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Era il 16 settembre, ero pronto per il mio colloquio.
Avevo frequentato per diversi anni la Royal College of Art, di Londra.
Un'accademia di fotografia.
Esatto la fotografia è il mio forte, l'ho sempre amata sin da piccolo.
Sono passato dal far fotografie a 5 anni con macchine fotografiche usa e getta, al fare fotografie professionali di ogni cosa mi passa avanti agli occhi, con una  NIKON d3300, regalatemi da mio zio, qualche mese prima della sua morte.
Era più che uno zio, era un amico davvero importante per me, forse anche per questo tengo davvero un sacco a questa fotocamera.
Tornando a me, erano le 7:12 del mattino, e mi stavo sbrigando.
Feci una doccia, e mi vestii velocemente, indossando i vestiti preparati la sera prima.
Cosa indossavo per quel giorno?
Beh una semplice maglietta celeste, con una scritta nera, ed un jeans con degli strappi.
Avrei dovuto indossare un abito elegante, uno smoking, quello che bisognerebbe indossare nelle giornate importanti, ma sono sempre stato il tipo di ragazzo che non segue le regole, quello che fa di testa sua.
Presi la mia valigetta, vi poggiai all'interno la mia fotocamera, ed uscii di casa.
Abitavo da solo, all'età di 20 anni decisi di comprare una villa con i soldi messi da parte guadagnati facendo foto  a varie modelle.
I miei genitori erano molto d'accordo con la mia scelta, infondo sono sempre stato un ragazzo serio, tranquillo e responsabile.
Mi incamminai verso la struttura, dove appunto avrei dovuto avere il colloquio.
Chiamai un taxi ed aspettai.
Diedi un'occhiata all'orologio ed erano le 7:57.
Il sole stava iniziando ad illuminare per bene le strade, senza lasciare un minimo di ombra, era una giornata fantastica.
Presi la macchina fotografica, nell'aspettare, e scattai una foto alla città avanti a me.
Il taxi arrivò qualche secondo dopo, e salii di corsa.
«Buongiorno.» esclamò felice l'uomo al volante.
«Buongiorno.» risposi e subito dopo gli diedi le indicazioni.
Ci vollero circa 30 minuti, e appena arrivati lo pagai, per poi scendere.
Alzai il volto e notai quella struttura davvero alta, che brividi.
Sospirai poi mi incamminai verso l'interno.
Cacciai il foglio dalla tasca e lessi "7º piano."
Presi l'ascensore, e aspettai l'arrivo.
Il suono di quest'ultimo, mi distrasse dalla canzone presente all'interno , uscii e mi diressi verso una stanza sulla destra.
La porta era chiusa.
«Ehm, buongiorno, mi scusi..» dissi a voce bassa riferendomi ad una ragazza che andava di fretta.
«Mi dica..» rispose osservando dei fogli.
«È qui il signor .. François Martin..» chiesi indicando la porta nera.
«Si, arriverà tra circa..» disse portando poi lo sguardo al suo orologio «Tra 3 minuti.»
Poi sparì.
"Bene, sono arrivato anche in anticipo.." pensai, per poi accomodarmi su una sedia di pelle bordeaux.
Aspettai con ansia, e subito dopo guardai qualche scatto fatto i giorni precedenti.
Passarono circa 6 minuti, quando finalmente vidi la sagoma di quell'uomo entrare nel suo ufficio.
Qualche secondo dopo mi fece entrare, essendo il primo e l'unico.
«Buongiorno.» esclamò serio.
«Buongiorno.» risposi chiudendomi la porta alle spalle.
«Allora..» disse ordinando dei fogli.
«Lei è ..»  poi si bloccò.
Inizialmente stetti in silenzio, aspettando che continuasse, e subito dopo risposi
«Ah, si.. Mi chiamo Thomas.»
«Quanti anni ha?» chiese.
«23.» risposi sicuro.
«23.. È molto giovane..» sussurrò aggrottando le sopracciglia.
Proprio in quel momento capii che qualcosa non sarebbe andato come doveva, o forse era un mio pensiero.
Proprio come quando a scuola la prof inizia a chiederti cose praticamente diverse da quelle che tu hai studiato, esatto, quel preciso istante in cui capisci di essere nella merda più totale.
Lo capii solo dopo la frase "molto giovane".
Si, perché, essere molto giovani è un problema in questo campo. Per loro devi avere anni di esperienza. Ed io l'unica cosa che avevo era una macchina fotografica, e la voglia di fotografare.
«Ha avuto esperienze lavorative?»
«No, solo per passatempo ho scattato delle foto ad alcune mode..» stavo per continuare ma mi fermò, guardando il mio modulo.
«Mi dica, signorino Diáz, cosa le piace fotografare?»
«Ehm..» dissi, poi portai gli occhi al cielo, «Le donne.» esclamai.
Abbassando lo sguardo notai l'uomo avanti a me fissarmi confuso.
«Beh, il corpo..»
Continuava a fissarmi molto più perplesso.
«Cioè, non che sia maniaco eh.. ma.. intendo fotografare le modelle.» iniziai a balbettare.
«Ho capito va bene così..» esclamò lui facendomi segno di mettere fine a quella scenata imbarazzante.  
«Già..» sussurrai.
«Sa.. ho letto il suo modulo.. ha passato molti esami, ha frequentato un'accademia molto importante, ma vorrei vedere qualche sua produzione.. non mi ispira molta fiducia..» rispose lui qualche minuto dopo sbuffando, con fare scocciato.
Presi la fotocamera dalla valigetta e ringraziai Dio di aver ricordato di portarla.
«Ecco, andando verso destra, ci sono fotografie di donne, modelle..» dissi facendogli segno di sfogliare le altre foto.
Ero di fronte a lui quando notai il suo sguardo farsi sempre più sorpreso.
«Bene..»
«Hmm.» continuò a balbettare.
«Oh.» esclamò «Mi congratulo, lei è bravissimo, le sue foto non sono come le altre. Le sue foto sono diverse, come posso spiegarmi, speciali. Ecco, si. Questa per esempio.» esclamò girando lo schermo della telecamera verso me.
«Come ha fatto a creare questo filtro? E poi la modella, ha usato Photoshop?» chiese.
«Oh no signor Martin. Non ho usato alcun filtro. Io adotto metodi personali. A me piace creare sceneggiature servendomi della luce naturale. In base alla giornata, provvedo a fotografare la modella, in modo che la luce rifletta sul suo corpo. E per quest'ultimo, beh io non uso Photoshop. Amo lasciare il loro corpo così com'è, così come madre natura le ha create, non c'è differenza tra chi è più magra o chi magari é più in carne, se hanno capelli neri o biondi, occhi castani o azzurri. Sono belle tutte nella loro semplicità.» esclamai con tanta sincerità.
L'uomo avanti a me, si alzò e mi porse la mano.
Confuso, feci lo stesso e risposi alla stretta.
«Lei è assunto, potrà venire a lavorare qui da noi, e conoscerà varie modelle. E .. davvero, complimenti.» disse, poi continuò «Arrivederla.» ed infine si sedette.
Uscii dalla stanza e mi meravigliai del poco tempo impiegato, e subito dopo aver urlato «Sii» uscii dalla struttura, davvero molto felice.
Dalla felicità decisi di correre verso casa a piedi.
Appena fuori, entrai.
Ah avevo dimenticato di dirvi, dividevo la casa con Travis, il mio gattino di piccola statura.
Gli accarezzai la testolina, per poi poggiare la borsa sul tavolo e dirigermi verso il frigorifero per prendere una vaschetta di gelato.
Lo assaporai, mentre continuavo a compilare il modulo per il nuovo lavoro, appena offertomi.

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