CAPITOLO 5

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«Tanto vale entrare» pensò. Aerys aprì la porta ed entrò dentro la stanza. Le pareti erano blu scure con due mensole, un armadio capiente e una scrivania. In fondo alla parete c'era un letto di una piazza e mezza con le coperte verdognole e due peluches decorativi. La stanza era dotata anche di un bagno e una terrazza. La prima cosa che fece era distendersi a letto. Il materasso era così morbido e comodo. Avrebbe volentieri schiacciato un pisolino, ma era fin troppo curiosa di vedere la vista da quella terrazza. Si alzò velocemente e corse fuori dal balcone. Da lassù, si vedeva tutta Hope e i suoi abitanti. Un gruppo di Atari dell'aria stava svolazzando lì vicino. «Ehy, ragazza. Cosa fai?» disse un bimbo di quel gruppetto. «Ah, ciao. Stavo ammirando il panorama dalla mia nuova stanza. Devo dire che da qui riesco a vedere anche il palazzo del Governo di Polaris. Voi invece, che state facendo?» chiese al bambino. «La maestra ci sta mostrando come planare sulle correnti fredde» disse sorridendo. «Ora devo andare, ciao ragazza dai capelli neri» disse salutando. Aerys rise tra sé e sé, dopotutto era un ragazzino troppo buffo. Vedeva che la base aveva una stazione dei treni e anche un aereporto. Era molto attrezzata. Ad un tratto si accorse di essersi fermata troppo. Kovu la sarebbe venuta a prende fra poco. Si diresse verso il bagno e si specchiò allo specchio. Aveva tutti i capelli arruffati e il suo viso era tutto unto dai fumi della città. Si diede una rinfrescata veloce e cercò di domare la sua chioma. Ad un tratto aprì l'armadio e vide una divisa bianca e blu con un bigliettino attaccato. Lo prese in mano e lo lesse: "Indossalo". Fece come diceva. Probabilmente era un messaggio di Kovu. «Certo che poteva spiegarmi un po' di più!» esclamò. La divisa gli stava a pennello e gli piaceva veramente tanto. Aveva una camicetta bianca a maniche corte a palloncino con un gilè azzurro, il tutto contornato da un colletto merlato. Aveva una gonna blu a quadretti svizzeri e delle parigine nere. Nella busta di plastica, che conteneva i vestiti, c'era anche un basco bianco e blu, che si mise in testa. Nella parte inferiore dell'armadio c'erano dei mocassini marroni, che indossò senza problemi. Infine si distese a letto e fissò il soffitto, del resto non aveva nient'altro di meglio da fare. I minuti passavano e lei aspettava l'arrivo di Kovu, ma la stanchezza stava per predere il sopravvento. Ad un tratto dalla porta bussò qualcuno. Aerys si precipitò ad aprire e vide Kovu seguito da Reo. Indossavano la divisa maschile e restarono sbalorditi nel vederla. «Aerys, la divisa ti dona molto» disse Reo, spingendo indietro l'altro. «Si, sono d'accordo» intervenne il castano spingendolo a sua volta. Aerys cadde in una risata. «Ragazzi calmatevi o sarò costretta a rinfrescarvi le idee, grazie a tutti per i complimenti» rispose lei. «Dove dovevate portarmi?» chiese Aerys. «Al Consiglio» disse una voce di una ragazza che passava di lì. «Come sta il mio Kovu?» disse la stessa voce. Era una ragazza alta e bella. Sembrava una modella. I suoi capelli viola le ricordavano qualcosa. Poi ad un tratto si ricordò. Era la ragazza dell'attacco ad Onorak. L'Atari del fuoco. «Ehm Aerys ti presento Selina» annunciò Kovu. «Piacere, sono Aerys» porse la mano alla ragazza. «Si, so chi sei. Grazie a Kovu parlano tutti di te» rispose. Dopo quello se ne andò.
«Devi scusarla... delle volte sa essere veramente intrattabile» disse Kovu. «Si, l'ho notato».
Proseguirono lungo il corridoio fino a prendere l'ascensore. Reo premette l'ultimo pulsante e salirono in cima a 20 piani. Dai finestroni di cristallo dell'ascensore si poteva ammirare tutta Hope. Le porte si spalancarono e lasciarono intravedere una sala circolare con al centro un palco sollevato in aria. Attorno c'erano tre file di posti a sedere. «Benvenuta nella sala del Consiglio!».

Si sedettero in seconda fila insieme a tutti gli altri della divisione 20, e si c'era pure Selina. Ad un tratto le luci illuminarono il palco e uscì una donna bellissima e eterea. « Buonasera a tutti, vi do il benvenuto all'ennesima seduta del Consiglio di Hope » disse la donna. Era alta e elegante. I suoi capelli dorati risplendevano nell'austerità della sala. Un boato di applausi si sollevò. «Vedi, lei è la nostra comandante. Si chiama Maya e è la madre di Selina. È stata sua l'idea di creare questo posto e è l'Atari più forte che esista» disse Kovu. La donna iniziò il suo discorso solenne. « Dopo gli ultimi avvenimenti si stanno avvicinando momenti difficili, ma noi lotteremo contro il malvagio Onorak. Hanno catturato il capitano Zelo, e a noi la sua presenza serve, quindi dobbiamo sfaldare la resistenza nemica e liberarlo dalla prigione di Nagashi. Sarà una missione estremamente pericolosa. Chi vorrà parteciparvi guadagnerà la gloria. Chi è con me ?». Maya fissava la folla con sguardo scrupoloso. «Forse in quella prigione tengono pure Nabu!» esclamò Aerys. « Non ci pensare proprio! È estremamente pericoloso!» disse Kovu. « Non mi interessa! È troppo importante». Così dicendo la ragazza alzò la mano. Tutta la folla la fissava. « E tu chi saresti?» chiese Maya. «Ehm sono nuova, ma il mio Atari dell'acqua è potente» disse. «Apprezzo il pensiero ma non posso mandarti verso morte certa senza nemmeno un allenamento» disse Maya. Dopo 5 secondi e senza pensarci due volte il castano sollevò la mano. «So già che me ne pentirò!»pensò, «L'accompagnerò io» disse Kovu. «Ammirevole da parte tua. Strano che ti interessi mettere in gioco la tua vita» disse la comandante. «A patto che mi lasci addestrarla!» disse il ragazzo. « Va bene è deciso. Qualcun'altro?» chiese. Dalla folla alzò la mano Selina. «Madre, porterò a casa mio fratello». Maya acconsentì con lo sguardo. «Ragazzi, non voglio che vi divertiate senza di me!» fece Reo, alzando la mano. «Ebbene siamo d'accordo. La missione avrà luogo sabato prossimo, nel frattempo Kovu allenerà la nuova arrivata». Così dicendo il consiglio si sciolse.

«Sei una stupida!» disse l'Atari del fuoco alla ragazza. «Devo salvarlo. Tu non capisci!». «Certo che capisco ma ti farai ammazzare. Per allenarmi ci sono voluti due anni! Te avrai solo una settimana!» disse Kovu. «Lo so!».
Così dicendo si allontanarono nelle loro stanze.

NatariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora