Capitolo 5

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Durante tutto il viaggio di ritorno, non potei fare a meno di pensare a quello scontro e a quanto Mr.Lingua Biforcuta fosse stato un cafone. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che una persona potesse essere così scortese e maleducata, e che tutte le persone di quel genere dovevo incontrare proprio io. In effetti Susie aveva ragione quando diceva che il mondo era pieno di stronzi e noi avevamo la fortuna di incontrarne la maggior parte .Devo dire che però, una buona fetta dei miei pensieri era occupata nell'escogitare strategie per restituire i libri che ci avevano dato quel giorno durante la lezione in modo estraneamente rapido e indolore. Alcuni di loro, infatti, durante la caduta si erano sporcati lievemente di terriccio, mentre altri si erano ammaccati: ero sicura di riuscire a renderli abbastanza presentabili quando avrei dovuto restituirli, ma nel caso in cui non ci fossi riuscita progettavo di lanciarli addosso alla Ferguson e darmi alla fuga. Se si fosse accorta in tempo utile di come alcuni di loro si erano ridotti, avevo la certezza che mi avrebbe scannato. Ah, se Mr. Stronzetto mi fosse capitato di nuovo fra le mani, avrebbe fatto lui quella fine.
Continuai a essere  immersa nei miei pensieri anche quando scesi dalla corriera e imboccai il vialetto di casa, a tal punto che non mi accorsi dei lievi movimenti al suo interno. Diciamo che non mi accorsi nemmeno della macchina mai vista parcheggiata sul vialetto del garage e nemmeno che questo fosse del tutto aperto. Ecco, mi accorsi di qualcosa solo quando, arrivata davanti alla porta, questa si spalancò da sola, davanti a una ragazza bionda con un sorriso a trentadue denti. Doveva avere sui ventisette, ventotto anni, ma era più bassa di me.
Mi accolse con un "Oh! Ciao Elizabeth!" E mi stritoló, libri compresi, in un abbraccio gigantesco. Doveva essere Elle.
Quando si staccò dall'abbraccio potei osservarla un pochino meglio: indossava una semplicissima giacca nera con una camicia bianca e pantaloni neri coordinati, eppure stava meravigliosamente; a vederla doveva essere una tipa dolce e gentile, ma tosta quando necessario. Pur conoscendola da tre secondi neanche, mi piaceva. Così, a pelle, sentivo che era una brava persona.
" Sei Elle vero? Sono felice di conoscerti!" Sorrisi. Elle sorrise di rimando: aveva ereditato il sorriso smagliante da Maura. In effetti, pensandoci, le somigliava parecchio.
"Credimi, sono felice anche io. È da tempo che mancava un'altra presenza femminile in questa casa"
Non appena Elle richiuse la porta di casa, Maura uscì fuori dalla cucina con un bizzarro grembiule a fiori; nell'aria c'era un profumo di cibo delizioso. Il mio stomaco gorgoglió dalla fame.
"Elizabeth, sono felice che abbia conosciuto Elle. Tra poco arriverà anche Terence, è andato un attimo in paese a fare delle commission..ma cosa ti è successo?" Il suo sguardo mi percorse da capo a piedi. Avevo un aspetto orribile, ne ero consapevole. Grazie a quella diamine di caduta, ora avevo un fantastico sbaffo di fango a livello delle ginocchia sui pantaloni ( in entrambe le gambe!) e la maglietta sporca di terra. Dannazione.
" Oh nulla di che! Sul serio, sono solo caduta in città. Inciampata...ora vado subito a cambiarmi"
Salii di sopra alla velocità della luce, scoprendo di avere un'abilità fisica non da poco, cioè la capacità di salire quattro gradini per volta. Una volta in camera, afferrai un paio di jeans e una maglietta qualsiasi, poggiando i libri sulla scrivania. Non era molto grande come stanza - ci stavano giusto giusto un letto, un piccolo armadio e una scrivania - ma aveva una finestra enorme e fantastica che dava sul giardino sul retro. Il davanzale formava una sorta di piccolo scalino, e sopra Maura aveva sistemato una mezza dozzina di cuscini morbidi: era meraviglioso. Feci appena tempo a sistemarmi la maglia che sentii Maura chiamare, dicendo che Terence era arrivato. Oddio. Con un grosso sospiro, infilai le scale alla velocità della luce, mentre sentivo da fuori spegnersi il motore di una macchina. Al pensiero che avrei incontrato Terence di lì a tre secondi netti, il mio stomaco si strinse talmente tanto che sembrava che ci avessero fatto un nodo. Mentre cercavo di ricordarmi di respirare, il mio cervello mi ricordó che la mia non era solo una banale ansia pre-conoscenza, ma aveva anche i suoi motivi, radicati nella conversazione che io e Maura avevamo avuto la sera prima.

Era stata una serata perfetta. Aveva preparato tre - e sottolineo tre - vassoi di biscotti, di tre tipologie differenti, e ci eravamo messe a mangiarli sul divano, davanti una bella tazzona di latte caldo. Quella era stata la nostra cena: latte e biscotti sensazionali a volontà. Ero in paradiso: insomma, chi non lo sarebbe stato davanti a tutto quel ben di Dio?
Stava di fatto che, dopo avermi chiesto di parlare della mia famiglia, aveva iniziato a parlarmi della sua, esordendo dicendomi che c'erano alcune cose che dovevo sapere prima di conoscere Terence. A quel punto, mi ero già presa male.
Per farla breve, Ralph, il suo attuale marito,  non era padre di Elle e Terence, ma lo aveva sposato qualche anno dopo che il suo primo marito e padre dei suoi figli, Lawrence, era sparito. Non nel senso scomparso e mai più ritrovato, ma nel senso a Miami con una bella bionda di nome Kylie. Era stata una cosa inaspettata: una mattina era andato a lavoro e non era più tornato a casa. Era rimasto un vuoto incolmabile, e quelli che ne avevano patito di più erano Elle e Terence; non si spiegavano come mai il padre li avesse lasciati, e provavano un misto di dolore e rabbia. Nel caso di Elle era prevalso il dolore, ma con il tempo se ne era fatta una ragione. Nel caso di Terence, invece, era nata una rabbia cocente, che aveva trovato sfogo solo nella musica. Si sentiva in qualche modo in colpa per quello che era successo, e non si dava pace. Quando finalmente aveva rimesso a posto tutti i suoi demoni, dopo gli svariati anni in cui i genitori comunicavano a stento tramite avvocati per il divorzio, Maura aveva conosciuto Ralph sul posto di lavoro e avevano deciso di sposarsi dopo due anni di frequentazione: anche lui era divorziato, e aveva due figli - Robert, già sposato e padre di due bambini, e Jacob, che invece studiava arte a Londra . Terence era esploso, andandosene quasi di casa. Ancora una volta la musica era arrivata in suo aiuto, ed era perfino arrivato a partecipare ad X-factor UK. Tuttavia, nonostante il gruppo in cui era stato inserito con tre ragazzi era arrivato quinto nel talent, la fama tardava a farsi sentire, e dopo la notorietà delle prime canzoni, ora le cose non andavano bene. Insomma, un periodo nero. Per questo ero divorata dall'ansia: come potevo piacere a una persona del genere, che aveva una tale quantità di rabbia nei confronti del mondo?

Quando arrivai in prossimità della porta, stavo per collassare: ero sicura che da un momento all'altro sarebbe comparso un buco nero al posto del mio stomaco che mi avrebbe inghiottito. Elle era accanto a me e mi sorrideva incoraggiante, mentre Maura camminava nervosa avanti e indietro, sfregandosi le mani. Non riuscivo a spiegarmi perché era così nervosa. Forse temeva che non sarei piaciuta a Terence come lo pensavo io? Probabile. Sentii i passi avvicinarsi alla porta. Nel momento in cui la maniglia girò e la porta cominciò ad aprirsi trattenni il respiro, immobile. Sentivo solo una vocina dentro la mia testa che urlava:" Si va in scena!".

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