Capitolo 2

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Non appena scesi dal pullman, un rivolo di aria fredda mi accarezzó dolcemente la guancia. Mrs Ferguson mi precedeva di pochi passi su un ordinato vialetto di mattoncelle, che conduceva alla porta d'ingresso di una casetta piccola ma dall'aria accogliente. Non sapevo se essere felice di non essere in paese insieme agli altri: sicuramente non era stato un gesto casuale, e il ghigno malefico della Ferguson quando era scesa dal pullman me l'aveva confermato. Già. Mi voltai verso Susie, che alzò entrambi i pollici in un gesto d'incoraggiamento e mi sillabò un "chiamami stasera". Non ebbi tempo di risponderle, perché sentii un "Signorina Carlsen, ce la fa entro oggi?" alle mie spalle. Sospirai e mi diressi lungo il vialetto, verso la porta: almeno dall'esterno la casa non sembrava un covo di matti, o comunque un posto spregevole. Sicuramente non ci sarebbe stato rumore di notte. E il paesaggio era senz'altro magnifico: il piccolo casolare era circondato da un giardino enorme, intorno al quale, dopo lo steccato bianco inamidato, si estendevano prati verdi a perdita d'occhio. L'insieme era deturpato solo dalla strada e dalla piccola fermata per la corriera locale. Perciò, viste le premesse, decisi di rimanere fiduciosa circa la mia sistemazione per i tre mesi successivi.
Arrivai al fianco di Mrs Ferguson giusto in tempo perché la porta si aprisse davanti a una signora piccola, bionda e raggiante. Non dimostrava più di cinquant'anni e un sorriso enorme le illuminava tutto il volto.
"Buongiorno Signora Allison. Sono Mrs Ferguson, la..." l'arpia non ebbe tempo di finire la frase, perché la Signora Allison le stava già stringendo vigorosamente la mano. "È un piacere conoscerla di persona Mrs Ferguson! E tu devi essere Elizabeth, vero? Sono così felice che tu sia qui! Vieni, accomodati!" disse rivolta nella mia direzione, prendendomi la valigia e conducendomi gentilmente alla porta. Mrs Ferguson, interdetta, ebbe appena il tempo di consegnarmi l'orario delle lezioni, quando la signora Allison le chiuse davanti la porta con un sospiro. "Che arpia! " borbottó. Diamine, mi stava già simpatica. "Vieni cara. Il mio nome è Maura. Ho pensato che prima di vedere la tua camera ti avrebbe fatto piacere mangiare qualcosa: suppongo che avrai fame". Prima di risponderle, mi concessi qualche secondo per ammirare il soggiorno ordinato e accogliente, ma soprattutto il vassoio colmo di tramezzini poggiato sul tavolino davanti al divano. Oh, loro sì che erano un comitato di accoglienza con i fiocchi. "Grazie Maura, sono senza parole. Non dovevi disturbarti" mormorai, mentre mi sedevo sul divano. "Oh si che dovevo" mi rispose "non vedo l'ora che Terence e Ellie ti conoscano...e anche Ralph e Jacob. Ma sfortunatamente arriveranno tutti domani. Sono sicura che gli piacerai un sacco, vedrai!". Sorrisi e presi un tramezzino. Mentre lo addentavo, mi voltai a guardare una delle foto sopra al camino, nella quale un ragazzo più o meno della mia età si scatenava con una chitarra elettrica. Doveva essere lui. Sospirai: nonostante la serenità che si respirava in quella casa, avevo la netta impressione che sarebbe stata una vacanza ricca di sorprese.

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