Non ti farò del male

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- No... io... non ci credo – disse. Bloccò il telefono e lo posò davanti a lui. Si passò una mano nei capelli, mentre avvicinava l'altra alla bocca.

- Ma è normale questo tipo? –

Cominciò a mordicchiarsi il pollice, dondolandosi appena.

- Faceva il carino oggi in negozio! Voleva sapere che avevo... adesso dovrebbe chiedermelo... quante gliene darei! –

Così rannicchiato Mario faceva tenerezza. Aveva la rabbia negli occhi ma non il disprezzo, la gelosia ma non l'odio. Un buon osservatore avrebbe visto anche la tristezza luccicare piano, in lontananza. C'era pure un sentimento più importante e più forte perso nei suoi grandi occhi neri, difficile da scovare perché si era fatto piccolo come un seme per evitare di sopperire.

- Un coglione. Questo sono: un coglione! Tra tanti proprio per quello stronzo dovevo prendermi una cotta –

Antonio lo fissava con una mano sulla bocca, le sopracciglia abbassate. Scosse un po' il capo, poi disse ad Alessandro di correre a prendere un Martini.

- No Ale, prendimi qualcosa di più forte –

Alessandro annuì.

Rimasti soli, Antonio disse a Mario di spostare il telefono, in modo da potersi sedere.

Era un tipo bizzarro, Antonio: di giorno meccanico, di notte re indiscusso di tutte le drag queen, gestore e proprietario del Gaya. Era un uomo di mezza età che si era scoperto omosessuale quando esserlo era ancora un tabù, soprattutto nel piccolo paesino da cui proveniva. Bloccato in un matrimonio di facciata, un giorno decise di cambiare vita e si trasferì a Roma.

Quella sera era quasi sobrio nell'abbigliamento: indossava una sorta di tuta gialla, infradito, e cappello di vimini bianco. Si accomodò all'estremità della sdraio e si girò verso Mario in modo da poggiargli le mani sulle ginocchia. Mario continuava a mordicchiarsi il pollice, con gli occhi bassi, ancora cupi e rabbiosi.

- Mariuccio mio, un tempo sono stato innamorato anch'io, sai? –

- Io no, mai. Non cominciare! – disse alzando appena lo sguardo.

- Guardati, hai trent'anni e sei distrutto per uno che conosci appena... non puoi davvero pensare che sia una cottarella! –

- Qualunque cosa fosse, ora non c'è più –

Alessandro tornò con in mano un bicchiere pieno di ghiaccio e liquido color oro, dietro di lui c'erano Lucia, Marco e Dafne.

- Cos'è? – chiese – non importa, dammi qua –

Appoggiò il bicchiere alla labbra e si fermò il tempo di prendere aria, poi bevve tutto d'un fiato. Fece una smorfia e aprì la bocca, come per soffiar fuoco il fuoco che aveva dentro.

- Tequila – disse – Mai assaggiata così forte –

I suoi amici in piedi attorno a lui e Antonio sedutogli di fianco lo guardavano, poi si guardavano.

- Tesoro, cosa è successo? – chiese infine Dafne, con tono dispiaciuto.

- Nulla –

Dafne aveva il tocco leggero, quasi di un angelo. Accarezzò il volto di Mario con il dorso della mano fermandosi sotto il mento. Mario alzò gli occhi.

- È successo che sono un cretino. A trent'anni mi faccio ancora prendere per il culo dal primo figo che passa. Non dovrei manco arrabbiarmi visto che ci siamo visti appena due volte –

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