505

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Come ogni sera attraverso la 505, la strada che mi separa da casa, quella strada che ho percorso talmente tante volte da saperla a memoria.
Spesso è stata mia amica, in amore e anche in odio.
Quella strada che mi separava da una scopata oppure dall'amore della mia vita.
La maggior parte dei miei pensieri, seri o importanti, li ho fatti mentre guidavo per la 505, che ha visto il mio sorriso, le mie lacrime, le mie imprecazioni.
Quella 505 che ha raccolto i pensieri di quando ero arrabbiato con lei, ma la 505 mi ricordava che lei e solo lei sapeva baciarmi come amavo, solo lei sapeva abbracciarmi come amavo, sapeva amarmi come amavo.
Quella 505 che tanto mi era amica, che tanto mi aveva consigliato, che tanto aveva placato la mia ira funesta.
Ma c'era lei, e la 505 me lo ricordava. Mi ricordava che dopo quelle sette ore di viaggio, o quarantacinque minuti di guida l'avrei vista, e lei, tanto amorevole e gentile, la mia rabbia non meritava di vederla.
La 505 mi aveva insegnato a mantenere la calma, perché lei sarebbe stata ad aspettarmi nella sua parte del letto, cercando di non addormentarsi per ricevere un po' di coccole.
La 505 mi aveva insegnato a consolare le lacrime che lei copiosamente faceva cadere la sul dolce viso, per farla tornare poi sorridente.
La 505 mi aveva insegnato ad amare, ad amarla.
La 505 mi aveva anche ferito, molto.
La 505 aveva spento il mio sorriso, oltre che la mia ira.
Mi aveva tolto la voglia di vivere e di sorridere.
La 505 mi aveva ferito, strappato e calpestato il cuore.
L'aveva uccisa.
La 505 l'aveva uccisa, in un giorno pieno di sole e di chiacchiere, che si spensero pian piano, fino a diventare silenzio, il silenzio dei suoi baci, dei suoi abbracci, delle sue mani su di me, del suo sorriso.
Tutto quel silenzio divenne ricordo, un silenzioso ricordo nel mio cuore ferito.

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