Capitolo 6

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Quando la porta si aprì, due occhi color ghiaccio si tuffarono nei miei, in cui trovarono, ne sono certa, la stessa sorpresa. Mr. Lingua Biforcuta era davanti a me, attonito, sulla porta, che mi guardava come una mucca che vede passare un treno. Dal canto mio, ero pietrificata. Terence non poteva essere lui. No, no e poi no. Quasi quasi mi aspettavo che da un momento all'altro Elle si girasse e mi dicesse Ehi, rilassati, è tutto uno scherzo! Questo non è il vero Terence!, mandando via Lingua Biforcuta, e facendo entrare un ragazzo carino ed educato. Purtroppo, però, era tutta presa a salutare il fratello.
Non appena Terence ebbe dato un bacio a Maura, che mi guardava con apprensione, e un abbraccio a Elle, si voltò verso di me, puntandomi addosso i suoi occhi gelidi.
"E tu che ci fai qui, parassita?"
Maura era completamente attonita.
"Vi-vi conoscete già per caso? Comunque lei è Elizabeth, la ragazza dello scambio culturale" balbettò Maura.
Presi coraggio.
" È un piacere conoscerti, Terence, finalmente" sfoderai il mio miglior sorriso, mandando giù il ribrezzo, e tesi la mano in attesa che anche lui me la stringesse. Invece, la ignorò completamente, indirizzando le sue ire su Maura.
"Scambio culturale? Ma ti sei bevuta il cervello? Ora apri casa a cani e porci? Io non sono iscritto a nessuno scambio culturale!".
Io non sono iscritto a nessuno scambio culturale. Aspetta che? Come come come?
Lo guardai con tutto lo stupore che il mio sguardo poteva esprimere. Ma stava parlando sul serio?
"Come sarebbe a dire che non sei iscritto a nessuno scambio?" Mormorai attonita, più rivolta a Maura che a lui, in realtà. Se lui ora era stupito della mia presenza, lei non lo era stata minimamente.
" Non-sono-iscritto-a-nessuno-scambio. Che c'è, oltre ad essere un parassita sei pure cretina?" Terence mi lanció uno sguardo a metà tra l'arrogante e lo sprezzante. Ma impiccati.
" Sono solo stupita, deficiente, non ritardata" gli lanciai lo sguardo più sprezzante che potevo. Lo odiavo.
"Ho i miei dubbi che tu non sia ritardata".
Lo ignorai e lanciai uno sguardo implorante  a Maura, che prese in mano la situazione. Ma non nel modo che mia aspettavo.
"Basta Terence. Sono stata io ad iscriverti al programma". Aspetta che cosa?
"Cosa?" Io e Terence ci voltammo insieme verso di lei. Ma erano diventati tutti pazzi? La giornata era stata quasi normale fino a quel momento, mentre negli ultimi cinque minuti la situazione era precipitata. Sperai che Elle non avesse qualche altra rivelazione da aggiungere.
" Chi ti ha dato il diritto di fare una cosa del genere, scusa?" Terence era fuori di sè e stava convogliando tutte le sue ire e la sua rabbia su Maura.
" Primo: nel caso te ne fossi scordato, io sono tua madre, perciò credo di avercelo questo diritto" sul volto di Maura comparve un'espressione estremamente dura e decisa. La stessa sul viso di suo figlio. " E poi parliamoci chiaro Ter: quando vieni qui non fai altro che urlare e sbraitare contro tutto e tutti. So che ho fatto tanti errori come madre, che avrei dovuto aspettare a risposarmi, ma non puoi odiarmi per sempre. Ma come madre credo proprio che questo scambio ti aiuterà a rimettere i piedi per terra. Dalle una possibilità. Dammi una possibilità"
"E chi ti fa pensare che io voglia convivere con lei? Che io farò questo scambio? Hai fatto i conti senza l'oste. Ho un sacco di impegni. Perciò lei domani mattina sparisce" Disse indicandomi. Stavo per sbottare che doveva solo chiudere quella boccaccia ( e un sacco di altre cattiverie) quando sentii una lieve pressione sul braccio. Mi voltai e vidi  Elle che mi faceva cenni di diniego con la testa. Aveva ragione. Non era il caso di peggiorare la situazione.
" Ho parlato con Neil: ha concordato con me che ti farà bene e ti ha sollevato da tutti gli impegni della band per i prossimi sei mesi. A quanto pare hai molto tempo libero. Perciò non hai scuse" Maura assunse un'espressione di trionfo. Aveva vinto. Terence abbassó lo sguardo a terra per qualche secondo, contraendo la mandibola, poi rialzó la testa e rivolse alla madre uno sguardo totalmente privo di rabbia. Lei gli fece un cenno di assenso e lui si voltò verso di me, rendendomi la mano.
"Temo di doverti delle scuse" l'espressione sarà stata amichevole, ma gli occhi gridavano ancora guerra.
"Scuse accettate" mormorai diffidente. Non ci sarei cascata.
"Potresti darmi una mano a portare su queste cose?"
"Sicuro" afferrai la borsa che mi aveva indicato e lo seguii per le scale, sotto lo sguardo incoraggiante di Maura. Ero certa solo di una cosa: quella battaglia era appena finita, ma la guerra era appena iniziata.

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