Cap•3
Le dita si muovevano quasi inconsciamente sui tasti bianchi e neri del piano.
Ad occhi chiusi, senza spartito, la mia mente era unicamente concentrata sulle note che viaggiavano nell'aria.
Aprii gli occhi, suonando l'ultima nota.
« Che bella musica.»
La voce di Marinette era soave e colmava quel silenzio appena lasciato dal pianoforte muto.
« Vuoi provare?» le chiesi facendo spazio a lei sullo sgabello in mogano.
« Non so suonare, mi dispiace» disse facendo un passettino indietro.
Era vestita con lo stesso vestito del giorno prima, ma i capelli erano raccolti in una treccia che le ricadeva su una spalla.
Mi alzai per prenderle la mano, portandola al mio fianco, vicino al piano.
Si sedette affianco a me, e io iniziai a spiegarle le note.
Marinette capiva tutto e velocemente, era curiosa e allo stesso tempo vuota di conoscenze che voleva imparare. Perciò fu semplice insegnarle un piccolo brano.
Non credo che avesse capito bene le note e tutto quello che ci stava dietro, aveva solo imparato pappagallescamente.
« Sai leggere?» ovviamente lei a una domanda simile scosse il capo.
Fu così che passai la giornata a farle da istruttore. Leggere, scrivere, tutte cose nuove per lei, eppure riusciva ad assimilare e a comprendere velocemente ciò che le insegnavo.
Le nostre giornate,nei mesi successivi, passarono così, spesso sul prato a leggere un libro o a conversare, parlando di bon-ton, storia e filosofia davanti ad un buon thè.
Un libro in testa per reimparare a camminare, due sotto le braccia per la postura a tavola e il corsetto sempre addosso per abitudine.
« Marinette, riscrivi tutto l'alfabeto, devi essere più sicura quando scrivi sennò le lettere non saranno mai precise»
La dizione era perfetta, il portamento aggraziato e il bon-ton lo padroneggiava, ma la calligrafia le era ancora un problema.
Intinse il pennino classico nella boccetta di vetro scura.
Una macchia di inchiostro cadde dalla punta, sporcando il foglio intonso.
« S..Scu..scusa» mi guardò fuggente.
Ma che le prendeva?
« Non balbettare, devi essere sicura di quello che dici. Comunque non tu scusare, capita.» le feci un sorriso, in fondo se lo meritava, era una brava allieva, anche se spesso sbadata.
Durante le prove di portamento in casa inciampava, eppure quando uscivamo assieme era sicura e perfetta.
Il pendolo scandì l'ora.
« Marinette, fammi un piacere, oggi pomeriggio leggi e allenati a scrivere. Io devo andare ad uno incontro con un mio amico» dissi alzandomi dalla sedia per andare a prendere la giacca dall'armadio decorato.
« Adrien! Caro amico» i saluti di Nino erano sempre calorosi nei miei confronti.
Entrammo in un salottino da caffè vicino a Notre Dame, il luogo era confortevole e idoneo al discorrere.
Nino non era uno da etichetta e bon-ton quando era in mia compagnia, ormai eravamo abbastanza in confidenza per parlarci spigliatamente. Eravamo entrati assieme nel mondo degli investimenti, anche se lui era specializzato più su quelli edilizi e i suoi hobby dilagavano nel sapere musicale.
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Capinera- miraculous, Marinette e Adrien
Romance!La storia può anche essere decontastualizzata dall'animazione! Ispirata dalle parole della vecchia canzone di Claudio Villa " La capinera" e la serie animata "Miraculous Ladybug & ChatNoir". Queste sono le memorie di Adrien Agreste, un giovane fac...