Quella sera, rimasi qualche secondo seduto sulla sponda del lago, a fissare l'acqua fredda avanti a me, dove vi rifletteva la luna.
Mi alzai ed entrai, cercando Jack, per poi tornare a casa.
«Hai visto Jack?» chiesi a Laura, una delle sue ex del liceo.
«Ehi, tu hai visto Jack, il ragazzo che è venuto con me?» chiesi poi a Riccardo, e mi spiegò, con tanti giri di parole, che era andato di sopra con una ragazza.
Così, regalandogli una pacca sulla spalla come per ringraziarlo, salii di sopra, mentre quest'ultimo rimase a fissarmi preoccupato.
Vi erano 3 stanze di sopra; il bagno e due camere da letto.
Spinsi con calma la porta della camera di Sarah.
«Jack sei qui?» chiesi sussurrando, sperando di non trovare una coppia, tra cui non vi fosse Jack.
Invece, trovai proprio lui, esclamare "Merda!", mentre si allontanava da Clarissa.
Il mio sguardo si rilassò, socchiusi di poco gli occhi, poi spinsi del tutto la porta, lasciando cadere il braccio sinistra nello spazio che mi circondava.
Accennai un sorriso, ed esclamai «Complimenti Jack!»
Poi tornando serio, mi voltai e scesi di sotto, correndo verso la porta d'uscita.
Corsi verso la macchina ed entrando, notai il ragazzo fuori la porta urlare «Ehi aspettami.» sorrise «Non posso tornare a casa così..» continuò cercando di avvicinarsi.
«Fanculo Jack! Già che ci sei, fatti dare un passaggio da Clarissa.» urlai per poi accelerare e allontanarmi dalla casa.Durante il tragitto, fissai lo specchietto, e guardai i miei occhi, poi sbattei i pugni sul volante.
«Cazzo!» esclamai.
I miei occhi erano rossi ormai, e potevo fissarli ogni volta che un lampione mi illuminava il viso, ed ad ognuno di loro, quest'ultimo era sempre più umido.Quando arrivai a casa, corsi direttamente all'interno della mia abitazione, sbattendo la porta, senza salutare Travis.
Solo portai uno sguardo al volto di mio zio nella foto presente nel mio studio.
Guardarlo mi trasmetteva forza.
Salii di sopra e mi gettai sul letto.
Quella sera mi addormentai vestito.
Ero troppo stanco, ma un ricordo si accese nella mia mente, così da farmi sorridere.La mattina dopo, mi svegliai.
Avevo gli occhi stanchi.
Portai le mani al volto, e dopo aver sbadigliato, mi alzai.
Misi in carica il cellulare e subito dopo mi svestii e corsi a farmi una doccia fredda, così da svegliarmi del tutto.
Appena finito, mi vestii, e scesi di sotto.
Presi dei cereali e del latte, e poggiandomi alla "penisola" della mia cucina, con la tazza tra le mani, iniziai a mangiare.
Avevo lo sguardo perso nel nulla, cioè, più che "nulla", stavo cercando di mettere a fuoco la serata prima.Cercavo di ricordare Kate, le cose di cui parlavamo, ma più ci pensavo, più immaginavo il suo sorriso, così da iniziare a sorridere anch'io.
Lasciai la tazza sul tavolo, per poi avvicinarmi alla Nikon, poggiata sul tavolino.
La presi e accendendola decisi di dare uno sguardo a qualche foto.
Stesse foto, sempre e solo le stesse foto.
Da quando avevo incontrato Kate, le altre non mi facevano più così tanto effetto.
Quando arrivai poi, a vedere le sue foto, o meglio, quelle che le scattai quando eravamo sul treno.
Lei dormiva, e i ricci le cadevano delicatamente sul viso, in particolare ho una foto, quella che rappresenta lei, con le labbra socchiuse e gli occhi mezzi aperti, così da luccicare sotto le prime luci del mattino.Alzai un attimo lo sguardo e notai che si stava facendo tardi, e che dovevo andare a lavoro.
«Mi tocca..» sospirai.
Portai la fotocamera con me, e presi il cellulare, così da uscire.Appena lì, salii al solito piano, e iniziai a fotografare alcune modelle indicatemi da Ivan.
Passarono solo alcune ore, quando quest'ultimo si allontanò per rispondere alla chiamata.
Lo fissai. Si voltò bruscamente, e coprendosi la bocca, dopo aver sussurrato "quando sono a lavoro non devi chiamarmi", scomparve.Continuai quindi con le ragazze, ma qualche minuto dopo, François, ovvero il mio capo, mi raggiunse con Ivan, dicendomi «Signorino Thomas, sono molto felice di presentarle una delle mie modelle preferite, anzi, la prima in assoluto, che è riuscita a farci vincere molti premi.»
Sinceramente, mentre parlava, continuavo a fissare la fotocamera.
Mi irritava il suo atteggiamento da "essere superiore", infondo sei un umano proprio come me, con l'unica particolarità, potresti cacciarmi in qualsiasi momento.
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•BELLA COME IL MARE•
Romance«Lei era bella, bella fuori e dentro. Una di quelle bellezze che solo a guardarle ti tolgono il fiato. Ed era profonda, misteriosa. Era bella e complicata. Come il mare, bello da guardare, da fotografare, ma quando è in tempesta, fa paura. Ed a...