Gelide notti di Roma

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Fuori c'era il gelo. Era una notte fredda a Roma. Cupa.

Mario pensava per l'ennesima volta a cosa avrebbe potuto fare. Seduto sul divano, da solo, lasciava la sua mente volare tra fantasie e realtà. I coinquilini non c'erano, non doveva avere maschere. Poteva pensare, poteva sperare.

Ricordava quegli sguardi nel parco e le mani che si toccano e si accarezzano.

- Ma perché non sei qua? -  si chiese.

La storia di MarIo e Claudio cominciò ad Agosto, in un caldo venerdì sul lungotevere. Mario se lo ricordava bene quel giorno, fu l'esatto momento in cui cominciò a credere nel colpo di fulmine.

Lo vide da lontano, bello come il sole. Rimase fermo a vedere la sua immagine diventare sempre più grande e più si avvicinava, più gli piaceva, più lo desiderava. Non era da solo Mario, ma dal momento in cui lo vide tutto il resto cessò di esistere. Anche Claudio lo guardò. Sorrise. Anche Mario sorrise.

- Scusa sai mica dirmi come arrivare al Lighting Club? -

Quella voce Mario non l'avrebbe più scordata.

Lo guardò. Tacque.

Ogni volta che ripensava a quella scena si sentiva un idiota.

Non riuscì a spiccicar parola per pochi interminabili secondi. Claudio però sorrise ancora di più e più sorrideva, più il cuore di Mario batteva forte.

La prima cosa che uscì dalla sua bocca furono versi, poi monosillabi, poi voleva dire qualcosa ma non ricordava esattamente la domanda che gli aveva fatto.

- Sì, ecco, bene... sì. Allora... mi ripeti dove devi andare?

- Devo andare al Lighting Club. Credo di aver sbagliato fermata -

Aveva sbagliato fermata, era vero. Era forestiero, di Verona, a Roma per lavoro. Finì che Mario accompagnò Claudio al Lighting a piedi, tanto era vicino, giusto qualche kilometro, ma avrebbe percorso tani, infiniti kilometri pur di stargli accanto il più possibile. Si presentarono, parlarono. Claudio rideva e più rideva più Mario era in imbarazzo. Gli spiegò che era qui per parlare con un nuovo fornitore, poi gli disse che gli sarebbe piaciuto ampliare i suoi affari e aprire un altro bar, magari a Roma.

- Magari! - rispose Mario.

- Così mi vieni a trovare qualche volta...magari -

Il tempo quella volta passò troppo in fretta, anche la strada sembrò più corta. Eccoli lì, al club.

- Ci dobbiamo salutare - disse Mario.

- Sono a Roma fino a Giovedì prossimo, magari ci becchiamo di nuovo -

- Roma è grande, ma mi farebbe piacere -

- Anche una grande città diventa piccola se sai dove cercare. Tipo dove dovrei cercarti? -

- Da Tally Weijl a Via del Corso -

Si salutarono con un bacio sulla guancia, ma Claudio fu di parola. Il giorno dopo era da Tally, era da Mario.

- Che ci fai qui? -

La gioia era palese, si leggeva in volto. Come un bambino davanti a un giocattolo, Mario era felice.

- Non sei qui per comprare qualcosa alla tua ragazza, vero? - continuò.

- Ma che dici! - Claudio rise.

Quando i loro sguardi si incrociavano succedeva qualcosa. Erano magnetici, erano dolci. Non potevi fare a meno di fissarli. C'era una serenità strana, una di quelle a cui non siamo poi così abituati. Come il "vissero felici e contenti" delle fiabe.

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