angolo di una parete affanco a lui. «Sento dei passi» aggiunse, esponendo il suo viso pallido verso il corridoio. Dei curatori armati stavano setacciando l'intera zona per catturarli. «Ok! Via libera!». Iniziarono di nuovo a correre, a voltare ogni angolo con passi felpati. Quando c'erano portali che negavano l'accesso a chiunque  non fosse del personale consentito, Zelo interveniva con il ghiaccio, per poi frantumarlo con un colpo d' acqua secco. Essa, in natura, riusciva a levigare la roccia, creandosi un varco. Con quella stessa potenza riuscivano a passare. Ad un certo punto Zelo si fermò. «Che succede?» chiese la ragazza. Era immobile. Impassibile davanti a una sala. «Tutto quello che ricordo scompare in questo punto» disse con voce calma. «Oh... allora che aspettiamo! Entriamo!» disse lei. Lui rimase ancora pietrificato. La ragazza li prese le mani. «So che non ci conosciamo benissimo. Cioè proprio per niente. Però io voglio ad ogni costo aiutare tutti gli Atari. Non è possibile che gli umani ci emarginino solo perché siamo diversi, rinchiusi in un corpo simile. Un tempo erano loro gli invasori, e noi li abbiamo accolti. È questa la causa del perché da anni vivo lontana dai miei familiari. Per garantire un futuro migliore ai miei fratelli, e ripagare i sacrifici a chi mi ha cresciuta. Sotto questo punto di vista non siamo molto diversi» spiegò la ragazza. « Non è questo, Aerys. So che posso fidarmi di te. È che... guarda dentro... ». A quelle parole la corvina si voltò di scatto. La vista non era delle migliori. Le tremarono le gambe. Pensava al peggio. «Noo! Nabu» gridò correndo verso il suo corpo, disteso dentro a una macchina. Una lacrima scese dai suoi occhi. «Che ti hanno fatto... » disse abbracciando il contenitore di vetro, cercando il modo di aprirlo. L'albino era lì, davanti a lei. Non lo aveva mai visto così inerme. Se lo ricordava sempre energico e pieno di vita. Ora giaceva lì, con gli occhi chiusi, leggermente nascosti dai suoi capelli brizzolati. «Nabu...» ripeteva. Zelo le appoggiò la sua mano sulla spalla, inclinando la testa verso il basso in segno di rispetto. Ad un tratto il ragazzo si illuminò. «Ehi, ragazza... il tuo amico sta respirando... » disse. «Eh ... cosa ?» si ritirò su, strofinandosi la manica del suo camice per asciugarsi le lacrime. «Si... guarda tu stessa... Cioè sta respirando veramente molto lentamente... ma lo sta facendo. È ancora vivo» disse. Aerys cercò in tutti i modi di aprire quella pseudo-bara, ma sprecò tutte le sue energie inutilmente. Reo si stava guardando in giro, quando ad un tratto si sentì un "click". Si voltò di scatto. Quel letto di vetro si aprí. La ragazza aveva premuto un grosso pulsante rosso sopra di lei, non appena perse le speranze. Si alzò una nuvola di fumo freddo e si sentí un leggero starnuto. La ragazza rimase interdetta, quando una figura si alzò. Al solo sguardo la ragazza lo abbracciò, liberandosi delle ultime lacrime rimaste. «Taci... mi hai fatto preoccupare troppo... tutti erano preoccupati. Io, Ginger, tua madre, io...» disse più velocemente che poté, arruffandogli i capelli bianchi. Lo sguardo di Nabu, assonnato si illuminò appena si rese conto che quella che lo stava abbracciando più forte che poteva era Aerys. «L'hai già detto. Rimani sempre la stessa. Ma ... che ci fai qui?» l'allontanò, ricordandosi dove si trovava. «Ti sei messa nei guai ?» la guardava attentamente negli occhi con i suoi verdi smeraldo. «No... Cioè si... lunga storia. Ti spiegherò. Dobbiamo scappare... subito» disse allarmata. «Lui chi è?» fece per indicare il comandante. «Ehm un amico ... ti prego fidati» disse. «Rys... certo che mi fido di te. Sei venuta a salvarmi. Che ragazza sconsiderata ... ma grazie» sorrise. I suoi sorrisi erano così calorosi, che facevano sembrare quella prigione un posto quasi migliore. Fece per alzarsi, richiamando il suo Atari, ma non riuscì. Cadde addosso a Aerys. «Fai piano. Sei ancora debole. Appoggiati a me» lo invitò la ragazza. «Ti ringrazio... di nuovo» tossicchiò. Era ancora debole. Probabilmente in quella stanza succedeva qualcosa di terribile. «Molto interessante... quasi agghiacciante direi» annunciò Zelo, senza distogliere lo sguardo dai monitors. «Che c'è?» chiese la ragazza, con l'amico appoggiato sulle spalle. «Bhe... questa macchina serve per far convergere il potere dei quattro elementi atari in un' unica energia» disse. «Eh? Cosa? E a che scopo?» chiese la ragazza, guardando la macchina. Era un'enorme aggeggio circolare, in mezzo alla stanza. Circondato da ben quattro capsule di vetro a grandezza d'uomo. «Non ne ho idea...» disse il biondo naturale, «Ma è quello che vorrei scoprire» aggiunse. «Forse posso aiutarvi io, ficcanaso!» intervenne una voce stridula sulla porta. Si, era Adelaide, in tutta la sua forma raccapricciante. I brividi nell'aria. «Bhe certo questo è ancora un prototipo... vi aiuterei se il mio ruolo non esigesse il segreto professionale. Oppure ve lo direi, per poi farvelo dimenticare, con lo spray anti-memoria. Bene, da bravi, fatevi esaminare». Due uomini, in camice, entrarono con delle bombolette. «Ehm, non per essere scontato, ma vi consiglierei di non inalare quel gas» disse il nuovo arrivato, ancora incapace di usare il proprio dono. «Molto perspicace...» ripeté il biondo. «Ma non ci vuole cosí poco per catturare dei ribelli» disse congelando i piedi dei due sottoposti. «Maledetti!» urlò Adelaide, premendo un pulsante, sul palmare del braccio sinistro. Un frastuono piombò nella stanza.  Aerys e Zelo si sentivano scoppiare la testa. Ma a Nabu no. Probabilmente quel rumore attaccava solo coloro che avevano il dono funzionante. Per ora, l'albino era ancora sotto l'effetto della zuppa. Fece finta di stare male, come gli altri due, ma con una finta, barcollandò un po', riuscì a far cadere Adelaide all'interno di una delle capsule, bloccandola. Cercò di trascinare i due atari al di fuori della sala, dove ripreserò conoscenza. «Corriamo, presto!» disse Zelo. «Dobbiamo soccorrere gli altri» annunciò. A passi svelti si misero nella strada di ritorno per la sala grande. Zelo davanti, a fare strada, e Aerys con Nabu appoggiato su di lei, dietro del comandante. «Mi dovrai raccontare molte cose» disse l'albino sussurrando alla ragazza. «La cosa vale anche per te» rispose guardandolo. Giunti all'entrata della sala grande, di nuovo, Zelo riaprí i due accessi principali. L'atmosfera al di là di essi era inverosimile.

NatariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora